Accordo sul nucleare iraniano: Teheran accetta limitazioni, 5+1 allentano le sanzioni
L'accordo a Ginevra è stato firmato domenica: l'Iran ha accettato di limitare il suo
controverso programma nucleare e di farlo verificare alla comunità internazionale,
mentre gli Stati Uniti e le altre cinque potenze mondiali (Russia, Cina, Gran Bretagna,
Francia e Germania), hanno accettato di allentare le sanzioni imposte a Teheran. L’Alto
rappresentante della Ue, Catherine Ashton, parla di accordo storico mentre Israele
parla di tragico errore. Il servizio di Fausta Speranza:
L'Iran interrompe
l'arricchimento alle concentrazioni superiori al 5% e neutralizza, diluendole, le
riserve di uranio arricchito al 20%, cioè ad una soglia molto vicina a quanto necessario
per la realizzazione di ordigni atomici. Inoltre, congela la costruzione del reattore
ad acqua pesante di Arak. E apre i suoi impianti alle verifiche quotidiane degli ispettori
internazionali. In cambio, l’Iran ottiene lo scongelamento di 4,2 miliardi di dollari
derivanti dalla vendita di greggio, bloccati in banche asiatiche, la ripresa del commercio
di oro e metalli preziosi e prodotti petrolchimici. Complessivamente, un recupero
tra i 6 e i 7 miliardi di dollari. Obama, che esprime tutta la soddisfazione della
particolare vittoria in politica estera, di fronte alle resistenze dei repubblicani
afferma si tratti di un allentamento leggero delle sanzioni e che in qualunque momento
potrebbero riprendere. Il capo della Casa Bianca dice anche di comprendere Israele
e i Partner degli Stati Uniti nel Golfo che si dicono scettici, ma ribadisce l’importanza
della via diplomatica e la drammaticità dell’ipotesi di un conflitto. Il punto è che
l’accordo c’è ma scadrà tra sei mesi. Nel frattempo si deve negoziare una intesa definitiva.
Per capire quanto sia impegnativa la fase che si apre ora, ecco l'opinione di Giorgio
Alba, dell’Archivio Disarmo:
R. - La fase
che si apre ora è impegnativa. Negli ultimi mesi, i diplomatici degli Stati Uniti
e dell’Iran si sono incontrati in segreto. Da adesso in poi, tutto è alla luce del
sole, esposto alle critiche sia dei governi, come Israele, sia degli oppositori politici,
come possono essere i repubblicani. Questo è l’aspetto più problematico. Da un punto
di vista finanziario, quindi delle sanzioni, e da un punto di vista tecnico, le soluzioni
esistono. Fino ad oggi, il problema è stato politico. Quindi, se questo accordo rimarrà
e sarà esteso di sei mesi, un anno e così via, sarà principalmente per la capacità
dei governanti in Iran e negli Stati Uniti di risolvere gli ostacoli politici.
D.
- C’è da aspettarsi un calo del prezzo del petrolio? Nelle prime ore di questa mattina
c’è stato già un calo del prezzo …
R. - La variazione del prezzo del petrolio
non sarà fortemente influenzata da questo accordo. Possiamo invece aspettarci un effetto
sul prezzo del petrolio qualora si arrivi a una successiva fase dell’accordo in cui
venga accettato da parte dell’Iran - una volta poste le condizioni - l’ingresso di
società statunitensi, europee, occidentali, della tecnologia per sviluppare i pozzi
petroliferi in Iran. Attualmente, il Paese ha alcuni problemi tecnologici per quanto
riguarda l’aumento dell’estrazione. Se avrà l’aiuto esterno, avrà la capacità di aumentare
la capacità di esportazione e quindi questo avrà un impatto sulla disponibilità di
petrolio: più petrolio disponibile significherà costi più bassi e quindi un effetto
positivo per la ripresa economica mondiale e europea.
D. - Secondo la sua valutazione,
si tratta di un allentamento leggero delle sanzioni - come ha detto Obama più che
altro ai repubblicani - oppure di un passo veramente importante? Si stima un recupero
immediato di sei-sette miliardi per l’Iran, ma in un tempo più lungo, addirittura
cento miliardi di dollari…
R. - Sì, le cifre sono ancora nella fase di studio,
perché dovranno essere stabiliti, soprattutto dall’Unione Europea, i dettagli sulla
quantità e sugli importi delle sanzioni che verranno rimossi. Quello che possiamo
osservare è l’estrema cautela da parte del presidente Obama - e di questo bisogna
fargli merito - nel dare all’Iran il minimo possibile. Questo non significa che Obama
non sarà criticato all’interno degli Stati uniti dai repubblicani. Ma, il fatto che
noi discutiamo di cifre - cinque miliardi, sette miliardi, 80 miliardi, cento miliardi
di dollari - significa che è un approccio molto numerico e molto debole alla critica.
L’approccio è stato quello di dare delle concessioni, delle sanzioni minori per un
breve periodo e un breve importo; questo è il passo fondamentale. In cambio, si hanno
notevoli concessioni da parte dell’Iran. Il Paese che ha assicurato maggiori concessioni
in questa fase - almeno iniziale - è l’Iran. Sicuramente in futuro - in una fase successiva
all’accordo - se le sanzioni diminuiranno in maniera più consistente, il vantaggio
principale sarà per l’Iran e la sua economia.