Iraq. Mons. Sako: visti facili per espatriare, forse c'è un piano per allontanare
i cristiani
Mentre l’Iraq conta i morti dell’ennesima strage di sciiti – oltre 40 uccisi in diversi
attentati, nel giorno della loro importante festa religiosa dell’Ashura – la Chiesa
nel Paese è molto preoccupata per la continua emorragia di cristiani. Il patriarca
caldeo, mons. Louis Sako, stigmatizza il fenomeno dei “visti facili” concessi
dalle ambasciate e denuncia la possibile esistenza di un “piano” inteso a favorire
il flusso delle famiglie cristiane all’estero. Le sue parole al microfono di Hélène
Destombes:
R. – Ogni giorno,
ci sono famiglie che lasciano il Paese sia qui a Baghdad, ma anche nel Nord del Kurdistan.
E’ un fenomeno veramente molto preoccupante. Non si capisce perché: in questo periodo
non ci siano pressioni contro i cristiani. E’ vero che c’è tensione fra sunniti e
sciiti, ma per quanto riguarda i cristiani finora non è successo niente. Se tutti
i cristiani se ne vanno, dunque, che cosa rimane? Se rimane lì solo qualche famiglia,
la loro presenza non avrà alcun impatto e sarà una presenza molto fragile. Durante
tutta la nostra storia ci sono stati problemi, anche persecuzioni, ma i nostri padri
non hanno lasciato il loro Paese. E c’è anche una testimonianza cristiana, c’è un
dovere: se noi siamo cristiani, dobbiamo restare lì anche come missionari, riflettere
i valori del Vangelo. Noi vescovi siamo preoccupati di questo fenomeno. Ci sono ambasciate
che danno facilmente il visto a questi cristiani, ma anche ai non cristiani. Noi siamo
contro il fenomeno, ma non se ci sono casi seri.
D. – Come spiegate questa
moltiplicazione di visti, che sono stati dati ai cristiani dalle ambasciate?
R.
– Forse c’è qualcosa, c’è un piano dietro, perché anche durante le difficoltà che
abbiamo vissuto, le ambasciate non hanno dato questi visti. La gente è andata in Siria,
in Libano, in Turchia, in Giordania e ci sono ancora delle persone che aspettano lì.
D.
– Quali sono le misure concrete che pensate di mettere in atto per combattere questo
fenomeno?
R. – Noi durante le omelie parliamo sempre e incoraggiamo la gente
a rimanere. Facciamo ciò che possiamo per l’alloggio e per il lavoro. La settimana
scorsa ho presentato più di 150 nomi di giovani al governo per un lavoro. Aiutiamo
la gente povera, quando viene qui. Stiamo facendo il possibile, ma non possiamo fare
miracoli. Anche nel Nord ci sono case date gratuitamente alle famiglie che hanno paura
o che sono andate lì. Bisogna avere pazienza, ma anche avere fiducia nell’avvenire.