Sardegna: 16 morti per il maltempo. Oggi i primi funerali. Il Papa chiede di pregare
per le vittime
La Sardegna in ginocchio piange le 16 vittime, tra cui 4 bambini, causate dal passaggio
del ciclone Cleopatra. Colpiti Olbia e il Nuorese: 2300 gli sfollati. In un telegramma,
a firma del segretario di Stato, l’arcivescovo Parolin, Papa Francesco ha fatto giungere
“a tutti la sua affettuosa parola di conforto e di incoraggiamento, assicurando un
particolare ricordo nella preghiera per quanti hanno perso la vita e per le persone
provate dalla grave calamità”. Il Santo Padre ha auspicato che non venga meno la solidarietà.
Sono profondamente commosso “dall’immane tragedia”, chiedo - ha scritto inoltre il
Pontefice in un Tweet - di pregare per “le vittime, specialmente per i bambini”. Il
servizio di Giada Aquilino:
Ad Olbia è il
giorno dei primi funerali. Scuole chiuse oggi e domani, la popolazione si stringe
attorno ai familiari delle vittime, causate dalla violenza delle acque: in 24 ore
è caduta sulla Sardegna la pioggia di sei mesi. L’allerta è ancora massima. Non cessano
le polemiche, scattate fin da ieri notte su web e social network: centinaia di messaggi
accusavano le autorità di aver lasciato soli i cittadini e del ritardo nei soccorsi.
“Lo Stato c'è e fa il massimo” ha detto il premier Letta, giunto ad Olbia per monitorare
la situazione. Ha difeso la Protezione Civile il ministro dell'Ambiente, Orlando,
intervenuto alla Camera: il dipartimento - ha affermato - “avvisò domenica scorsa,
con un’allerta meteo, della possibilità di forti precipitazioni” e l'avviso “indicava
un’elevata criticità”. Chi doveva essere avvertito, “è stato avvertito”, ha assicurato
il capo della Protezione Civile, Gabrielli. Mentre il governo ha stanziato i primi
20 milioni di euro per l’emergenza, proseguono le ricerche: un disperso è stato ritrovato
in vita. Il crollo di un ponte sul fiume Cedrino, in provincia di Nuoro, ha provocato
la morte di un poliziotto che con la sua auto, precipitata dal viadotto, era di scorta
ad un’ambulanza. Ad Arzachena una famiglia brasiliana di 4 persone è rimasta intrappolata
dall’acqua all’interno della propria abitazione. Violenti nubifragi hanno provocato
ingenti danni anche in Calabria e in Puglia.
La Gallura e il nuorese i territori
più colpiti, ma in tutta la Sardegna ci sono vie interrotte, paesi isolati, black-out,
esondazioni e frane. Antonello Frau, vice presidente del consiglio dei Geologi
della Sardegna:
R. – Siamo di
fronte ad un evento eccezionale, che ha messo in crisi tutti i sistemi di pianificazione,
i modelli sinora utilizzati. E’ vero che ogni tanto capita di vedere questi eventi,
di trovarci di fronte a situazioni che si presentano con tempi di ritorno più brevi,
e la riflessione da fare è sicuramente questa: se i sistemi di pianificazione e di
gestione del territorio hanno ancora una certa efficacia.
D. – Ma, secondo
lei, anche in Sardegna va fatta maggiore attenzione alla gestione del territorio,
come in tante altre regioni del Sud d’altronde?
R. – Bisognerebbe concentrarsi
sempre più su quelli che sono gli interventi compatibili e quindi gestire accuratamente
il territorio. Dobbiamo porci questa domanda sulla gestione del territorio: tutto
ciò che oggi abbiamo, in termini di infrastrutture e ciò che andiamo a realizzare,
come interagirà sul nostro territorio. Più che altro, è importante questo fatto.
Nel
nuorese si era sparsa la notizia che stesse per crollare la diga di Posada, ma poi
questa possibilità è stata smentita dalla Protezione civile. Il sindaco della cittadina,
Roberto Tola, intervistato da Alessandro Guarasci:
R. – Sono stati
fatti dei sopralluoghi di alcuni tecnici del Servizio nazionale dighe, che hanno per
il momento escluso la possibilità che la diga possa cedere. Questo ci ha tranquillizzato.
Purtroppo, si è sparsa la voce che la diga stesse per cedere, quindi c’è stato il
panico generale nel nostro paese. La gente è scappata nelle parti più alte, aspettando
che arrivasse l’onda di piena. Per fortuna questo non è accaduto La situazione è sotto
controllo. Quello che preoccupa maggiormente, invece, sono i danni che abbiamo avuto:
li stiamo ancora quantificando, ma sono danni enormi sulla viabilità, sulle case,
sulle abitazioni private…
D. – Ma c’è stata sufficiente informazione dalla
Protezione civile da Roma, secondo lei?
R. – La macchina organizzativa sta
funzionando. E’ chiaro che quello che è successo ieri ha preso un po’ tutti alla sprovvista.
Con le precipitazioni che si sono state, nessuno si aspettava che arrivasse un’onda
di piena di tale portata. Quindi, da quel punto di vista, ha trovato un po’ tutti
impreparati.
Il capo della Protezione civile, Franco Gabrielli, ha detto
che "il sistema di allertamento nazionale ha fatto il suo dovere". Quello di ieri
- ha aggiunto - è stato "un evento eccezionale”. Antonella Palermo lo ha intervistato:
R. – E’ ovvio
che c’è un territorio particolare e comportamenti che non sempre sono confacenti alle
situazioni che si vengono a creare. La maggior parte di queste persone, purtroppo,
sono morte in movimento e quindi esposti a una condizione di pericolo, che peraltro
era stata in qualche modo preallertata.
D. – I sardi spesso lamentano un certo
abbandono da parte del governo centrale...
R. – Credo che in questa circostanza
sia complicato sostenere questa tesi. Il Consiglio dei ministri si è riunito in maniera
straordinaria.
D. – Molta popolazione è anziana, vero? Questo ha complicato
la situazione...
R. – Indubbiamente. E poi purtroppo ci sono anche dei bambini.
In queste situazioni, le persone più fragili e più deboli sono quelle più esposte.
La
Conferenza Episcopale Italiana ha stanziato un milione di euro dai fondi derivanti
dall'otto per mille, come prima risposta alla tragedia in Sardegna. Altri 100 mila
euro sono arrivati dalla Caritas. Il delegato regionale dell’organizzazione, don
Marco Lai:
R. - Nella diocesi
di Olbia-Tempio oltre 20 mila persone, nella vasta zona di Olbia, sono rimaste letteralmente
inondate dai fiumi limitrofi. Quindi il vescovo, mons. Sebastiano Sanguinetti, ha
organizzato un gruppo, una sorta di unità di crisi diocesana, con l’impegno di garantire
subito un primo soccorso fatto soprattutto di accoglienza, di vestiario, di coperte
e di attività di mensa. Poi si pensa a coloro che hanno perso la loro abitazione.
In questo momento è vitale il ritorno nelle zone allagate: è sicuramente la cosa più
importante. E poi è necessario riorganizzarsi nella vita quotidiana.