2013-11-19 14:31:20

Nepal al voto ieri per l'Assemblea costituente


La giornata elettorale di ieri in Nepal è stata vissuta con particolare intensità. A confermarlo la partecipazione degli elettori, segnalata nel 70% degli oltre 12 milioni di aventi diritto al voto, ma anche il fervore con cui i nepalesi hanno seguito la campagna elettorale accompagnata per gli ultimi nove giorni dalla chiamata al boicottaggio da parte di una coalizione di 33 movimenti guidati dal Partito comunista del Nepal-Maoista, che ha semi-paralizzato anche i trasporti sottoposti alla minaccia di ritorsione. Il servizio è di Stefano Vecchia: RealAudioMP3

Il voto di ieri dovrà produrre un'Assemblea costituente, in sostituzione di quella votata nel 2008 ma costretta allo scioglimento nel maggio 2012 nell'incapacità delle forze politiche di raggiungere un accordo sulla carta fondamentale dello Stato. Un'iniziativa che avrà anche capacità di Parlamento per i prossimi cinque anni che dovrebbe portare a una pace condivisa, dopo un decennio di guerra civile finita nel 2006 e i successivi sette anni di tensioni che hanno reso insicuro il paese e di fatto bloccato un suo decollo in termini economici e sociali. Oltre 6.000 i candidati in lizza per accedere ai 601 seggi dell'assemblea, in rappresentanza di un centinaio di movimenti politici. Tra questi il Partito comunista unificato del Nepal-Maoista, erede dell'insurrezione armata. Non sono mancati, anche nella giornata di ieri, episodi di violenza, con tre bambini tra la dozzina di feriti, con il tentativo di sequestro di seggi e di schede elettorali da parte dei maoisti e il voto sospeso in otto degli oltre 18.000 seggi elettorali. Scontri tra sostenitori di opposte tendenze si sono registrati in un paio di distretti e sono stati 37 gli arrestati dalla polizia.


Attentati, violenze e scioperi sono stati dunque organizzati in questi giorni dai maoisti più radicali per boicottare il voto odierno. Cecilia Sabelli ha raggiunto telefonicamente a Kathmandu Barbara Monachesi, responsabile dell’Associazione Onlus Apeiron:RealAudioMP3

R. – E’ stata creata un’alleanza anti-elezioni di 33 partiti guidata principalmente dal Partito maoista che effettivamente si è dichiarato fin da subito contrario a queste elezioni. Stanno cercando in tutti i modi di evitare che la gente riesca ad arrivare in tempo ai villaggi per votare e hanno cercato anche di evitare lo svolgimento delle manifestazioni a favore di uno o dell’altro candidato. Ci sono state pure diverse aggressioni ad uffici di partito e a residenze di candidati. La cosa forse più preoccupante è che ci siamo resi conto in questi giorni che le informazioni che ricevevamo dal nostro staff - che è dislocato in diversi distretti - circa incidenti, scontri, violenze non collimavano con quanto risultava sui giornali. Abbiamo saputo, per esempio, che anche a Pokhara – che è una nota meta turistica – ci sono state aggressioni a bus che trasportavano turisti: questa è una cosa assolutamente insolita. Che si sappia, nessuno è stato ferito. Ma la cosa è preoccupante, perché sembra quasi che da parte del governo ci sia il desiderio di coprire “scompigli” che invece sono abbastanza importanti.

D. – Il Partito maoista di Kamal Dahal, detto "Prachanda", sembra essere tra i favoriti, nonostante sia uno dei più criticati dai radicali a capo di queste proteste …

R. – Nelle precedenti elezioni avevano vinto a pieni voti, anche se sulla legalità di quelle elezioni abbiamo i nostri dubbi. Rimane comunque un partito molto seguito e sul quale tanti avevano riposto diverse speranze perché si erano posti come quelli che potevano rompere con il sistema, con la tradizione, con il nepotismo che è sempre stato molto presente nella politica nepalese. Molti sono stati quelli che sono stati disillusi, perché in realtà, una volta saliti al potere, hanno posto in essere gli stessi meccanismi un po’ perversi dei loro predecessori.

D. – Le accuse che infatti più frequentemente vengono rivolte ai maoisti al potere riguardano il loro stile di vita altolocato, mentre in Nepal la situazione umanitaria rimane complessa, non è vero?

R. – La situazione rimane ancora molto critica perché c’è una percentuale altissima – almeno il 40 per cento della popolazione – che sembra vivere al di sotto della soglia della povertà. Significa vivere con meno di un 1,25 euro al giorno. Anche nella capitale, lo stato dei lavoratori rasenta la schiavitù, per cui lavorano per nulla se non, magari, per il cibo del giorno. Stiamo parlando di un Paese che è uno dei più poveri al mondo – mi sembra il 12.mo – e sicuramente il più povero del Sudest asiatico.

D. – Può una nuova Costituzione rappresentare una soluzione alle problematiche del Paese?

R. – Una Carta costituzionale avrà certamente un suo valore e sarà importante che dia la possibilità di riconoscere i diritti civili, politici e religiosi di tutti. Il problema sarà la sua attuazione, perché comunque il Paese è distante anni luce da uno sviluppo. Noi lavoriamo principalmente con le donne e devo ammettere che, per esempio, negli ultimi anni la situazione delle violenze domestiche sembra essersi triplicata. La situazione sembra peggiorare sempre di più. Ci si aspettava, tutti, un miglioramento con la fine della guerra civile; devo ammettere che avevamo sbagliato.

Ultimo aggiornamento: 20 novembre







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