2013-11-15 16:49:59

"La finestra sulla strada": pubblicata autobiografia di don Vinicio Albanesi, presidente di Capodarco


Un “prete di strada”, che vive la vita con curiosità e che, lungo il suo percorso, ha conosciuto e condiviso tante storie di disagio e di sofferenza. E’ così che si descrive don Vinicio Albanesi, marchigiano, 70 anni compiuti da poco, nell’autobiografia “La finestra sulla strada”. Edito da Ancora, il volume è stato presentato di recente al Salone dell’editoria sociale a Roma. “Ho fatto fatica ad incontrare Dio, ci ho messo trent’anni, ma poi l’ho scoperto” scrive don Vinicio, parroco, presidente della Comunità di Capodarco, insegnante di diritto canonico e giudice del Tribunale ecclesiastico regionale delle Marche. Adriana Masotti lo ha intervistato, chiedendogli di raccontarci qualcosa di più di questo speciale incontro:RealAudioMP3

R. – E’ stato un lungo, lungo e anche doloroso cammino, perché fatto di paure, di sensi di colpa, per poi andare verso su, nell’alto dei Cieli e incontrare il Volto, perché è un Volto particolare, personale: è il risultato della tua storia e delle domande che tu ti poni.

D. – E qual è il Volto del Dio di don Vinicio?

R. – È un Dio misericordioso, un Dio amante della vita che ha creato le cose e quindi ha cura delle cose e che per questo perdona, per questo aiuta, perché dopo la creazione che ha fatto per gratuità continua a seguire il mondo che Lui ha creato. Quindi, se Lui ha fatto così, e se voglio dialogare con Lui, mi devo mettere sulla sua stessa lunghezza d’onda.

D. – L’incontro con Dio e l’incontro con l’uomo, e con l’uomo più in difficoltà …

R. – C’è un’espressione di San Tommaso che dice: ama Dio e ama il prossimo. Sono due comandamenti o uno solo? La risposta che San Tommaso dà nella Summa Teologica dice: è un solo comandamento, ma amando Dio non puoi non amare ciò che Lui ha amato. Allora, amando Dio amo la sua creazione e amando la creazione, al contrario, non posso che amare Dio. Quindi, quella distinzione tra “ama Dio” e “ama il prossimo” in realtà è pedagogica, non è reale. Perché l’unica realtà è “ama Dio”, ma naturalmente, per amare Dio attraversi la vita, attraversi il prossimo, attraversi le vicende umane senza le quali non ha senso amare Dio.

D. – La vita condivisa con i disabili, con i tossicodipendenti, con le persone con problemi, che vita è stata e continua ad essere?

R. – È una vita fatta di prospettive e quindi di grande speranza e anche di grande fiducia. Attraverso questa vita tu vedi il miracolo, perché a volte assisti ad un vero miracolo; però, assisti anche alla sconfitta, e allora ti rendi conto di non essere onnipotente ma nemmeno impotente. Metti a disposizione ciò che hai per liberare l’altro dai limiti che ha, perché ritrovi la sua vita, il suo futuro, i suoi sogni …

D. – Queste storie incontrate, queste persone incontrate sono stati i punti di riferimento per la sua vita?

R. – No. Il punto di riferimento è sempre stato il progetto … questo potrebbe sembrare un orgoglio, ma io l’ho sempre vissuto come il progetto di Dio. Due frasi di Gesù: “Sono venuto per i malati e non per i sani”; “sono venuto per i peccatori e non per coloro che stanno nella giustizia”. Quindi tutto il cristianesimo l’ho interpretato come risposta ai mali del mondo, sia ai mali fisici sia ai mali spirituali, per riportare ad armonia quel Creato che Dio aveva nella sua mente. Quindi, quasi una via obbligata che Dio ci indicava.

D. – Il suo impegno nel sociale, nel politico e l’attenzione all’informazione, attraverso ad esempio la promozione di Seminari per giornalisti e dell’Agenzia Redattore Sociale: aspetti di una stessa medaglia, cioè combattere in nome dei più deboli?

R. – Sì, perché c’è una dignità da difendere e quando c’è da difendere occorrono due elementi: uno, comunicare idee, e l’altro, cercare di attuarle. Queste due cose vanno di pari passo.

D. – “La finestra sulla strada”: è il titolo della sua autobiografia. Una breve spiegazione …

R. – Semplicemente “La finestra sulla strada” è l’inizio del libro, perché il libro dice proprio: “Dalla finestra della casa delle mie zie, leggevo, vedevo …”, eccetera. Ma è anche emblematico di uno sguardo che va oltre sé; sulla strada poi si incontrano le creature, ma si incontra Dio stesso.







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