2013-11-23 12:11:56

A Roma Ndc e Italia Popolare. Mazzotta (Sturzo): sì a esperienza politica riferita alla Dottrina sociale


Trenta senatori, 29 deputati, sette europarlamentari. E poi il presidente della Regione Calabria, Scopelliti, 16 assessori regionali e 88 consiglieri regionali. Angelino Alfano ha presentato a Roma i numeri del Nuovo centrodestra, riunito per la prima volta dopo la scissione da Forza Italia. Il ministro Lupi ha detto che il 7 dicembre nella Capitale nascerà il nuovo partito. Sempre a Roma, l’assemblea di “Italia Democratica e Popolare”. Per il ministro Mauro, "nascerà certamente una forza politica concepita non come scialuppa ma come cantiere per una nave aperta a tutti coloro che scommettono su un'Italia popolare e non populista, di destra o di sinistra". Alessandro Guarasci ha sentito il parere di Roberto Mazzotta, presidente dell’Istituto Sturzo:RealAudioMP3

R. – Al di là dell’utilità di seguire i vari movimenti, che sono poi legati anche a posizioni personali, varrebbe la pena di porsi una domanda e di lavorarci su. In un periodo così duro della vita italiana, non sarebbe un dovere per tutto quel mondo che si richiama alla Dottrina sociale cristiana, che è un corpus organico, dare un contributo in maniera ordinata alla possibilità di tenere insieme questa società che si sta disfacendo? Ecco, io credo che il problema oggi sia questo: far qualcosa di più, di diverso e di dissimile dall’ultimo ventennio.

D. – Questo vuol dire ricostruire, in qualche modo, una post -Democrazia cristiana o cosa?

R. – Cercare di vedere se la realtà che ci richiama a quella cultura non è in grado di dare risposte ai problemi più grossi di ordine civile, istituzionale, economico, sociale, quindi di dare un contributo sui problemi e sui comportamenti. E poi vedere quali ricadute politiche può avere tutto questo: se quella di rimettere insieme un’esperienza come quella fatta nel passato, o invece di portare avanti un’esperienza aperta, che non ha una qualificazione limitata al nostro mondo, ma che ha l’anima culturale e concettuale che viene dalla nostra cultura, senza limiti. La Democrazia cristiana ha dato un contributo immenso alla vita di questo Paese, ma in una situazione internazionale e di conflitto politico interno, che oggi non c’è più. Quindi, oggi, bisogna fare qualcosa di diverso, ma bisogna fare qualcosa, perché continuare a guardare in maniera apparentemente distaccata, come se non c’entrassimo niente, un Paese che va alla malora, secondo me qualche responsabilità ce la dà.

D. – Il bipolarismo, dunque, come l’abbiamo inteso finora, secondo lei, è finito?

R. – Il bipolarismo per esistere deve avere i poli. Uno sta dichiarando di essere arrivato in porto, se possiamo chiamare “porto” la conclusione. Sull’altro, non scommetterei tantissimo: con il dibattito interno che si sta svolgendo, un certo orientamento della futura segreteria che, peraltro, andrà a una persona molto interessante, quel polo può avere le caratteristiche opportunistiche per restare insieme, ma le caratteristiche politiche no. Francamente, credo siano anche loro alla vigilia della scomposizione. O vogliamo che il sistema politico si disgreghi in gruppuscoli e prevalgano le posizioni di protesta e di disperazione o, se si vuole ricostruire qualcosa di positivo, bisogna ricostruirlo non su una memoria, non su un’aspirazione, ma su dei valori, su dei principi, su dei progetti.







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