Messa a Santa Marta. Il Papa: la preghiera dell'uomo è la debolezza di Dio
La preghiera dell’uomo è la debolezza di Dio: è quanto ha affermato il Papa durante
la Messa presieduta sabato mattina a Santa Marta. Erano presenti i canonici del Capitolo
della Basilica di San Pietro. Tra i concelebranti anche il cardinale arciprete Angelo
Comastri. Il servizio di Sergio Centofanti:
Al centro dell’omelia,
il Vangelo in cui Gesù invita a pregare senza stancarsi, raccontando la parabola della
vedova che chiede con insistenza a un giudice iniquo che gli venga fatta giustizia.
Così - afferma il Papa - “Dio fa e farà giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno
e notte verso di Lui”, come è accaduto con Israele guidato da Mosè fuori dall’Egitto:
“Quando chiama Mosè gli dice: ‘Ho sentito il pianto, il lamento del mio
popolo’. Il Signore ascolta. E nella prima Lettura abbiamo ascoltato quello che ha
fatto il Signore, quella parola onnipotente: ‘Dal Cielo viene come un guerriero implacabile’.
Quando il Signore prende la difesa del suo popolo è così: è un guerriero implacabile
e salva il suo popolo. Salva, rinnova tutto: ‘Tutto il Creato fu modellato di nuovo
nella propria natura come prima’. ‘Il Mar Rosso divenne una strada senza ostacoli
… e coloro che la tua mano proteggeva, passarono con tutto il popolo’”.
Il
Signore – prosegue il Papa - “ha sentito la preghiera del suo popolo, perché ha sentito
nel suo cuore che i suoi eletti soffrivano” e lo salva in modo potente:
“Questa
è la forza di Dio. E qual è la forza degli uomini? Qual è la forza dell’uomo? Questa
della vedova: bussare al cuore di Dio, bussare, chiedere, lamentarsi di tanti problemi,
tanti dolori e chiedere al Signore la liberazione da questi dolori, da questi peccati,
da questi problemi. La forza dell’uomo è la preghiera e anche la preghiera dell’uomo
umile è la debolezza di Dio. Il Signore è debole soltanto in questo: è debole in confronto
alla preghiera del suo popolo”.
“Il culmine della forza di Dio, della salvezza
di Dio – spiega il Papa - è “nell’Incarnazione del Verbo”. Quindi, rivolgendosi ai
canonici di San Pietro, ricorda che il loro “lavoro è proprio bussare al cuore di
Dio”, “pregare, pregare il Signore per il popolo di Dio”. E i canonici a San Pietro,
“proprio nella Basilica più vicina al Papa” dove giungono tutte le preghiere del mondo,
raccolgono queste preghiere e le presentano al Signore: questo “è un servizio universale,
un servizio di Chiesa”:
“Voi siete come la vedova: pregare, chiedere, bussare
al cuore di Dio, ogni giorno. E non si addormentava mai la vedova quando faceva questo,
era coraggiosa. E il Signore ascolta la preghiera del suo popolo. Voi siete rappresentanti
privilegiati del popolo di Dio in questo ruolo di pregare il Signore, per tanti bisogni
della Chiesa, dell’umanità, di tutti. Vi ringrazio per questo lavoro. Ricordiamo sempre
che Dio ha una forza, quando Lui vuole che cambi tutto. ‘Tutto fu modellato di nuovo’
dice. Lui è capace di modellare tutto di nuovo, ma ha anche una debolezza: la nostra
preghiera; la vostra preghiera universale vicina al Papa in San Pietro. Grazie di
questo servizio e andate avanti così per il bene della Chiesa”.