Iran. Entro gennaio la ripresa dei colloqui sul nucleare
Si terranno tra la fine di dicembre e l’inizio di gennaio i prossimi colloqui sul
nucleare iraniano per concordare la fase finale dell'intesa raggiunta a Ginevra, tra
Teheran e il gruppo 5+1 (Russia, Cina, Gran Bretagna, Francia e Germania). Intanto
il presidente Usa Obama difende l’accordo e ribadisce: “E' la prima volta che si pone
un limite al programma nucleare iraniano in decenni”. Soddisfazione anche dal ministro
degli esteri della Repubblica islamica, Javad Zarif, che parla di fine del “progetto
dell’Iranfobia”. Ma Washington deve fare i conti con Israele che definisce l’intesa
uno “storico errore”. Per un’analisi dei possibili risvolti nell’area mediorientale
Marco Guerra ha intervisto, Anna Vanzan, docente di Cultura araba alla
Statale di Milano:
R. – L’Iran
è uscito da questa impasse in cui era ormai caduto da decadi e si è affacciato di
nuovo nella grande arena della politica internazionale. Adesso, appunto, c’è questo
nuovo dialogo con l’Occidente e soprattutto con gli Stati Uniti. Questo è dovuto anche
ad un clima diverso all’interno del Paese e veramente Rohani è un po’ il protagonista,
è un po’ l’eroe di questo momento, perché oltretutto è riuscito in soli 100 giorni
a ribaltare completamente l’immagine del suo Paese, ha riportato in 100 giorni l’equilibrio
e soprattutto – ricordiamo – sta lavorando molto bene nella politica interna, accreditandosi
come un vero riformista.
D. – Obama ha parlato dell’inizio di una nuova leadership
statunitense nel mondo. Ma secondo molti osservatori l’accordo riflette un depotenziamento
del ruolo degli Stati Uniti nell’area mediorientale…
R. – Gli Stati Uniti,
nelle ultime decadi, hanno giocato su più tavoli nella politica mediorientale allargata,
cioè arrivando fino in Afghanistan, con scarsissimi successi e collezionando una serie
di fallimenti. Invece, questo atto di Obama è un atto positivo nei confronti della
politica mediorientale. Ricordiamoci che un avvicinamento all’Iran significa una potenziale
risoluzione di situazioni che sono comunque collegate all’Iran: pensiamo alla situazione
drammatica in Siria; ma pensiamo anche all’Iraq, tutt’altro che pacificato; per non
parlare poi dell’Afghanistan… Quindi avere l’Iran come collaboratore degli Stati Uniti
in questo momento è fondamentale ed è - a mio giudizio - un grosso successo da parte
di Obama.
D. – Le più forti rimostranze arrivano, però, da Israele che definisce
l’accordo “un grande errore”…
R. – Certamente Israele è uno dei primi attori
scontenti di questo tipo di accordo. D’altro canto per Israele un’agenda internazionale
in cui l’Iran sia accettato alla pari con le potenze internazionali è ovviamente da
rigettare. Israele ha fondato la sua politica estera e mediorientale costruendola
proprio attorno a questo spauracchio che era diventato l’Iran: il fatto che l’Iran
rientri, invece, nel gioco internazionale rovina i piani di Netanyahu e dei suoi.
Senz’altro Netanyahu tirerà fuori tutti i discorsi negativi che la leadership iraniana
ha fatto nei confronti di Israele, ma credo che – come ha detto Zarif, il ministro
degli Esteri iraniano - quest’accordo è a favore non soltanto dell’Iran, ma a favore
della pace nel mondo e quindi qualsiasi altra considerazione contraria deve essere
rigettata.
D. – Possiamo parlare veramente di un primo passo per un Medio
Oriente pacificato o c’è il rischio che il via libera all’Iran inneschi, invece, una
corsa agli armamenti?
R. – Senz’altro è un fattore positivo. L’Iran, in questo
momento, non ha alcun interesse a rimangiarsi la parola: ha interesse, invece, a far
rallentare il peso delle sanzioni; ha interesse a far ripartire la propria economia.
La gente è anche stufa di questo isolamento cui è stata costretta in queste decadi.
Quindi il programma nucleare senz’altro continuerà, senz’altro l’Iran ne ha bisogno
per motivi pacifici, perché sappiamo che le risorse petrolifere sono limitate. Al
momento non credo proprio che l’Iran voglia perseguire un programma di tipo bellico.
Ma si è riproposto, per l’appunto, all’attenzione internazionale come un possibile
partner commerciale, economico e così via.