2013-11-16 08:04:26

Libia: miliziani sparano sui manifestanti, 31 morti e 285 feriti. Il premier Zeidan:“Le milizie lascino la capitale”


Nuova fiammata di violenze in Libia. Ieri la capitale Tripoli è stata teatro degli scontri più violenti dalla caduta del regime di Gheddafi. Almeno 31 persone sono morte e 285 sono rimaste ferite, dopo che un gruppo di miliziani reduci della rivoluzione, ha aperto il fuoco su dimostranti che protestavano contro di loro. Il Servizio di Marco Guerra:RealAudioMP3

La situazione resta tesa nelle strade di Tripoli dove ieri è avvenuto l’eccidio dei manifestanti che dimostravano pacificamente contro la milizia armata di Misurata che controlla il quartiere Gharghur. I miliziani che hanno aperto il fuoco sulla folla che, in secondo momento, è tornata armata e per ritorsione ha tentato di assaltare la sede dei ribelli e di darle fuoco. Testimoni raccontano di scene da guerriglia urbana con sparatorie e esplosioni. La manifestazione era stata indetta per chiedere al governo di integrare nell’esercito nell'esercito regolare le milizie oppure il loro scioglimento. L’imperversare senza regole di questi gruppi armati resta infatti uno dei problemi principali della Libia del post-Gheddafi. Il premier Zeidan, sequestrato e liberato dopo poche ore alcune settimane fa da una di queste frange di guerriglieri, ha ordinato a tutte le milizie di lasciare Tripoli, senza eccezione alcuna, definendo la situazione “pericolosa”. Ma al momento non si è verificato alcun effetto di questo ordine e la situazione di caos si continua riscontrare anche in altre aree del Paese: da giorni la protesta dei berberi blocca infatti la distribuzione di gas e petrolio dall'impianto di Mellitah, gestito dall'Eni e dalla compagnia petrolifera nazionale libica (Noc).







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