Prima visita di Papa Francesco al Quirinale. E' il terzo incontro con Napolitano
Questa mattina Papa Francesco sta compiendo la sua prima visita al Quirinale. A fornire
alcuni particolari sulla visita, il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico
Lombardi. Il servizio di Debora Donnini:
Oggi, per la
prima volta, Papa Francesco si è recato al Quirinale. E' giunto poco prima delle 11
nel Cortile d'onore del Palazzo presidenziale, dove lo attendevano il seguito, arrivato
poco prima. Quindi, un colloquio privato fra il Papa e il Presidente della Repubblica
italiana Giorgio Napolitano nello studio del capo di Stato che è ancora in corso.
Contemporaneamente si sta svolgendo l'incontro delle due delegazioni, guidate per
la Santa Sede da mons. Angelo Becciu, sostituto alla Segreteria di Stato, e per l'Italia
dal premier Enrico Letta. Subito dopo, nella Sala degli Arazzi, ci sarà lo scambio
dei doni. Quindi, il Papa incontrerà i presidenti di Senato, Camera e Corte Costituzionale,
e successivamente si raccoglierà in preghiera nella Cappella dell'Annunziata. I discorsi
ufficiali del Presidente e del Pontefice verranno pronunciati nel Salone delle Feste,
presumibilmente attorno alle 12. Dopo, il Papa visiterà la Cappella Paolina e nel
Salone dei Corazzieri incontrerà circa duecento persone fra dipendenti e familiari
dei dipendenti del Quirinale, a cui rivolgerà un saluto. E' prevista, ha detto il
direttore della Sala Stampa vaticana padre Lombardi, una folta presenza di bambini
e giovani. Quindi vi sarà la cerimonia di congedo nel Cortile d'onore e il rientro
del Papa in Vaticano. Papa Francesco è il sesto Pontefice a recarsi in visita al Quirinale,
il quinto dopo la nascita della Repubblica italiana. Questo, poi, è il terzo incontro
tra Papa Francesco e il Presidente Giorgio Napolitano: il primo è avvenuto il 19 marzo,
giorno di inizio Pontificato; il secondo, l’8 giugno scorso, quando il Capo di Stato
italiano si è recato in visita in Vaticano.
Sui rapporti tra Italia e Santa
Sede, Luca Collodi ha sentito il prof. Stefano Zamagni, docente di economia
politica all’Università di Bologna:
R. – Direi che in questi ultimi tempi il
tema dei rapporti tra Santa Sede e Stato più in generale e tra religione e atteggiamenti
religiosi e demografia si sta rafforzando e sta tornando di nuovo al centro dell’attenzione.
E questo per una pluralità di ragioni. Finalmente si è capita la differenza che c’è
tra “principio di laicità” e “principio del laicismo” e cioè l’idea secondo la quale
le opzioni religiose devono entrare a far parte della sfera pubblica e non come, invece,
le tesi laiciste affermano che devono essere riservate alla sfera privata. Direi che
è stato un grande filosofo americano come John Rawls, proprio poco prima di morire,
a chiarire definitivamente il punto, quando distinse tra “sfera pubblica” e “sfera
politica”.
D. – Che distinzione fece?
R. - La sfera politica è la sfera
della decisione politica e lì è chiaro che le opzioni religiose o culturali non devono
poter giocare il ruolo dominante; ma la sfera pubblica è quella dove si formano le
idee, dove avviene il dialogo e dove si realizza il confronto libero delle idee. Ebbene
nella sfera pubblica le posizioni ispirate in senso religioso, così come può essere
di un tipo o dell’altro, devono potersi confrontare.
D. – In Italia qual è
la situazione?
R. - Purtroppo in Italia, per tutta una serie di ragioni, è
passata o sta passando nella vulgata l’idea secondo cui ognuno si tiene per sé, nella
propria sfera personale, i propri convincimenti religiosi e le proprie opzioni ideologiche.
Questo è un male gravissimo, perché questo va a distruggere la democrazia! E la democrazia
ha bisogno del confronto dei valori: ecco perché la distinzione di Rawls tra sfera
pubblica e sfera politica io la trovo particolarmente afferente, soprattutto in questo
momento.
D. – Adesso c’è l’incontro tra Papa Francesco con il presidente Napolitano
… R. - L’incontro di Papa Francesco con il presidente Napolitano sono sicuro servirà
a chiarire ulteriormente questa distinzione, che ha generato molti equivoci. E’ chiaro
che alla sfera privata poi appartiene la scelta di fede, che è un’altra cosa. Le religioni
sono portatrici di matrici culturali e soprattutto di norme sociali di comportamento,
senza le quali una democrazia autentica va a collassare, come peraltro la storia ci
ha insegnato. Quindi l’incontro del Papa col presidente Napolitano va visto come un’occasione
– che io mi auguro possa portare veramente frutto – per dissipare, primo, antichi
pregiudizi privi di ogni senso e che sono ispirati solo ad una volontà nichilistica
di chi vuol distruggere, anziché costruire; e, secondo, che serva a riavviare, possibilmente
su basi più avanzate, quel dialogo fecondo e senza del quale non ci può essere progresso.
Questo è il mio augurio.