Algeria, restaurata la Basilica di Sant'Agostino a Ippona. Mons. Desfarges: presenti
per servire
E’ stata restaurata grazie al contributo di istituzioni di diverse nazionalità, di
organismi religiosi e di gente comune. La basilica di Sant’Agostino di Annaba, l’antica
Ippona, in Algeria, ha una luce nuova ora che i lavori, iniziati circa tre anni fa,
sono terminati. All’inaugurazione, il mese scorso, c’erano autorità politiche, algerine
e di altri Paesi, imam, benefattori, cristiani e musulmani, concordi nel riconoscere
nel monumento dedicato a Sant’Agostino un patrimonio storico, religioso e architettonico
dove si incontrano Oriente ed Occidente. Tiziana Campisi ne ha parlato con
mons. Paul Desfarges, vescovo della diocesi di Costantina che oggi ingloba
quella di Ippona, un tempo sede vescovile di Agostino:
R. – Je crois
que maintenant de plus en plus les algériens sont fièrs de … Credo che oggi gli
algerini siano più fieri di annoverare Sant’Agostino tra i loro antenati. Sant’Agostino
ormai fa parte della genealogia degli algerini …
D. – Un monumento cristiano
che ha beneficiato di contributi provenienti da diverse istituzioni e da benefattori
anche musulmani, come leggere tutto questo?
R. – Pour moi, le montage financier
complexe est vraiment un signe … Per me, questo finanziamento un po’ complesso
è veramente un segno: è un bell’esempio di solidarietà, di questi rapporti di convivenza
cristiano-musulmana che si estende da Nord a Sud, che si è manifestato perfino nell’aspetto
finanziario.
D. – Per gli algerini, la Basilica di Sant’Agostino, sulla collina
della città di Annaba, è “Lala Bouna”, la madre buona: qual è il senso di questa espressione?
R.
– La basilique est sur une colline, elle domine un peux Annaba. … La Basilica si
trova su una collina e domina un po’ Annaba. Penso che in quel luogo si celebrassero
dei culti già prima del cristianesimo. Ma come si sa, per molti cristiani e anche
per molti musulmani, nel momento stesso in cui esiste da qualche parte un santuario,
è “Lala”, quindi la si è chiamata “Lala Bouna” che sta per “la buona madre”, ma anche
“Maria”, senza farsi troppe domande, soltanto nella consapevolezza che si tratta di
un santuario. Inoltre, bisogna aggiungere che a fianco alla Basilica – da prima ancora
che la basilica fosse edificata – c’è la Casa delle Piccole Sorelle dei Poveri che
accoglie persone di famiglie molto modeste o persone senza famiglia o che veramente
non hanno nulla di cui vivere. Le Piccole Sorelle accolgono queste persone disagiate
- anche musulmani - e gli algerini sono molto generosi, fanno molte donazioni. Quindi,
questa collina è contraddistinta dalla presenza del santuario, dalla Casa delle Piccole
Sorelle dei Poveri e anche dal presbiterio dei Padri Agostiniani: è questo “Lala Bouna”.
E’ veramente un luogo santo, un luogo di benedizione. Ed è vero che molte delle persone
che vengono nella Basilica fanno veramente un’esperienza di silenzio, di grazia …
Le persone vengono, sanno di venire in un luogo santo, un luogo benedetto. In questo
luogo sono state concesse delle grazie. Ecco, è tutto questo insieme “Lala Bouna”.
Spero che ora i pellegrini trovino il coraggio di tornare, più numerosi, per fare
un pellegrinaggio sui passi di Sant’Agostino.
D. – L’inaugurazione della basilica
di Sant’Agostino apre una nuova stagione nella diocesi di Costantina, dove si trova
la città di Annaba?
R. – Disons que ça permet de continuer sur des bonnes bases.
… Diciamo che questo permette di continuare su buone fondamenta. Per la nostra
Chiesa abbiamo istituito un Anno Agostiniano prendendo spunto dalla giornata del 19
ottobre; poi, il 2 maggio 2014 ci sarà un’altra grande giornata, perché celebreremo
il quinto anniversario dell’elevazione del Santuario di Sant’Agostino a Basilica:
quindi, sarà un anno agostiniano. E’ un po’ un “soffio” agostiniano per tutta la nostra
Chiesa. Credo che sia ancora una volta un segno per gli algerini: la nostra Chiesa
è sempre là, continua ad essere presente ed a servire.
D. – Quale sguardo hanno
gli algerini verso Papa Francesco e i primi mesi del suo pontificato?
R. –
Un très bon regard. Voyez, notre peuple algérien est vraiment à … Ne hanno un’ottima
impressione. Vede, il nostro popolo algerino è veramente in sintonia con quello che
accade nel mondo. Papa Francesco ha avuto un’accoglienza molto benevola, colmo di
simpatia. Quando cammino per la strada, la gente mi dice: “Ah, questo Papa, è bravo”!
Sento molte espressioni di questo tipo. Le sue parole, i suoi gesti toccano, toccano
tutti, toccano i cuori; perché semplicemente sono gesti umani, fraterni. Papa Francesco
è accolto molto, molto bene; la sua testimonianza contribuisce alla convivialità.
D.
– Cosa direbbe Sant’Agostino oggi della partecipazione fraterna per il restauro della
“sua” basilica?
R. – Ah, je lui a posé la question et je crois qu’il nous dirait
ce qu’il disait … Ah, qualche volta gliel’ho chiesto! Credo che ci direbbe quanto
diceva ai suoi fedeli, a suo tempo: “Per noi, vivere è amare. La nostra vita è gioia,
è moto del cuore per tutti”. Penso che ci ripeterebbe: “Continuate ad amare. Il rapporto
fraterno non è solamente un rapporto uomo-uomo, è un rapporto con Dio e in
Dio”. E ci direbbe anche: “L’amore, quando arriva fino in fondo, non è solamente l’amore
tra le persone che si accettano, ma arriva fino ad amare il nemico”. Sant’Agostino
diceva: “Impara ad amare il tuo nemico: nella misura in cui l’amore cresce in te,
riportandoti, riconducendoti alla somiglianza con Dio, esso si diffonderà sul tuo
nemico, affinché tu sia somigliante a Colui che fa splendere il sole sui buoni e sui
cattivi”. Questo diceva Sant’Agostino. E ciò tocca anche gli algerini.