Belgio: primo sì a eutanasia per i minori. Rammarico dei vescovi. Il card. Sgreccia:
decisione inumana
Primo sì del Belgio all'estensione dell'eutanasia ai minori. Le commissioni competenti
del Senato hanno adottato mercoledì a larghissima maggioranza un testo di legge secondo
il quale potrà essere praticata l'eutanasia a quei minori, senza limiti di età, che
si trovano di fronte a "sofferenze fisiche insopportabili e inguaribili, in fase terminale",
se richiesta da loro stessi e "con l'accordo dei genitori". Uno psicologo dovrà certificarne
la "capacita' di giudizio". Favorevoli tutte le forze politiche belghe ad accezione
dei cristianodemocratici francofoni e fiamminghi e del partito di estrema destra fiammingo.
Ora il testo dovrà passare in plenaria. Contrari gli esponenti cristiani, ebrei e
musulmani del Paese. “Questa legge offende i diritti umani”, sottolinea il card.
Elio Sgreccia, presidente della Fondazione Ut Vitam habeant e presidente emerito
della Pontificia Accademia per la Vita. Paolo Ondarza lo ha intervistato:
R. – E’ un salto.
Un salto abissale, sotto il livello di civiltà, di umanità. Questa decisione non tocca
soltanto la sensibilità di tutte le religioni che in Belgio hanno fatto sentire la
loro voce, ma tocca il senso umano perché il minore, specialmente se fragile, specialmente
se malato va aiutato, va sostenuto con le medicine e con l’assistenza morale e psicologica
e spirituale. Vorrei ricordare che la Carta dei Diritti dell’Uomo, del 1948, ha dato
luogo ad un insieme di diritti di carattere etico-giuridico che appunto protegge il
bambino, il minore, anche dalle sperimentazioni. Non consente, soprattutto, la violazione
del diritto alla vita. Se si giustifica un intervento umanitario, anche armato, per
fermare la lesione dei diritti umani, qui c’è da mobilitare se non altro le coscienze;
c’è da indire una speciale preghiera perché Dio provveda a fermare questa decisione
che è inumana, mai fino ad ora immaginata, permessa …
D. – Colpisce, nel testo
che è stato approvato dalla Commissione del Parlamento di Bruxelles e che ora passerà
all’esame dell’aula, che a certificare il grado di consapevolezza del bambino sia
uno psicologo …
R. – Chiunque sia a certificarlo, non può certificare il diritto
alla vita. Io non ho visto mai che ad una persona che sta per suicidarsi buttandosi
da un ponte, gli si vada a chiamare lo psicologo …
D. – Non viene naturale
al minore pensare alla soluzione della morte. Quindi, questo testo prevede che il
minore venga edotto su questa possibilità …
R. – Sì: edotto sulle possibilità
che la legge gli consente. E’ ispirata questa legge – questa modifica – come del resto
tutte le leggi dell’eutanasia in Belgio, in Olanda e altrove, da un utilitarismo dei
sani, di quelli che stanno bene, non dal bene del paziente.
D. – C’è poi un
altro paradosso: cioè, il fatto che ad un minore è negata, ad esempio, la possibilità
di firmare contratti economici, di contrarre matrimonio, di firmare atti che comunque
impegnino il suo avvenire. Invece, in questo caso, gli viene data la possibilità di
decidere se vivere o morire …
R. – Sì: anche per la stessa sperimentazione
di farmaci, la firma del minore da solo non basta.
D. – Certo, poi manca un
limite di età …
R. - … chi ci dice che questa non venga applicata anche a quattro
anni, a tre anni, quando i genitori si stancano di un malato grave e vogliono liberarsene?
D.
– In Olanda c’è una legge simile che prevede l’eutanasia dai 12 anni in poi …
R.
– Non aveva proprio bisogno, l’Europa, di fare questo ultimo passo: dopo la denatalità
che già si configura come auto-genocidio, perché siamo al di sotto del livello compensativo
tra chi nasce e chi muore; ma quest’ulteriore passo è enormemente peggiorativo della
situazione: il diritto alla vita va ad essere tolto anche ai bambini, anche agli adolescenti.
Grande
rammarico hanno espresso i vescovi del Belgio, come spiega – al microfono di Olivier
Bonnel - padre Tommy Scholtès, portavoce della Conferenza episcopale belga:
R.
– Effectivement, nous sommes assez désoles, tristes de voir que, même si … In effetti,
siamo desolati e tristi di vedere che, anche se solo in sede di Commissione del Senato,
questo dà comunque un orientamento di quello che accadrà magari tra qualche mese al
Senato stesso. Noi abbiamo criticato questa legge fin dalla sua nascita e oggi ci
rammarichiamo per il fatto che sia stata votata in Commissione.
D. – Lei ha
ricordato che molti medici chiedono il prolungamento e il mantenimento delle cure
palliative, medici che secondo lei non sono sufficientemente ascoltati …
R.
– Cela fait partie des débats: il y a des médecins qui sont évidemment pour … Questo
fa parte del dibattito: è ovvio che ci sono medici a favore dell’eutanasia e medici
contrari, secondo il loro orientamento; perfino medici che non necessariamente cattolici
affermano che il modo migliore di morire, per un bambino, sia un fine-vita a causa
di un tumore, accompagnato da cure palliative e un’eventuale sedazione: quindi, non
è necessario introdurre un atto di morte per concludere la vita del bambino, nei limiti
in cui si possa parlare in questo modo.
D. – Come spiega questa sorta di “fretta”
da parte dei poteri pubblici nel voler legiferare su questa questione così delicata?
R.
– Je crois que depuis des années déjà en Belgique il y a un phénomène … Mi sembra
che da alcuni anni in Belgio si sia manifestato un fenomeno secondo il quale, sull’onda
di una sedicente democrazia, si possono mettere al voto determinate questioni; dopo
aver votato per l’aborto, l’eutanasia, il matrimonio omosessuale – tutte questioni
estremamente delicate che sono indice di una sorta di individualizzazione e di una
sorta di autonomia del pensiero (di un mal-pensiero, secondo me) – di conseguenza
si arriva ad una mentalità per cui si afferma che “la vita è mia e che quindi ho il
diritto di decidere su di essa, che qualcuno che è malato o che si trovi in una situazione
molto grave possa dare un orientamento, mentre la vita umana, così come è percepita
dal cristiano, è comunque un dono sacro. Noi oggi constatiamo che tutti i capi religiosi
del Belgio hanno firmato una dichiarazione sottolineando la loro opposizione e la
loro delusione.
D. – Tutti i capi religiosi sono insorti contro questo progetto
di legge: quali ne possono essere le reali conseguenze antropologiche? Si ha l’impressione
che siano rimasti soltanto le voci delle religioni ad esprimersi per illustrare i
pericoli che questo progetto di legge porta con sé …
R. – Les responsables
religieux se sont exprimés: ils se sont exprimés il y a une … I responsabili religiosi
si sono già espressi: lo hanno fatto una quindicina di giorni prima di questo voto.
La dichiarazione dei responsabili religiosi è stata poco ripresa e riproposta dai
media, soprattutto da quelli belgi, mentre invece ha avuto vasta eco nei media stranieri.
Quindi, questo fa parte della situazione del Belgio dove un certo numero di persone
vive secondo una visione individualista dell’uomo che si dà il “diritto alla vita”
e il “diritto ad organizzare la propria vita”. Quindi, noi cerchiamo di inquadrare
tutto questo in un contesto di legami sociali, ricordando che noi siamo degli individui
che non vivono in modo isolato, ma che siamo una società, e che i medici o gli infermieri
o la famiglia che decidano determinate cose vanno non soltanto a spezzare una vita,
ma anche i legami sociali: questo è quanto ripetiamo da settimane, lo diciamo e lo
ripetiamo ancora.
D. – Lei pensa che il giusto argomento dei legami sociali
possa essere compreso, in Belgio?
R. – Je pense que nous sommes dans une situation
qui est d’une très grande … Credo che ci troviamo in una situazione di grande ambiguità.
I cittadini pensano che l’eutanasia e la buona morte siano la stessa cosa; comprendo
che tutti i cittadini, qualora fosse loro chiesto, domanderebbero di avere una morte
che non li faccia soffrire troppo: è normale. Anche io vorrei avere una morte che
non mi faccia soffrire troppo, quando sarà … Ma un conto è avere una morte che non
ti faccia soffrire, altra cosa è chiedere a qualcuno di provocare un atto che dia
la morte. E questo, ovviamente, in quanto cristiani, non possiamo accettarlo.