Cala per il nono mese consecutivo il Pil dell'Italia
Frena il calo del Pil italiano, che mantiene però il segno negativo anche nel terzo
trimestre dell'anno. Lo certifica l’Eurostat, che fornisce i dati sull’economia in
Europa. La "maglia nera" va a Cipro con un -0,8%, e a Italia e Francia con un -0,1%.
A livello europeo, l’economia conferma il segno positivo anche se rallenta rispetto
al progresso del trimestre precedente. Il dato italiano viene poi confermato anche
dall’Istat: si tratta del nono calo consecutivo. Confesercenti da parte sua dice:
siamo ancora in recessione. Debora Donnini ha chiesto un commento a Tommaso
Cozzi, docente di Economia all’Università di Bari:
R. – Sicuramente,
siamo ancora in una fase recessiva. Credo sia ancora presto per poter guardare con
serenità al futuro. Certo, il calo del Pil dello 0,1 rispetto al trimestre precedente
è comunque un calo consecutivo. E’ vero che questo calo è conseguente alla diminuzione
del valore aggiunto del settore dell’agricoltura e dei servizi, però è anche vero
che nell’industria si cominciano a vedere i primi trend positivi. Credo che bisognerà
essere molto prudenti prima di parlare di uscita dalla recessione. Questi, infatti,
sono dati che comunque sono fortemente rappresentativi di uno stato di fatto, che
riguarda l’economia nel suo insieme.
D. - Ci sono Paesi come la Finlandia
e l’Estonia, la Germania o il Belgio con un Pil con segno positivo. Come mai l’Italia
ancora non riesce a rilanciare la ripresa?
R. – C’è da considerare che ogni
nazione ha posto in essere interventi diversificati. Se guardiamo i dati di Bruxelles,
addirittura notiamo che il Portogallo ha il segno positivo. Ma se andiamo a guardare
gli interventi che sono stati effettuati, per esempio in Portogallo e Spagna, ci accorgiamo
come ci siano stati dei tagli dei costi del lavoro e delle retribuzioni, sia nel pubblico
impiego sia nel privato, che definire "feroci" è un eufemismo. Gli interventi nella
nostra nazione sono stati, se vogliamo, in qualche maniera, più morbidi. Se invece
facciamo riferimento a nazioni come l’Olanda, che ha appunto registrato già il segno
positivo, c’è da dire che l’Olanda non aveva i problemi di tipo infrastrutturale,
di tipo anche lavorativo, che invece noi ormai ci portiamo dietro da oltre un trentennio.
Quindi, questi dati vanno interpretati individualmente e sono dati relativi. Bisogna
vedere da quale punto si parte.
D. – Di fronte a questa situazione, secondo
lei, la Legge di stabilità di cui si sta discutendo potrà aiutare l’Italia?
R.
– Certamente, la legge di stabilità potrà dare un grosso contributo all’inizio della
ripresa. E’ evidente che se la legge di stabilità, però, dovesse rappresentare, come
spesso è accaduto nella nostra nazione, più che altro un compromesso politico e non
delle scelte di fondo sull’economia, purtroppo avremo una legge di stabilità molto
timida. C’è da dire che guardando con attenzione i dati emanati dall’Istat che, a
sua volta, riprende i dati emanati direttamente dalla Commissione Europea, la stessa
Commissione prevede l’inizio di una ripresa più strutturale non prima del 2015.