Egitto: per la Chiesa la legge sul divieto di manifestare evita le violenze
Il governo egiziano ha varato una controversa legge per regolamentare le proteste,
dopo settimane di manifestazioni violente organizzate dagli studenti affiliati ai
Fratelli Musulmani. In protesta contro il governo, 19 fra associazioni per i diritti
umani e attivisti politici salafiti hanno diffuso un comunicato congiunto contro il
nuovo provvedimento definendolo un paravento per dare ulteriori poteri alla polizia
e bloccare sul nascere qualsiasi tipo di manifestazioni comprese quelle pacifiche.
Padre Rafic Greiche, portavoce della Chiesa cattolica egiziana, puntualizza che il
nuovo provvedimento non limita il diritto a manifestare, ma tenta di evitare scontri
e violenze. "In Egitto - spiega il sacerdote all'agenzia AsiaNews - non vi è alcuna
regolamentazione riguardo a proteste e sit-in, che spesso si trasformano in violenti
scontri. Con questa nuova legge, il Paese si adegua alle norme già vigenti nei Paesi
occidentali, dove gli organizzatori hanno l'obbligo di avvisare la polizia sulla data
e il luogo della protesta". Padre Greiche sottolinea che la legge vieta inoltre la
propaganda politica nelle moschee e altri luoghi di culto. "Nella maggior parte dei
casi - nota - le proteste più violente vengono organizzate proprio dopo prediche e
discorsi pronunciati da autorità religiose islamiste all'interno'interno delle moschee".
Firmato ieri da Adly Mansour, presidente ad interim, il nuovo provvedimento offre
la possibilità agli organizzatori di avvisare le autorità tre giorni prima dell'evento,
invece di sette come previsto dai precedenti regolamenti, ma dà alla polizia il potere
di disperdere sul nascere le manifestazioni ritenute violente utilizzando idranti,
gas lacrimogeni e pallini di piombo. La legge prevede per i manifestanti trovati in
possesso di armi illegali pene detentive fino a sette anni di carcere e multe di oltre
30mila euro. Il governo impone sanzioni anche per gli organizzatori di manifestazioni
illegali con multe dai 1000 fino a 3mila euro. Gamal Eid, avvocato e attivista per
i diritti umani fra i protagonisti delle manifestazioni del 2011 contro Mubarak, punta
il dito contro il provvedimento del governo: "L'obiettivo di questa legge è bandire
le proteste dalle strade, diritto che gli egiziani si sono guadagnati versando sangue
e con grandi sforzi". Eid sostiene che "la legge è incostituzionale e viola la Convenzione
internazionale per i diritti civili e politici". In questi giorni gli islamisti hanno
bloccato le principali università del Paese, compresa al-Azhar, incendiato auto e
lanciato molotov contro un bus per turisti al Cairo. Questa mattina un gruppo di ignoti
ha lanciato una granata contro una postazione della polizia a Hadaeq Al-Qubbah, facendo
tre feriti. Fonti di AsiaNews, anonime per motivi di sicurezza, notano che tali atti
non possono rientrare all'interno della voce manifestazioni. Università e strade sono
in balia di piccoli gruppi di giovani, spesso fra i 14 e i 17 anni, che impongono
con la forza la loro ideologia, impedendo alla maggior parte degli studenti di entrare
negli atenei e di partecipare alle lezioni. (R.P.)