Cina: la Corte suprema dice "no" alle confessioni sotto tortura
La Corte suprema cinese ha deciso di invalidare le confessioni estorte con una qualche
forma di tortura. Così una delle tante pratiche in uso nel sistema legale cinese,
oggetto di attenzione e condanne della conmunità internazionale, potrebbe presto diventare
illegale. “Devono essere eliminati l’interrogatorio sotto coercizione per ottenere
una confessione, come pure l’uso di freddo, fame, disidratazione, eccessivo calore,
affaticamento o altri metodi illegali per ottenere confessioni”, ha comunicato la
Corte sul suo microblog ufficiale. Un invito indirizzato ai tribunali di ogni livello
in tutto il Paese. Contemporaneamente, sono state anche definite regole più severe
per i casi di condanna a morte, chiedendo che siano fornite prove adeguate e che i
casi possano essere affidati soltanto ai giudici più esperti. “Devono essere valutate
le prove. Il concetto e la pratica tradizionali che indicano la prevalenza delle testimonianze
devono essere cambiati a favore dell’esame e dell’utilizzo di prove circostanziate”.
La decisione dei giudici supremi si associa all’impegno governativo espresso la scorsa
settimana di ridurre il numero dei reati che oggi richiedono la pena capitale e anche
di chiudere, entro il 2020, i campi di rieducazione attraverso il lavoro, simboli
della volontà repressiva della dirigenza comunista. (R.P.)