Cile al voto per le presidenziali. Favorita Michelle Bachelet
Domenica di voto in Cile, dove i cittadini sono chiamati a scegliere il nuovo presidente
della Repubblica. La grande favorita è Michelle Bachelet, alla guida della coalizione
di centro-sinistra e già presidente fra il 2006 e il 2010. Staccata di diversi punti
nei sondaggi Evelyn Matthei, candidata del fronte conservatore e ministro del lavoro
del governo uscente del presidente Sebastian Pinera. Per il quadro della situazione
politica Marco Guerra ha intervistato il collega cileno Luis Badilla:
R. - È molto
probabile che la Bachelet torni alla presidenza della Repubblica, però non lo possiamo
dare per scontato del tutto, perché sicuramente occorrerà il secondo turno. È vero
che la distanza fra la Bachelet e la candidata più vicina a lei la concorrente più
pericolosa, la signora Matthei, è di dieci punti, però è anche vero che la Bachelet
si ferma al 32-33 per cento. È chiarissimo, naturalmente, che nel secondo turno la
Bachelet – appunto - vincerà le elezioni; però tra una trentina di giorni.
D.
- Chi è Michelle Bachelet? Perché il popolo ripone così tanta fiducia in lei?
R.
– La prima volta le era stata chiesta una modifica alla Carta costituzionale, perché
potesse ricandidarsi subito. Inoltre, ha lasciato un bel ricordo per quanto riguarda
la sua politica sociale, tanto che nella sua campagna è tornata ad insistere molto
sulle diseguaglianze sociali in Cile. Occorre più giustizia sociale, occorre abbattere
l’iniquità, che è il dramma del Cile, anche perché il Paese si presenta con le carte
in regola: una crescita del 4,9 per cento, un tasso di disoccupazione intorno al 5-6
per cento, e fra i tre Paesi dell’America Latina è quello che cresce di più. È molto
stabile dal punto di vista della politica macro economica, i conti fiscali sono in
regola … Il secondo punto che lei ha messo al centro è quello di fare una nuova Carta
costituzionale per affrontare i problemi gravi che riguardano il funzionamento del
Parlamento, il costo della politica, l’elezione dei parlamentari.
D. - Quali
sono le sfide principali che dovrà affrontare la nuova squadra di governo che sarà
designata dal presidente?
R. - Politiche sociali capaci di raddrizzare la deriva
dell’ingiustizia sociale che in Cile ha creato molti danni soprattutto tra i giovani,
in particolare tra gli studenti. In Cile studia chi ha denaro e chi se lo può permettere
può avere accesso all’educazione. D’altra parte dovrà essere migliorato il sistema
sanitario e, inoltre, come sfida interna, dovrà affrontare i problemi istituzionali,
costituzionali del Paese e rivedere le regole del gioco perché ormai quelle che esistono
sono anacronistiche.
D. - E sullo scacchiere regionale cosa comporterà questa
vittoria annunciata della Bachelet? Cambierà qualcosa?
R. – Dovrebbe essere
rinforzato quel polo che si è creato negli ultimi 18 mesi, al quale partecipano il
Messico, la Colombia e il Perù che insieme al Cile sono i Paesi che registrano una
crescita economica maggiore, dove la crisi internazionale, economica e finanziaria
ha colpito in modo più “soft”. All’interno di questo gruppo al Cile spetta una leadership
molto rilevante per il prestigio del governo della Bachelet e per la posizione economica
- visti gli indici macroeconomici che registra - che il Paese ha in questo momento.
D.
- Qual è la posizione della Chiesa cattolica in questo quadro politico?
R.
- Pochi giorni fa, a conclusione della plenaria, i vescovi hanno redatto un documento
nel quale tornano su queste elezioni e dicono sostanzialmente che per prima cosa bisogna
andare a votare, perché – come aggiungono - votare è una questione etica. In secondo
luogo, parlano della vita e dell’importanza che ricopre nel discernimento che devono
fare i cattolici nel votare la difesa integrale della vita, dal concepimento fino
al suo termine naturale; in terzo luogo, c’è la famiglia: occorre mettere al centro
di tutte le politiche, in particolare quelle che vogliono correggere l’iniquità sociale,
la centralità della famiglia. I vescovi cileni dicono: “La nazione è come ogni singolo
abitante, ogni singolo abitante è come la famiglia”.