Emergenza freddo: Sant'Egidio apre spazi di accoglienza ai senza dimora
Neve, gelate e bufere di vento si sono abbattute in queste ore, come un flagello,
su diverse regioni nel nord e nel centro-sud dell’Italia. Si tratta della prima grande
ondata di freddo di un inverno che si annuncia durissimo per chi si trova sprovvisto
di una fissa dimora. Sulla situazione drammatica di quanti in queste notti di gelo
hanno dormito all’aperto, sui cartoni o su materassi di fortuna, Cecilia Sabelli
ha intervistato Augusto D’Angelo, della Comunità di Sant’Egidio:
R. - La situazione
in questo momento è naturalmente molto dura, perché negli ultimi anni c’è stato un
impoverimento generale in Italia. Questo significa che il popolo della strada è aumentato.
Le difficoltà sono tante. A livello italiano, abbiamo rafforzato le visite nelle stazioni
e nei luoghi dove i senza fissa dimora vivono portando pasti, cose calde da bere,
coperte. A Roma, abbiamo aperto un luogo che per il momento accoglierà 12 persone
che vivono per strada e che si trovano in situazioni precarie di salute e di età.
Il che vuol dire concretamente salvare alcune persone dalla possibilità di morire
di freddo.
D. - A volte, l’ospitalità è anche la prima tappa di un percorso
di reinserimento che evita il ritorno di queste persone sulla strada…
R. -
Devo dire che i risultati degli anni scorsi sono stati molto incoraggianti. Lavorando
sulla salute, sulla ricerca del lavoro, sulle dipendenze da alcol e altro, più dell’80%
delle persone che abbiamo accolto con la primavera hanno poi visto risorgere la vita
e non sono più tornate in strada. Ciò, a mio giudizio, significa soprattutto che questo
problema va affrontato non con la logica dell’emergenza, ma con la logica di un progetto
a lunga scadenza. Anche perché spendere dei soldi soltanto per far dormire al caldo
delle persone è un’ottima cosa, ma se si accompagna a questo un percorso di recupero,
naturalmente l’anno successivo questi soldi possono essere destinati ad altre persone
o ad altre cose.
D. - Il freddo può essere letale per i senza dimora, la cui
salute è già indebolita dalle condizioni precarie a cui costringe la vita di strada.
Quale contributo può offrire un cittadino comune?
R. - Intanto, c’è un modello
istituzionale. Dal 25 novembre, è attivo un numero verde che si può trovare su Internet
e che collega alla Sala operativa del Comune di Roma. Qualsiasi cittadino che incontrasse
una persona in difficoltà, può chiamare questo numero per richiedere l’intervento
di alcune unità operative che possono trovare loro dove dormire. Per tutti gli altri,
invece, il consiglio è questo: al momento dei cambi di stagione, si può pensare di
rinunciare a una coperta, a un cappotto o a qualche altra cosa, e recarsi nei diversi
centri romani del volontariato dedicato alla raccolta per lasciare queste cose. Per
quello che riguarda la Comunità di Sant’Egidio, un centro si trova in Via del Porto
Fluviale 2 ed è aperto tutti i sabati pomeriggio proprio per raccogliere tutte le
cose che i romani volessero donare.