Cittadini contro il racket: cresce a Palermo il movimento "Addiopizzo"
Il coraggio di voler cambiare e di costruire un mondo migliore parte anche dalla lotta
alla mafia e dall’impegno contro il racket. E’ questo l’obiettivo del movimento “Addiopizzo”,
che nasce a Palermo nel 2004. Da allora ci sono 826 negozi e imprese pizzo-free, 10.455
consumatori che li sostengono con i loro acquisti, e 176 scuole coinvolte nella formazione
antiracket. Silvia Buzzone, attivista dell’associazione, racconta al microfono
di Maria Cristina Montagnaro com’è nata l’idea:
R. - E’ nata
nel 2005 da un gruppo di ragazzi che inizialmente non avevano l’idea di creare una
associazione. Erano un gruppo di ragazzi che avevano l’intenzione di aprire un pub
a Palermo e si sono posti un problema: “Se ci vengono a chiedere il pizzo, noi che
cosa facciamo?”. Ovviamente si sono risposti subito che non lo avrebbero mai pagato,
proprio perché figli di quegli anni che hanno condannato Palermo per le stragi di
Falcone e Borsellino. Uno di loro poi, durante la notte, ha pensato a questa frase:
“Un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità!”. E hanno deciso così,
qualche giorno dopo, di stimolare in qualche modo la coscienza dei cittadini palermitani,
attaccando questi adesivi listati a lutto con questa frase.
D. - Qual è il
vostro messaggio?
R. - Far capire alla gente che il pizzo e la mafia sono un
qualcosa che riguarda tutti, non riguarda soltanto le attività commerciali: se io
compro qualcosa da un commerciante che paga il pizzo, indirettamente lo pago anche
io!
D. - Cosa fate, in concreto, per aiutare i commercianti a non piegarsi
al racket?
R. - Cerchiamo di fare attività di sensibilizzazione a 360 gradi.
Noi partiamo dalle attività nelle scuole, perché siamo assolutamente convinti che
lì sieda una buonissima potenzialità: cerchiamo di stimolare i giovani e le altre
persone. Gli stessi bambini sono tornati a casa, chiedendo ai propri genitori: “Papà,
ma tu il pizzo lo paghi?”. Il genitore, che effettivamente era un commerciante e che
effettivamente lo pagava, sentendosi messo a nudo di fronte a questa domanda, alla
quale non sapeva o meglio non voleva rispondere, ha deciso di denunciare, ha deciso
di entrare nella lista di “Addiopizzo”.
D. - Con la crisi com’è cambiata la
situazione dell’estorsione a Palermo?
R. - Paradossalmente la crisi ci ha,
in qualche modo, aiutato: il commerciante al momento è assolutamente strozzato dall’economia,
è strozzato dalla crisi e dalle tasse e quindi la richiesta che viene fatta - che
è senza motivo ovviamente! - da parte dell’estorsore, viene messa da parte. Viene
condotta - diciamo - una sorta di ribellione, perché effettivamente il commerciante
mentre prima poteva pagare quella cifra, sentendosi più sicuro, adesso non lo fa più
perché - anche volendo - effettivamente non ci arriva.
D. - Quindi è spinto
a denunciare?
R. - Sì! Alcune attività commerciali hanno chiuso, però ha dato
anche una spinta a chi voleva ribellarsi a dire “no!”. Ci farebbe piacere che questo
messaggio possa essere un incentivo per conoscere meglio quella parte di Sicilia,
quella parte di Palermo che non si è abbassata e non si è adagiata su quelle che erano
le negatività ma che vogliono anzi cambiarle nelle piccole azioni, nella responsabilità
di ogni giorno, nella quotidiana. Fare antimafia riguarda tutti e può essere fatta
anche un piccolo gesto di responsabilità, come quello di acquistare da quei commercianti
che non pagano il pizzo!