"La finestra sulla strada": pubblicata autobiografia di don Vinicio Albanesi, presidente
di Capodarco
Un “prete di strada”, che vive la vita con curiosità e che, lungo il suo percorso,
ha conosciuto e condiviso tante storie di disagio e di sofferenza. E’ così che si
descrive don Vinicio Albanesi, marchigiano, 70 anni compiuti da poco, nell’autobiografia
“La finestra sulla strada”. Edito da Ancora, il volume è stato presentato di recente
al Salone dell’editoria sociale a Roma. “Ho fatto fatica ad incontrare Dio, ci ho
messo trent’anni, ma poi l’ho scoperto” scrive don Vinicio, parroco, presidente della
Comunità di Capodarco, insegnante di diritto canonico e giudice del Tribunale ecclesiastico
regionale delle Marche. Adriana Masotti lo ha intervistato, chiedendogli di
raccontarci qualcosa di più di questo speciale incontro:
R. – E’ stato
un lungo, lungo e anche doloroso cammino, perché fatto di paure, di sensi di colpa,
per poi andare verso su, nell’alto dei Cieli e incontrare il Volto, perché è un Volto
particolare, personale: è il risultato della tua storia e delle domande che tu ti
poni.
D. – E qual è il Volto del Dio di don Vinicio?
R. – È un Dio misericordioso,
un Dio amante della vita che ha creato le cose e quindi ha cura delle cose e che per
questo perdona, per questo aiuta, perché dopo la creazione che ha fatto per gratuità
continua a seguire il mondo che Lui ha creato. Quindi, se Lui ha fatto così, e se
voglio dialogare con Lui, mi devo mettere sulla sua stessa lunghezza d’onda.
D.
– L’incontro con Dio e l’incontro con l’uomo, e con l’uomo più in difficoltà …
R.
– C’è un’espressione di San Tommaso che dice: ama Dio e ama il prossimo. Sono due
comandamenti o uno solo? La risposta che San Tommaso dà nella Summa Teologica
dice: è un solo comandamento, ma amando Dio non puoi non amare ciò che Lui ha amato.
Allora, amando Dio amo la sua creazione e amando la creazione, al contrario, non posso
che amare Dio. Quindi, quella distinzione tra “ama Dio” e “ama il prossimo” in realtà
è pedagogica, non è reale. Perché l’unica realtà è “ama Dio”, ma naturalmente, per
amare Dio attraversi la vita, attraversi il prossimo, attraversi le vicende umane
senza le quali non ha senso amare Dio.
D. – La vita condivisa con i disabili,
con i tossicodipendenti, con le persone con problemi, che vita è stata e continua
ad essere?
R. – È una vita fatta di prospettive e quindi di grande speranza
e anche di grande fiducia. Attraverso questa vita tu vedi il miracolo, perché a volte
assisti ad un vero miracolo; però, assisti anche alla sconfitta, e allora ti rendi
conto di non essere onnipotente ma nemmeno impotente. Metti a disposizione
ciò che hai per liberare l’altro dai limiti che ha, perché ritrovi la sua vita, il
suo futuro, i suoi sogni …
D. – Queste storie incontrate, queste persone incontrate
sono stati i punti di riferimento per la sua vita?
R. – No. Il punto di riferimento
è sempre stato il progetto … questo potrebbe sembrare un orgoglio, ma io l’ho sempre
vissuto come il progetto di Dio. Due frasi di Gesù: “Sono venuto per i malati
e non per i sani”; “sono venuto per i peccatori e non per coloro che stanno nella
giustizia”. Quindi tutto il cristianesimo l’ho interpretato come risposta ai mali
del mondo, sia ai mali fisici sia ai mali spirituali, per riportare ad armonia quel
Creato che Dio aveva nella sua mente. Quindi, quasi una via obbligata che Dio ci indicava.
D.
– Il suo impegno nel sociale, nel politico e l’attenzione all’informazione, attraverso
ad esempio la promozione di Seminari per giornalisti e dell’Agenzia Redattore Sociale:
aspetti di una stessa medaglia, cioè combattere in nome dei più deboli?
R.
– Sì, perché c’è una dignità da difendere e quando c’è da difendere occorrono due
elementi: uno, comunicare idee, e l’altro, cercare di attuarle. Queste due cose vanno
di pari passo.
D. – “La finestra sulla strada”: è il titolo della sua autobiografia.
Una breve spiegazione …
R. – Semplicemente “La finestra sulla strada” è l’inizio
del libro, perché il libro dice proprio: “Dalla finestra della casa delle mie zie,
leggevo, vedevo …”, eccetera. Ma è anche emblematico di uno sguardo che va oltre sé;
sulla strada poi si incontrano le creature, ma si incontra Dio stesso.