Filippine. Save the Children: allarme per migliaia di bambini rimasti orfani
I feriti gravi, le donne in attesa, i neonati e i bambini saranno le priorità di intervento
per lo staff medico di "Save the Children" in arrivo nelle Filippine, colpite dal
tifone Hayan. La mancanza di un posto sicuro, di cibo e di acqua potabile rende ancora
più drammatica la situazione per quasi quattro milioni di bambini colpiti da questo
dramma. Minori che spesso sono rimasti soli e che rischiano di finire in mano a trafficanti
senza scrupoli, che potrebbero indirizzare i piccoli verso il mercato delle adozioni
irregolari o peggio ancora verso il traffico di organi o il mercato della prostituzione.
Salvatore Sabatino ha intervistato Marco Guadagnino, portavoce progetti
internazionali di Save the Children:
R. – Al momento,
non abbiamo conferme di dati sul numero di sfollati, quindi immaginate che è impossibile
capire anche quanti sono gi orfani che in questo momento hanno bisogno di protezione.
La cosa certa è che, così come in tutte le situazioni di conflitto o disastri naturali,
il rischio che questi bambini rientrino in un meccanismo di traffico di esseri umani
è altissimo. È indispensabile iniziare - e lo stiamo già facendo con le autorità locali
- un percorso di tracciamento, di riunificazione dei gruppi familiari. È necessario
che i team che in questo momento lavorano in ambito di protezione si occupino
di quei bambini – adesso li stiamo vedendo anche in alcuni immagini, ce lo stanno
confermando i nostri team sul posto – non avendo nulla sono per strada e chiedono
l’elemosina. Sono soggetti estremamente vulnerabili per i trafficanti senza scrupolo
che in questi casi, purtroppo, intervengono immediatamente.
D. – Un rischio
altissimo, soprattutto in un Paese come le Filippine dove, ricordiamo, secondo l’Unicef
già prima della tragedia c’erano tra i 60 mila e i 100 mila bambini vittime di tratta
a scopo di sfruttamento sessuale. Un fenomeno davvero odioso…
R. – È un fenomeno
odioso. Immaginate che in questo momento questi bambini sono molto spesso dislocati
in rifugi, senza luce, senza protezione. La minima sicurezza in alcune di queste aree
non è garantita e ovviamente questi bambini sono a rischio. Bisogna immediatamente
intervenire, perché sia prevenuto ogni atto di violenza su questi minori che già stanno
vivendo un dramma e che sono traumatizzati da una situazione assolutamente devastante.
D.
– Altra emergenza riguarda gli ottomila bambini nelle zone colpite dal disastro che
nasceranno da qui a Natale, quindi evidentemente queste donne hanno bisogno di un
supporto concreto per portare avanti la loro gravidanza …
R. – Si, questi bambini
devono nascere in un contesto di sicurezza. Le donne devono essere messe in grado
di partorire questi bambini in contesti sanitari che siano accoglienti, igienici,
funzionali. A questo scopo, Save the Children ha inviato un team di medici
che si occuperà in particolare – insieme a tutta la struttura degli aiuti internazionali
che in questo momento sta operando – di salute materna infantile, di prima infanzia,
di sostenere le donne che da adesso ai prossimi mesi – pensate, in questo momento
nell’area del tifone ci sono 90 mila donne incinte – partoriranno in queste situazioni
in cui mancano le strutture ospedaliere. La metà di tutte le strutture ospedaliere
è completamente distrutta. Quindi, bisogna intervenire immediatamente anche in questo
ambito.