Faida nell'ex Pdl in vista del voto sulla decadenza di Berlusconi. Per il Cavaliere
è "colpo di Stato"
Forza Italia promuove una manifestazione nazionale a Roma a sostegno di Berlusconi
il 27 novembre, giorno del voto al Senato sulla decadenza da parlamentare dell’ex
premier. Intanto aspra polemica tra i falchi del partito e il Nuovo Centrodestra di
Alfano che si è riunito oggi per la prima volta dopo la scissione che debutterà ufficialmente
il 7 dicembre. In serata Berlusconi è intervenuto sul voto, parlando di "un colpo
di Stato". “In caso di decadenza reagiremo e sfideremo la sinistra”, ha detto. Il
Cavaliere poi ha ribadito che eventualmente sconterà la sua pena agli arresti domiciliari
perchè – ha precisato – “i servizi sociali sarebbero un'umiliazione per me e per il
mio Paese”. Tra le altre cose ha anche chiesto al presidente Napolitano di concedergli
la grazia senza richiesta. Servizio di Giampiero Guadagni
Trenta
senatori, 29 deputati, sette europarlamentari, cinque ministri. Sono questi i principali
numeri del Nuovo Centrodestra, il partito guidato da Alfano. Il vicepremier lancia
un duro attacco ai falchi di Forza Italia che, afferma, violentano ogni giorno l’equilibrio
di Berlusconi. Da Forza Italia la dura replica di Daniela Santanché: quelli del Nuovo
Centrodestra sono come i terroristi che sparano alle spalle. Ma Alfano conferma affetto
e sostegno a Berlusconi, anche in vista del voto sulla decadenza da senatore, confermato
per il 27 novembre. Lo stesso giorno Berlusconi chiama a raccolta i suoi per una manifestazione
nazionale a Roma il 27 novembre. Parlando ai giovani del suo partito, attacca la
magistratura che, afferma, vuole portare la sinistra al potere. E dice: non sono preoccupato
per la mia persona ma per la libertà del Paese. Insorge il Pd: l’Italia non può essere
ostaggio di Berlusconi. L’ex premier dice poi di avere in serbo un colpo segreto contro
Matteo Renzi, il sindaco di Firenze favorito alle primarie dell’8 dicembre con cui
il Pd sceglierà il proprio segretario. Renzi risponde di non sapere cosa Berlusconi
intenda, ma rivolgendosi al suo partito dice: dopo le primarie saremo noi a dettare
l’agenda del Governo, anche sulla legge di Stabilità.
Alessandro Guarasci
ha sentito il parere di Roberto Mazzotta, presidente dell’Istituto Sturzo:
R. – Al di
là dell’utilità di seguire i vari movimenti, che sono poi legati anche a posizioni
personali, varrebbe la pena di porsi una domanda e di lavorarci su. In un periodo
così duro della vita italiana, non sarebbe un dovere per tutto quel mondo che si richiama
alla Dottrina sociale cristiana, che è un corpus organico, dare un contributo in maniera
ordinata alla possibilità di tenere insieme questa società che si sta disfacendo?
Ecco, io credo che il problema oggi sia questo: far qualcosa di più, di diverso e
di dissimile dall’ultimo ventennio
D. – Questo vuol dire ricostruire,
in qualche modo, una post -Democrazia cristiana o cosa?
R. – Cercare di vedere
se la realtà che ci richiama a quella cultura non è in grado di dare risposte ai problemi
più grossi di ordine civile, istituzionale, economico, sociale, quindi di dare un
contributo sui problemi e sui comportamenti. E poi vedere quali ricadute politiche
può avere tutto questo: se quella di rimettere insieme un’esperienza come quella fatta
nel passato, o invece di portare avanti un’esperienza aperta, che non ha una qualificazione
limitata al nostro mondo, ma che ha l’anima culturale e concettuale che viene dalla
nostra cultura, senza limiti. La Democrazia cristiana ha dato un contributo immenso
alla vita di questo Paese, ma in una situazione internazionale e di conflitto politico
interno, che oggi non c’è più. Quindi, oggi, bisogna fare qualcosa di diverso, ma
bisogna fare qualcosa, perché continuare a guardare in maniera apparentemente distaccata,
come se non c’entrassimo niente, un Paese che va alla malora, secondo me qualche responsabilità
ce la dà.
D. – Il bipolarismo, dunque, come l’abbiamo inteso finora, secondo
lei, è finito?
R. – Il bipolarismo per esistere deve avere i poli. Uno sta
dichiarando di essere arrivato in porto, se possiamo chiamare “porto” la conclusione.
Sull’altro, non scommetterei tantissimo: con il dibattito interno che si sta svolgendo,
un certo orientamento della futura segreteria che, peraltro, andrà a una persona molto
interessante, quel polo può avere le caratteristiche opportunistiche per restare insieme,
ma le caratteristiche politiche no. Francamente, credo siano anche loro alla vigilia
della scomposizione. O vogliamo che il sistema politico si disgreghi in gruppuscoli
e prevalgano le posizioni di protesta e di disperazione o, se si vuole ricostruire
qualcosa di positivo, bisogna ricostruirlo non su una memoria, non su un’aspirazione,
ma su dei valori, su dei principi, su dei progetti.