Anno della Fede. Martinez: Benedetto roccia di verità, Francesco carezza di misericordia
Un anno straordinario, avviato da Papa Benedetto e concluso da Papa Francesco, con
accenti e stile diversi ma uniti al fondo da una medesima convinzione: riportare al
centro dei cuori il messaggio del Vangelo. È così che, in sostanza, il presidente
nazionale di Rinnovamento nello Spirito, Salvatore Martinez, “legge” i dodici
mesi che hanno scandito l’Anno della Fede. Federico Piana ne ha raccolto la
riflessione:
R. – Dobbiamo
dire che in ciò che è accaduto in questi 13 mesi, dall’indizione dell’Anno della fede
con Benedetto XVI e la conclusione con Papa Francesco, la realtà – forse – ha superato
l’immaginazione. È un anno che nasce dinanzi ad una realtà evidente: la fede si è
indebolita, talvolta risulta essere annacquata, quindi c’è bisogno di irrobustire
la fede, di dare intelligenza alla fede, di rileggere attraverso la fede, la storia
dell’Incarnazione, cioè come l’uomo possa ancora oggi trovare nel Vangelo, nella Chiesa,
una forma di redenzione, di umanizzazione. Direi quindi un bisogno avvertito da Papa
Benedetto, che poi si è concretato in un calendario che secondo me non è inferiore
a quello dell’Anno Santo. Poi, improvvisamente, il passo di Benedetto si arresta,
ma si arresta perché quello della Chiesa diventi ancora più veloce, ancora più forte.
E quindi questa immagine - direi - drammatica ma che mostra la grandezza di questo
Pontefice. Papa Francesco è il segno di questa grande offerta al mondo, un Vangelo
nuovo, una Chiesa sempre più vicina, che gli uomini capiscono sorprendentemente, perché
c’è stato questo grande atto di amore, di sacrificio dentro quella che si definisce
una “rinuncia”, ma che in realtà è stata un’offerta.
D. – Se dovessimo sintetizzare
in tre obiettivi quest’Anno della Fede, quali sono quelli che sono stati raggiunti?
E quali sono le tre sfide d’ora in avanti?
R. – C’è stato lo spartiacque del
passaggio di mano di Pontificato. Per cui, ci sono obiettivi all’interno il Pontificato
di Benedetto e all’interno il Pontificato di Francesco. Quindi, è sì un anno, ma tra
due Pontificati. Per cui, direi che il primo obiettivo era quello di ridire la fede
e di ridirla a tutto tondo, senza sconti, facendone vedere tutta la bellezza, le verità…
Questo è un primo obiettivo che poi si concreta in Lumen Fidei, in questa Enciclica
scritta quattro mani, come lo stesso Francesco ha voluto esprimere nella sua introduzione.
E questo mi pare un obiettivo ch dobbiamo necessariamente ricondurre a Benedetto.
Il secondo obiettivo è stato raggiunto da Papa Francesco: questa fede sembra essere
compatibile con la modernità. Sembrava che così non fosse, sembrava che non ci fosse
la possibilità di dare credito ai cristiani. Scandali, difficoltà sembravano render
al fede sempre più incomprensibile, addirittura anacronistica. Così non è. Per cui,
il rinnovamento della fede che Papa Francesco sta portando avanti, ci dice la profezia,
l’intuizione di Papa Benedetto. Un terzo obiettivo lo vediamo nella possibilità della
gente di dire “Chiesa sì”, perché quando si dice fede la gente spesso è disposta a
dire “Gesù Cristo sì, Chiesa no”. Adesso, invece un obiettivo importante di questo
Anno della Fede è “Chiesa sì”. E questo significa che si riconosce che questa fede
è dentro un corpo, il corpo ecclesiale. Insieme con questi tre obiettivi, ci sono
certamente tre sfide e queste sono di Papa Francesco. La prima è il rinnovamento della
Chiesa, delle sue strutture, delle sue istituzioni. Questo è un obiettivo sensibile
e lo vediamo nel passo tenuto di Papa Francesco. Una seconda sfida è quella della
Nuova evangelizzazione: rinnovarla renderla più aperta ai bisogni dei nostri tempi;
un grande impegno per tutti coloro che lavorano all’interno della Chiesa, per i movimenti
e per ogni credente. Poi, c’è la terza grande sfida che è la cosiddetta “conversione
pastorale” come dice Papa Francesco: riusciamo cioè a vedere nelle periferie esistenziali
il bisogno di fede, questo bisogno di amore, di misericordia, questo “noi” grande
che fa sì che il mondo intero diventi una fraternità? Dobbiamo, allora interiorizzare
il dono della fede. Credo davvero che Lumen Fidei segni questo indirizzo. E
a un anno non soltanto dall’inizio dell’Anno della Fede, ma anche del Sinodo della
nuova evangelizzazione, crediamo non mancheranno ulteriori stimoli per capire che
questa porta della fede rimane aperta e che il passo però deve essere quello della
misericordia.