Crisi politica in Bangladesh: a rischio la popolazione, sempre più povera
L'instabilità politica che sta attraversando il Bangladesh è pericolosa per la sopravvivenza
della popolazione. I continui hartal (scioperi) - lanciati dai principali partiti
come forma di protesta - sfociano sempre in scontri e violenze, e con il passare del
tempo stanno paralizzando l'economia di base. Ne è un esempio - riporta l'agenzia
AsiaNews - l'ennesima serrata voluta dal Bangladesh Nationalist Party (Bnp, nazionalista
e leader dell'opposizione): giunta ieri al quarto e ultimo giorno, essa ha già causato
20 morti e 30 ustionati gravi. Intanto, i contadini non hanno potuto vendere i loro
prodotti, per timore di subire attacchi e perché le strade principali sono bloccate.
Oltre all'incolumità fisica, la popolazione teme ormai quella economica. Secondo stime
della Bangladesh Milk Producers' Cooperative Union, in un solo giorno di hartal circa
400.900 litri di latte vanno a male o sono venduti a prezzi stracciati per evitare
che inacidiscano. Per questo motivo, negli ultimi mesi almeno 100.500 caseifici non
hanno potuto vendere in modo regolare i propri prodotti, e circa 5mila trasportatori
non sono stati pagati. Con il calo delle consegne, i mercati ricevono sempre meno
verdure, e le poche che arrivano hanno prezzi eccessivi per la gente comune. La situazione
è grave, eppure i principali partiti politici continuano con il loro braccio di ferro.
Ieri durante un comizio a Gopalganj, il primo ministro e presidente dell'Awami League
Sheikh Haina ha dichiarato che "un giorno" Khaleda Zia - leader del Bnp - dovrà assumersi
la responsabilità delle vittime degli ultimi scioperi. Le motivazioni di questo ennesimo
hartal sono sempre le stesse: Zia esige la creazione di un caretaker government -
un governo provvisorio i cui membri non fanno parte di alcun partito, né sono candidabili
- che organizzi le nuove elezioni generali, previste a gennaio 2014. Hasina ha abolito
questo organismo nel 2011 e continua a ignorare la richiesta della sua rivale. Al
contrario, la premier prosegue nel suo progetto di creare un governo ad interim composto
da rappresentanti di ogni fazione politica, da lei presieduto, che prepari le elezioni.
Due giorni fa, Hasina ha così chiesto ai suoi ministri di rassegnare le dimissioni:
una richiesta subito soddisfatta. (R.P.)