Nucleare iraniano: Obama contro i critici, “Accordo può spazzare le nubi in Medio
Oriente”
Dopo le critiche interne e la netta bocciatura di Israele, il presidente degli Stati
Uniti Obama e quello iraniano Rohani difendono con forza l’accordo sul programma nucleare
di Teheran, raggiunto nei giorni scorsi a Ginevra dal gruppo 5+1 (Russia, Cina, Gran
Bretagna, Francia e Germania). Il servizio di Marco Guerra:
“L'intesa con
Teheran apra una nuova prospettiva, con la pace e con la diplomazia si possono spazzare
via le nubi che incombono sul Medio Oriente". Rivolgendosi ai detrattori che si ritrova
in casa, anche nello stesso partito democratico, Obama vuole sottolineare la portata
storica dell’accordo sul nucleare iraniano che, secondo gli analisti, rappresenta
il maggior successo della sua politica estera. Una presidenza appannata sul fronte
interno, si rilancia chiudendo l'era di contrasti del post-11 settembre 2001 e aprendo
scenari impensabili fino a pochi mesi fa, che posso riflettersi anche sulle crisi
in Siria e in Iraq e che, in qualche modo, frenano la corsa dell'Iran verso la bomba
atomica e allontanano il rischio di una nuova guerra. Un’accelerazione della diplomazia
ottenuta anche grazie al cambio di rotta dell’Iran, impresso dall’azione dei primi
100 cento giorni di presidenza di Hassan Rohani. Come Obama, Il leader riformista
iraniano è tornato a difendere l’intesa, facendo riferimento a quelli che “non volevano
che questa questione fosse risolta” anche nel suo paese. Rohani ha quindi parlato
di un “cambiamento di atmosfera'” che scontenta solo i guerrafondai e Israele.
Per
un’analisi dei possibili risvolti nell’area mediorientale Marco Guerra ha intervisto,
Anna Vanzan, docente di Cultura araba alla Statale di Milano:
R. – L’Iran
è uscito da questa impasse in cui era ormai caduto da decadi e si è affacciato di
nuovo nella grande arena della politica internazionale. Adesso, appunto, c’è questo
nuovo dialogo con l’Occidente e soprattutto con gli Stati Uniti. Questo è dovuto anche
ad un clima diverso all’interno del Paese e veramente Rohani è un po’ il protagonista,
è un po’ l’eroe di questo momento, perché oltretutto è riuscito in soli 100 giorni
a ribaltare completamente l’immagine del suo Paese, ha riportato in 100 giorni l’equilibrio
e soprattutto – ricordiamo – sta lavorando molto bene nella politica interna, accreditandosi
come un vero riformista.
D. – Obama ha parlato dell’inizio di una nuova leadership
statunitense nel mondo. Ma secondo molti osservatori l’accordo riflette un depotenziamento
del ruolo degli Stati Uniti nell’area mediorientale…
R. – Gli Stati Uniti,
nelle ultime decadi, hanno giocato su più tavoli nella politica mediorientale allargata,
cioè arrivando fino in Afghanistan, con scarsissimi successi e collezionando una serie
di fallimenti. Invece, questo atto di Obama è un atto positivo nei confronti della
politica mediorientale. Ricordiamoci che un avvicinamento all’Iran significa una potenziale
risoluzione di situazioni che sono comunque collegate all’Iran: pensiamo alla situazione
drammatica in Siria; ma pensiamo anche all’Iraq, tutt’altro che pacificato; per non
parlare poi dell’Afghanistan… Quindi avere l’Iran come collaboratore degli Stati Uniti
in questo momento è fondamentale ed è - a mio giudizio - un grosso successo da parte
di Obama.
D. – Le più forti rimostranze arrivano, però, da Israele che definisce
l’accordo “un grande errore”…
R. – Certamente Israele è uno dei primi attori
scontenti di questo tipo di accordo. D’altro canto per Israele un’agenda internazionale
in cui l’Iran sia accettato alla pari con le potenze internazionali è ovviamente da
rigettare. Israele ha fondato la sua politica estera e mediorientale costruendola
proprio attorno a questo spauracchio che era diventato l’Iran: il fatto che l’Iran
rientri, invece, nel gioco internazionale rovina i piani di Netanyahu e dei suoi.
Senz’altro Netanyahu tirerà fuori tutti i discorsi negativi che la leadership iraniana
ha fatto nei confronti di Israele, ma credo che – come ha detto Zarif, il ministro
degli Esteri iraniano - quest’accordo è a favore non soltanto dell’Iran, ma a favore
della pace nel mondo e quindi qualsiasi altra considerazione contraria deve essere
rigettata.
D. – Possiamo parlare veramente di un primo passo per un Medio
Oriente pacificato o c’è il rischio che il via libera all’Iran inneschi, invece, una
corsa agli armamenti?
R. – Senz’altro è un fattore positivo. L’Iran, in questo
momento, non ha alcun interesse a rimangiarsi la parola: ha interesse, invece, a far
rallentare il peso delle sanzioni; ha interesse a far ripartire la propria economia.
La gente è anche stufa di questo isolamento cui è stata costretta in queste decadi.
Quindi il programma nucleare senz’altro continuerà, senz’altro l’Iran ne ha bisogno
per motivi pacifici, perché sappiamo che le risorse petrolifere sono limitate. Al
momento non credo proprio che l’Iran voglia perseguire un programma di tipo bellico.
Ma si è riproposto, per l’appunto, all’attenzione internazionale come un possibile
partner commerciale, economico e così via.