Maltempo flagella la Sardegna: sedici morti. Gabrielli: soccorsi hanno funzionato
Sono almeno 16 i morti provocati dall’alluvione in Sardegna. Il Consiglio dei ministri
ha proclamato lo stato di emergenza e subito sono stati stanziati 20 milioni di euro
per i primi interventi. L'allerta meteo nell'isola durerà fino a domani. Il servizio
di Alessandro Guarasci:
Un evento eccezionale.
Così gli esperti parlano dell’ondata di maltempo che ieri sera ha colpito la Sardegna:
un massimo di 470 millimetri in 12 ore, una quantità d'acqua pari alla metà di quella
registrata mediamente in un anno. Piogge intense, concentrate in poche ore, delle
vere bombe d’acqua, poi la conformazione del territorio ha fatto il resto. Oltre alle
16 vittime, tra loro anche quattro bambini, ci sono due dispersi al momento, uno a
Torpè e un altro a Onanì, nel nuorese. E sempre nel nuorese si era sparsa la notizia
che stesse per crollare la diga di Posada, ma poi questa possibilità è stata smentita
dalla Protezione civile. Il sindaco della cittadina, Roberto Tola:
R.
– Sono stati fatti dei sopralluoghi di alcuni tecnici del Servizio nazionale dighe,
che hanno per il momento escluso la possibilità che la diga possa cedere. Questo ci
ha tranquillizzato. Purtroppo, si è sparsa la voce che la diga stesse per cedere,
quindi c’è stato il panico generale nel nostro paese. La gente è scappata nelle parti
più alte, aspettando che arrivasse l’onda di piena. Per fortuna questo non è accaduto
La situazione è sotto controllo. Quello che preoccupa maggiormente, invece, sono i
danni che abbiamo avuto: li stiamo ancora quantificando, ma sono danni enormi sulla
viabilità, sulle case, sulle abitazioni private…
D. – Ma c’è stata sufficiente
informazione dalla Protezione civile da Roma, secondo lei?
R. – La macchina
organizzativa sta funzionando. E’ chiaro che quello che è successo ieri ha preso un
po’ tutti alla sprovvista. Con le precipitazioni che si sono state, nessuno si aspettava
che arrivasse un’onda di piena di tale portata. Quindi, da quel punto di vista, ha
trovato un po’ tutti impreparati.
La Gallura e il nuorese i territori più colpiti,
ma in tutta la Sardegna ci sono vie interrotte, paesi isolati, black-out, esondazioni
e frane. Otre 2700 gli sfollati. Palazzo Chigi e il Quirinale seguono con attenzione
la situazione. Il premier Letta nei prossimi giorni sarà in Sardegna, mentre nell’isola
oggi arriverà il ministro della Difesa, Mauro. Per la Coldiretti, l'81% dei Comuni
della Sardegna ha porzioni di territorio ad elevato rischio per frane ed alluvioni.
Antonello Frau, vice presidente del consiglio dei Geologi della Sardegna:
R.
– Siamo di fronte ad un evento eccezionale, che ha messo in crisi tutti i sistemi
di pianificazione, i modelli sinora utilizzati. E’ vero che ogni tanto capita di vedere
questi eventi, di trovarci di fronte a situazioni che si presentano con tempi di ritorno
più brevi, e la riflessione da fare è sicuramente questa: se i sistemi di pianificazione
e di gestione del territorio hanno ancora una certa efficacia.
D. – Ma, secondo
lei, anche in Sardegna va fatta maggiore attenzione alla gestione del territorio,
come in tante altre regioni del Sud d’altronde?
R. – Bisognerebbe concentrarsi
sempre più su quelli che sono gli interventi compatibili e quindi gestire accuratamente
il territorio. Dobbiamo porci questa domanda sulla gestione del territorio: tutto
ciò che oggi abbiamo, in termini di infrastrutture e ciò che andiamo a realizzare,
come interagirà sul nostro territorio. Più che altro, è importante questo fatto.
Per
Antonio Satta, componente dell’Ufficio di presidenza dell’Anci, servono interventi
per evitare nuove tragedie.
E da questa mattina è in Sardegna il capo della
Protezione civile, Franco Gabrielli, che dal Centro di coordinamento dei soccorsi
nel Comune di Poltu Quadu sta pianificando gli interventi. Per Gabrielli, "il sistema
di allertamento nazionale ha fatto il suo dovere" e quello di ieri è stato "un evento
eccezionale”. Antonella Palermo lo ha intervistato:
R. – E’ ovvio
che c’è un territorio particolare e comportamenti che non sempre sono confacenti alle
situazioni che si vengono a creare. La maggior parte di queste persone, purtroppo,
sono morte in movimento e quindi esposti a una condizione di pericolo, che peraltro
era stata in qualche modo preallertata.
D. – I sardi spesso lamentano un certo
abbandono da parte del governo centrale...
R. – Credo che in questa circostanza
sia complicato sostenere questa tesi. Il Consiglio dei ministri si è riunito in maniera
straordinaria.
D. – Molta popolazione è anziana, vero? Questo ha complicato
la situazione...
R. – Indubbiamente. E poi purtroppo ci sono anche dei bambini.
In queste situazioni, le persone più fragili e più deboli sono quelle più esposte.
Sullo
stato d’animo col quale la popolazione dell'isola vive in queste ore l’emergenza maltempo,
Giancarlo La Vella ha chiesto una testimonianza a mons.Sebastiano
Sanguinetti, vescovo di Olbia-Tempio-Ozieri:
R. – I sentimenti
non possono che essere di grande dolore per le numerose vittime e per le persone che
sono ancora disperse, e di grande preoccupazione perché l’emergenza sembra non essere
ancora finita. Quando accadono queste cose, ci rendiamo conto che l’uomo è impotente
di fronte a situazioni di un’emergenza straordinaria. Ci sono vite spezzate da questa
furia straordinaria della natura. A questo punto, sembrano passare in secondo piano
anche gli altri disagi: le distruzioni, case totalmente devastate e allagate, aziende
messe in ginocchio Sono quelle forme di cataclismi che, in qualche maniera, mettono
in ginocchio un Paese. Devo dire, però, che la comunità sta reagendo in modo esemplare.
Quindi, da una parte il dolore, il dramma di tante famiglie, e dall’altra una comunità
che si stringe intorno a chi, in questo momento, è così duramente provato. Certo,
questo è anche il momento della solidarietà, dell’assunzione di responsabilità da
parte delle autorità, delle istituzioni. E credo sia soprattutto il momento della
solidarietà, della vicinanza, della prossimità da parte di tutti noi, compresa la
comunità cristiana.
D. – Un’altra riflessione da fare in occasione di questa
catastrofe sicuramente inattesa: è come se l’ambiente si stia quasi ribellando ad
un’azione dell’uomo troppo innaturale…
R. – Noi abbiamo rubato troppo; l’uomo
ha rubato troppo alla natura; e la natura si riprende ciò che le è stato tolto. Le
violenze fatte all’ambiente, i fiumi che sono stati chiusi, i corsi d’acqua deviati,
le montagne che sono state disboscate … Le ferite che porta l’ambiente sono ferite
molto gravi e noi dobbiamo - purtroppo - piangere a cose fatte i danni di un passato
che molte volte è stato più predatore che custode e costruttore di un ambiente sano
e amico dell’uomo.
D. – Abbiamo ancora negli occhi le immagini drammatiche
delle Filippine. La solidarietà è importante, come lei ha detto, e anche in questi
casi è importante il momento della preghiera...
R. – Certamente, per noi cristiani
questa è la nostra forza, è ciò che ci fa essere vicini agli altri nell’aiuto reciproco,
nella comprensione, nel darsi reciprocamente una mano. E' una forza che non viene
da noi stessi, ma che proviene dall’alto. E allora noi dall’alto chiediamo che chi
soffre in questo momento trovi davvero la pace interiore nel sostegno della fede,
per chi è credente, nel sostegno dell’amicizia dei propri fratelli. Dall’altra parte,
però la preghiera diventa anche invocazione della luce dello spirito, perché illumini
le coscienze degli uomini e di chi è chiamato a governare un Paese, una collettività
e perché, attingendo a quelli che sono i profondi valori umani e sociali, si riescano
ad attivare quelle politiche che siano in grado di arginare fatti di questo genere.