2013-11-16 15:14:46

Immmigrazione, quella "reale" e quella "percepita"


RealAudioMP3 Nonostante il periodo di crisi, nel 2012 in Italia si è registrato un aumento, seppur modesto, della presenza straniera. La tendenza generale è a un insediamento stabile degli immigrati, ma allo stesso tempo cresce il bisogno di integrazione che resta ancora in parte insoddisfatto. Sono le linee generali che emergono dal Dossier statistico immigrazione 2013, intitolato "Dalla discriminazione ai diritti", il primo realizzato dalla redazione del Centro Studi e Ricerche Idos in collaborazione con l'Unar, l'Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali della Presidenza del Consiglio. "In un perido di crisi vedere che l'immigrazione è aumentata di 180mila unità e che gli immigrati tendano a un insediamento stabile non è una cosa da poco", commenta Franco Pittau, direttore del Centro Idos. "Significa che l'Italia è un paese non di seconda scelta. Si creano nuove famiglie, l'incidenza dei minori è del 23% - fra gli italiani è solo del 16% - per quasi 1 milione di unità, di cui 800mila frequentano la scuola. Ciò significa che l'immigrazione è una dimensione normale della società e non è collegata solo alla prosperità economica". Ma questa acclarata strutturalità dell'immigrazione, spiega il Dossier, evidenzia ancora di più le difficoltà sul fronte dell'integrazione e dell'inclusione. "Si è creato una sorta di scarto fra l'immigrazione reale e quella virtuale", spiega Marco De Giorgi, direttore dell'Unar. "Al di là dei dati reali positivi, riportati nel Dossier, c'è uno stereotipo diffuso nell'opinione pubblica che non coincide con la realtà dei tanti immigrati che lavorano onestamente, pagano i contributi e contribuiscono alla crescita dell'Italia. La missione dell'Unar è proprio ridurre lo scarto fra l'immigrazione percepita e l'immigrazione reale, diffondendo conoscenza". Il Dossier afferma che nel 2011 gli introiti dello Stato riconducibili agli immigrati sono stati pari a 13,3 miliardi di euro. Mentre le uscite sostenute per loro sono state di 11,9 miliardi. Con una differenza in positivo per il sistema Paese di 1,4 miliardi. "Quando spendiamo per gli immigrati - commenta Pittau - non solo rispettiamo la loro dignità, ma aiutiamo persone che per ora versano nelle nostre casse, con contributi pensionistici e tasse, più di quanto poi prelevano. Nel settore pensionistico versano 7 miliardi e attualmente non riscuotono pensione. Visti i disagi che vive l'Inps è una cosa assai positiva". (A cura di Fabio Colagrande)







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