Il Papa ai Patriarchi delle Chiese Orientali Cattoliche: privilegiate concertazione
e collegialità
Il Papa ha incontrato stamani in Vaticano i Patriarchi delle Chiese Orientali Cattoliche
e gli Arcivescovi Maggiori: “vi accolgo con gioia e spirito di fraternità in questo
incontro, in cui per la prima volta – ha esordito - ho l’opportunità di intrattenermi
con i Padri e Capi delle Chiese Orientali cattoliche. Attraverso i vostri volti vedo
le vostre Chiese, e vorrei anzitutto assicurare la mia vicinanza e la mia preghiera
per il gregge che il Signore Gesù ha affidato a ciascuno di voi, e invoco lo Spirito
Santo, affinché ci suggerisca quanto insieme dobbiamo imparare e mettere in pratica
per servire con fedeltà il Signore, la sua Chiesa e l’umanità intera”.
“Il
nostro radunarci – ha proseguito - mi offre l’occasione di rinnovare la grande stima
per il patrimonio spirituale dell’Oriente cristiano, e richiamo quanto l’amato Benedetto
XVI afferma circa la figura del Capo di una Chiesa nell’Esortazione post-sinodale
Ecclesia in Medio Oriente: voi siete – cito – «i custodi vigilanti della comunione
e i servitori dell’unità ecclesiale» (n. 40). Tale unità, che siete chiamati a realizzare
nelle vostre Chiese, rispondendo al dono dello Spirito, trova naturale e piena espressione
nell’ «unione indefettibile con il Vescovo di Roma» (ibid.), radicata nella ecclesiastica
communio, che avete ricevuto all’indomani della vostra elezione. Essere inseriti nella
comunione dell’intero Corpo di Cristo ci rende consapevoli del dovere di rafforzare
l’unione e la solidarietà in seno ai vari Sinodi patriarcali, «privilegiando sempre
la concertazione su questioni di grande importanza per la Chiesa in vista di un’azione
collegiale e unitaria»”.
Quindi ha aggiunto: “Perché la nostra testimonianza
sia credibile, siamo chiamati a ricercare sempre «la giustizia, la pietà, la fede,
la carità, la pazienza e la mitezza» (ibid.; cfr 1 Tm 6,11); ad uno stile di vita
sobrio a immagine di Cristo, che si è spogliato per arricchirci con la sua povertà
(cfr 2 Cor 8,9); allo zelo instancabile e a quella carità, fraterna e paterna insieme,
che i Vescovi, i presbiteri e i fedeli, specie se vivono soli ed emarginati, attendono
da noi. Penso, soprattutto, ai nostri sacerdoti bisognosi di comprensione e sostegno,
anche a livello personale. Essi hanno diritto di ricevere il nostro buon esempio nelle
cose che riguardano Dio, come in ogni altra attività ecclesiale. Ci chiedono trasparenza
nella gestione dei beni e sollecitudine verso ogni debolezza e necessità. Il tutto,
nella più convinta applicazione di quella autentica prassi sinodale, che è distintiva
delle Chiese d’Oriente”.
Il Papa ha così concluso: “Con l’aiuto di Dio e della
sua Santissima Madre, sappiamo di poter rispondere a questa chiamata. Vi chiedo di
pregare per me. Ed ora ben volentieri mi metto in ascolto di quanto vorrete comunicarmi
e vi esprimo fin d’ora la mia riconoscenza”.