2013-11-20 16:01:19

Roma, Convegno sul "gender". Mons. Melina: serve una "grammatica dell'amore"


Si è tenuto alla Pontificia Facoltà Teologica San Bonaventura–Seraphicum a Roma un convegno su “La questione gender tra natura e cultura”. Tanti gli argomenti affrontati e gli scenari aperti. "Il senso della differenza sessuale – ha detto mons. Livio Melina, preside del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia - emerge grazie all’esperienza amorosa, un’esperienza di limite e comunione tra le persone. Accettare la differenza sessuale significa accettare l’orizzonte dell’amore come spazio di definizione della propria identità”. Debora Donnini ha intervistato lo stesso mons. Melina:RealAudioMP3

R. – La Chiesa si pone all’interno del dramma culturale, “dramma” nel senso greco originario, cioè di questo “scontro” di libertà alla ricerca di un senso. Si pone in ascolto, prima di tutto, delle dinamiche che portano alla comprensione della vita umana e di un aspetto così decisivo della vita umana, com’è quello della sessualità, cercando di accostarsi e di ascoltare le problematiche, ma anche di portare la luce che le viene dalla Rivelazione. Questa luce che le viene dalla Rivelazione e che, nel contatto e nel dialogo con l’esperienza umana, si approfondisce sempre di più e offre un’interpretazione della sessualità umana, che avviene all’interno della dinamica dell’amore: la scoperta che la sessualità umana è rapporto tra persone e non semplicemente limitata allo scambio dei corpi, ma attraverso i corpi diventa anche incontro di persone e poi anche possibilità di generare la vita. Ecco, questi elementi del mistero della sessualità umana, che la connotano come possibilità di una comunione delle persone, offrono all’uomo di oggi quella che potremmo chiamare una “grammatica dell’amore”, cioè un insieme di significati e di norme, attraverso le quali l’uomo può realizzare la verità della sua vocazione all’amore.

D. – Lei parlava dell’importanza della differenza sessuale. In che senso?

R. – Che la differenza sessuale è il segno di una più profonda differenza ontologica. L’uomo è creatura e come creatura riceve nel suo corpo un dono, che essendo il dono di un corpo sessuato lo rimanda costitutivamente ad un altro, che deve incontrare nella capacità di riconoscerlo persona, e quindi di accettarlo come dono e farsi a sua volta dono. E in questa dinamica del dono, la differenza sessuale diventa anche il luogo dove l’uomo è capace di riconoscere la sua chiamata ad una trascendenza ulteriore, espressa per un verso nel fatto che la sessualità non può mai essere il luogo di una perfetta fusione o di una perfetta soddisfazione delle proprie attese: c’è sempre un limite umano anche nell’incontro sessuale. E, per altro verso, proprio questo limite apre ad un compimento che solo l’Altro, con la a maiuscola, solo il trascendente può dare. Nell’intrecciarsi di queste attese, di questi desideri, di questa promessa, che è l’anima e nello stesso tempo anche il dramma della sessualità umana, l’uomo e la donna sono chiamati insieme ad essere compagni l’uno per l’altro di un cammino verso Dio. Ed è in questa luce di Dio che anche la sessualità umana può realizzarsi veramente.

D. – Tra l’altro, questo, in una realtà indissolubile...

R. – Quella che io ho chiamato “grammatica dell’amore” comporta che la differenza sia apertura all’altro, che sia dono di sé all’altro e accoglienza dell’altro in me. Questo dono e quest’accoglienza, essendo dono e accoglienza di persone, hanno l’esigenza di una irrevocabilità, di una indissolubilità. L’unità dei due non è un’unità occasionale, non è un’unità semplicemente utilitaristica, è un’unità di una comunione di persone che, nella luce di Dio, diventa veramente irrevocabile. E poi l’apertura alla vita. Questi tre elementi – la differenza sessuale, l’unità dei due e l’apertura alla vita – formano quello che abbiamo chiamato, all’interno della riflessione del nostro istituto, il mistero nuziale.







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