In Siria attentato dinamitardo. Mons. Zenari: Ginevra 2 passo importante per la pace.
Appello per aiuti umanitari
E' di 15 morti il bilancio dell'attentato dinamitardo verificatori ieri in un quartiere
periferico di Damasco. Decine i feriti. L’autobomba è stata fatta esplodere da un
kamikaze nei pressi di una stazione di autobus. Sul fronte diplomatico, si terrà sempre
a Ginevra il prossimo 22 gennaio la seconda attesa Conferenza di pace in Siria. Ma
restano tutte le incertezze su chi siederà al tavolo dei negoziati. La principale
fazione dei ribelli ha detto che non parteciperà, mentre le opposizioni in esilio
chiedono di escludere il presidente Assad. Fonti del Palazzo di Vetro indicano tra
gli invitati Iran e Arabia Saudita. Ma quali sono i nodi da sciogliere per progettare
un futuro al Paese? Roberta Gisotti lo ha chiesto a mons. Mario Zenari,
nunzio a Damasco:
R. – E’ vero,
ci sono tante questioni, tanti problemi, tanti nodi da sciogliere. Il primo nodo da
sciogliere, però, il più importante, era quello di una data. Come a dire: si parte
da quel giorno e chi vuole salga a bordo. Vorrei riferirmi a quanto ha commentato
l’inviato speciale delle Nazioni Unite e della Lega Araba, Lakhdar Brahimi: si tratta
non tanto di un evento, questa conferenza, in cui si pretenda di concludere tutto
nei primi giorni, ma dell’avvio di un processo. E’ già un passo notevole quello di
far sedere questi contendenti al tavolo per parlarsi da persona a persona, quando
finora si sono parlati con le bombe e con i cannoni.
D. – Al colloquio avuto
in Vaticano, Papa Francesco ed il presidente russo Putin si sono detti d’accordo sul
fatto che i negoziati coinvolgano “le varie componenti etniche e religiose del Paese,
riconoscendone l’imprescindibile ruolo nella società”...
R. – Questo punto
di vista della Santa Sede, condiviso dal presidente russo Putin, è molto, molto importante.
Non bisogna dimenticare che oltre a questi gruppi etnico-religiosi, che hanno un grande
ruolo da giocare, c’è anche quella vasta maggioranza che non si sente di stare né
da una parte né dall’altra, ma che vuole un reale cambiamento del Paese. Come ha detto
Lakhdar Brahimi, può darsi che all’inizio non si riesca a definire una lista adeguata
dei partecipanti, però – lui diceva – si comincia e poi via, via potranno salire a
bordo su questo ‘treno’ tutti quelli che hanno diritto a salire a bordo. In particolare
questi gruppi, che formano la struttura della società siriana: i vari gruppi etnico-religiosi.
Non dimentichiamo che la Siria è un mosaico composto da questi vari gruppi, sono loro
la base fondamentale, che dovrà anche avere voce in questa Conferenza di pace di Ginevra
sul futuro assetto della Siria. Indubbiamente questa ‘voce’ dovrà prendere campo ed
avere il suo posto.
D. – Mentre la diplomazia prosegue nel suo difficile compito,
dobbiamo dire che la gente muore o sopravvive nella sofferenza in Siria...
R.
– Ecco, purtroppo, è il terzo Natale che ci prepariamo a celebrare con un numero sempre
più crescente di vittime. E’ un crescendo di sofferenza umana. Bisogna cercare di
arrestare e di lenire questa sofferenza umana. Fra le prime cose che questa Conferenza
– e sarebbe già un bel frutto degno e opportuno – potrebbe produrre, dovrebbe essere
quello di trattare le questioni umanitarie prioritarie, a partire dall’accesso dappertutto
in Siria degli aiuti umanitari. Credo che le parti in conflitto dovrebbero cominciare
da questi punti fondamentali. La gente non può più aspettare! Quindi, gesti di buona
volontà sia da parte degli uni che degli altri e cominciare a pensare a lenire questa
immane sofferenza umana.