2013-11-19 12:54:10

Maltempo flagella la Sardegna: sedici morti. Gabrielli: soccorsi hanno funzionato


Sono almeno 16 i morti provocati dall’alluvione in Sardegna. Il Consiglio dei ministri ha proclamato lo stato di emergenza e subito sono stati stanziati 20 milioni di euro per i primi interventi. L'allerta meteo nell'isola durerà fino a domani. Il servizio di Alessandro Guarasci:RealAudioMP3

Un evento eccezionale. Così gli esperti parlano dell’ondata di maltempo che ieri sera ha colpito la Sardegna: un massimo di 470 millimetri in 12 ore, una quantità d'acqua pari alla metà di quella registrata mediamente in un anno. Piogge intense, concentrate in poche ore, delle vere bombe d’acqua, poi la conformazione del territorio ha fatto il resto. Oltre alle 16 vittime, tra loro anche quattro bambini, ci sono due dispersi al momento, uno a Torpè e un altro a Onanì, nel nuorese. E sempre nel nuorese si era sparsa la notizia che stesse per crollare la diga di Posada, ma poi questa possibilità è stata smentita dalla Protezione civile. Il sindaco della cittadina, Roberto Tola:

R. – Sono stati fatti dei sopralluoghi di alcuni tecnici del Servizio nazionale dighe, che hanno per il momento escluso la possibilità che la diga possa cedere. Questo ci ha tranquillizzato. Purtroppo, si è sparsa la voce che la diga stesse per cedere, quindi c’è stato il panico generale nel nostro paese. La gente è scappata nelle parti più alte, aspettando che arrivasse l’onda di piena. Per fortuna questo non è accaduto La situazione è sotto controllo. Quello che preoccupa maggiormente, invece, sono i danni che abbiamo avuto: li stiamo ancora quantificando, ma sono danni enormi sulla viabilità, sulle case, sulle abitazioni private…

D. – Ma c’è stata sufficiente informazione dalla Protezione civile da Roma, secondo lei?

R. – La macchina organizzativa sta funzionando. E’ chiaro che quello che è successo ieri ha preso un po’ tutti alla sprovvista. Con le precipitazioni che si sono state, nessuno si aspettava che arrivasse un’onda di piena di tale portata. Quindi, da quel punto di vista, ha trovato un po’ tutti impreparati.

La Gallura e il nuorese i territori più colpiti, ma in tutta la Sardegna ci sono vie interrotte, paesi isolati, black-out, esondazioni e frane. Otre 2700 gli sfollati. Palazzo Chigi e il Quirinale seguono con attenzione la situazione. Il premier Letta nei prossimi giorni sarà in Sardegna, mentre nell’isola oggi arriverà il ministro della Difesa, Mauro. Per la Coldiretti, l'81% dei Comuni della Sardegna ha porzioni di territorio ad elevato rischio per frane ed alluvioni. Antonello Frau, vice presidente del consiglio dei Geologi della Sardegna:

R. – Siamo di fronte ad un evento eccezionale, che ha messo in crisi tutti i sistemi di pianificazione, i modelli sinora utilizzati. E’ vero che ogni tanto capita di vedere questi eventi, di trovarci di fronte a situazioni che si presentano con tempi di ritorno più brevi, e la riflessione da fare è sicuramente questa: se i sistemi di pianificazione e di gestione del territorio hanno ancora una certa efficacia.

D. – Ma, secondo lei, anche in Sardegna va fatta maggiore attenzione alla gestione del territorio, come in tante altre regioni del Sud d’altronde?

R. – Bisognerebbe concentrarsi sempre più su quelli che sono gli interventi compatibili e quindi gestire accuratamente il territorio. Dobbiamo porci questa domanda sulla gestione del territorio: tutto ciò che oggi abbiamo, in termini di infrastrutture e ciò che andiamo a realizzare, come interagirà sul nostro territorio. Più che altro, è importante questo fatto.

Per Antonio Satta, componente dell’Ufficio di presidenza dell’Anci, servono interventi per evitare nuove tragedie.

E da questa mattina è in Sardegna il capo della Protezione civile, Franco Gabrielli, che dal Centro di coordinamento dei soccorsi nel Comune di Poltu Quadu sta pianificando gli interventi. Per Gabrielli, "il sistema di allertamento nazionale ha fatto il suo dovere" e quello di ieri è stato "un evento eccezionale”. Antonella Palermo lo ha intervistato:RealAudioMP3

R. – E’ ovvio che c’è un territorio particolare e comportamenti che non sempre sono confacenti alle situazioni che si vengono a creare. La maggior parte di queste persone, purtroppo, sono morte in movimento e quindi esposti a una condizione di pericolo, che peraltro era stata in qualche modo preallertata.

D. – I sardi spesso lamentano un certo abbandono da parte del governo centrale...

R. – Credo che in questa circostanza sia complicato sostenere questa tesi. Il Consiglio dei ministri si è riunito in maniera straordinaria.

D. – Molta popolazione è anziana, vero? Questo ha complicato la situazione...

R. – Indubbiamente. E poi purtroppo ci sono anche dei bambini. In queste situazioni, le persone più fragili e più deboli sono quelle più esposte.

Sullo stato d’animo col quale la popolazione dell'isola vive in queste ore l’emergenza maltempo, Giancarlo La Vella ha chiesto una testimonianza a mons. Sebastiano Sanguinetti, vescovo di Olbia-Tempio-Ozieri:RealAudioMP3

R. – I sentimenti non possono che essere di grande dolore per le numerose vittime e per le persone che sono ancora disperse, e di grande preoccupazione perché l’emergenza sembra non essere ancora finita. Quando accadono queste cose, ci rendiamo conto che l’uomo è impotente di fronte a situazioni di un’emergenza straordinaria. Ci sono vite spezzate da questa furia straordinaria della natura. A questo punto, sembrano passare in secondo piano anche gli altri disagi: le distruzioni, case totalmente devastate e allagate, aziende messe in ginocchio Sono quelle forme di cataclismi che, in qualche maniera, mettono in ginocchio un Paese. Devo dire, però, che la comunità sta reagendo in modo esemplare. Quindi, da una parte il dolore, il dramma di tante famiglie, e dall’altra una comunità che si stringe intorno a chi, in questo momento, è così duramente provato. Certo, questo è anche il momento della solidarietà, dell’assunzione di responsabilità da parte delle autorità, delle istituzioni. E credo sia soprattutto il momento della solidarietà, della vicinanza, della prossimità da parte di tutti noi, compresa la comunità cristiana.

D. – Un’altra riflessione da fare in occasione di questa catastrofe sicuramente inattesa: è come se l’ambiente si stia quasi ribellando ad un’azione dell’uomo troppo innaturale…

R. – Noi abbiamo rubato troppo; l’uomo ha rubato troppo alla natura; e la natura si riprende ciò che le è stato tolto. Le violenze fatte all’ambiente, i fiumi che sono stati chiusi, i corsi d’acqua deviati, le montagne che sono state disboscate … Le ferite che porta l’ambiente sono ferite molto gravi e noi dobbiamo - purtroppo - piangere a cose fatte i danni di un passato che molte volte è stato più predatore che custode e costruttore di un ambiente sano e amico dell’uomo.

D. – Abbiamo ancora negli occhi le immagini drammatiche delle Filippine. La solidarietà è importante, come lei ha detto, e anche in questi casi è importante il momento della preghiera...

R. – Certamente, per noi cristiani questa è la nostra forza, è ciò che ci fa essere vicini agli altri nell’aiuto reciproco, nella comprensione, nel darsi reciprocamente una mano. E' una forza che non viene da noi stessi, ma che proviene dall’alto. E allora noi dall’alto chiediamo che chi soffre in questo momento trovi davvero la pace interiore nel sostegno della fede, per chi è credente, nel sostegno dell’amicizia dei propri fratelli. Dall’altra parte, però la preghiera diventa anche invocazione della luce dello spirito, perché illumini le coscienze degli uomini e di chi è chiamato a governare un Paese, una collettività e perché, attingendo a quelli che sono i profondi valori umani e sociali, si riescano ad attivare quelle politiche che siano in grado di arginare fatti di questo genere.







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