2013-11-18 16:07:07

Seminario Icra. Conso: dalla crisi si esce pensando a servire il bene comune


Il mondo agricolo a confronto con la crisi economica. È stato il tema di fondo che ha coinvolto in tre giorni di incontri e dibattiti i partecipanti al Seminario europeo organizzato nei giorni scorsi a Roma dall’Icra (International Catholic Rural Association). Proprio sulle ricadute che l’attuale periodo di ristrettezze economiche sta avendo sul settore rurale Stefano Leszczynski ha chiesto una riflessione al segretario generale dell’Icra, Vincenzo Conso:RealAudioMP3

R. – E’ stato colpito abbastanza, direi, anche se mettendolo a confronto con quello che succede nei Paesi in via di sviluppo, la situazione è senz’altro migliore. Il problema è che rispetto alla crisi c’è bisogno di una forte azione culturale, una forte reazione che non sempre si è vista. Cioè, l’idea che abbiamo noi è quella che ognuno ha cercato di salvare se stesso non immergendosi in una logica di bene comune.

D. – Una logica di bene comune e di solidarietà che emerge soprattutto dalla riflessione che si può fare su un Occidente opulento, e spesso anche fautore di grandi sprechi, e una parte del mondo invece che si trova in una condizione di fame e di miseria...

R. – Esatto. E’ un Occidente che non guarda al di là del proprio naso e nello stesso tempo, per esempio, non c’è una politica seria contro gli sprechi alimentari che, se combattuti, potrebbero dar da mangiare a milioni di persone. E’ una questione soprattutto di carattere culturale, cioè di cambiamento di mentalità: incominciare a guardare al bene comune di tutti e quindi ad iscrivere il proprio bene personale, di comunità, di Paese, di nazione, nel bene più generale di tutti.

D. – Tra l’altro, il mondo sociale non è al di fuori di quelli che poi sono i contrasti e le problematiche relative al lavoro e al conflitto sociale: è così?

R. – No, infatti: non sono fuori. Però, il mondo sociale, e direi la società civile in genere, deve anche ripensarsi, cioè deve adeguare la sua azione. Noi abbiamo posto durante il convegno anche la questione delle rappresentanze: le rappresentanze, a tutti i livelli, devono essere riviste, devono essere ripensate, perché così come sono non sempre fanno il bene dei propri associati e non sempre lavorano e collaborano per il bene comune. E in questa logica di solidarietà bisogna anche riscoprire questo concetto della sussidiarietà, che mi pare sia a pezzi, nel mondo…

D. – Quindi, insomma: la strada di uscita dalla crisi che colpisce un po’ tutti gli ambienti e tra questi ovviamente anche quello rurale, non c’è soltanto la via economica ma soprattutto – sembra di capire – una via etica e morale da seguire?

R. – Esatto. E soprattutto se l’economia continua ad andare avanti con le sue leggi, secondo me è la fine. L’economia deve recuperare alcune linee di carattere etico e, nello stesso tempo, la politica deve tornare ad essere regolatrice della stessa economia. L’economia non può regolarsi per conto suo, magari sottostando più che alle leggi, ai dettati della finanza.

D. – L’iniziativa che ha avuto luogo adesso, a metà novembre, a Roma, avrà un seguito? Avete già pensato ad un ulteriore sviluppo dei lavori?

R. – Sicuramente, il prossimo anno continuerà questa riflessione, però continuerà anche in altre sedi perché durante i lavori abbiamo anche discusso di un progetto più ampio, mondiale, anche di un incontro con la presidenza del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, che è quello di individuare linee precise di impegno e di definizione della vocazione del leader in agricoltura.







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