Tifone nelle Filippine. Il presidente Aquino ridimensiona il bilancio: 2.500 vittime.
Il card. Tagle in lacrime: fede e amore più forti della devastazione
L'Onu ha lanciato un appello per raccogliere 301 milioni di dollari, pari a 224 milioni
di euro,nei prossimi sei mesi per assistere le popolazioni delle Filippine colpite
dal super tifone Haiyan. Finora la comunità internazionale ha offerto 54 milioni di
dollari. Secondo il presidente delle Filippine Benigno Aquino i morti sarebbe circa
2500 e non 10 mila come si era detto inizialmente, gli sfollati quasi 700 mila. Quattro
italiani che risultavano dispersi sono stati rintracciati dalla Farnesina. Il servizio
di Giancarlo La Vella:
Le immagini
che giungono dal centro sud delle Filippine sono quelle della disperazione di chi
ha perso tutto: i propri cari, una casa e qualsiasi altra concreta certezza. Già le
organizzazioni locali, come la Caritas, si sono messe in moto per portare acqua, cibo,
medicinali e generi di prima necessità ai sopravvissuti. Sono stati allestiti campi
di raccolta e ospedali da campo per i sopravvissuti, mentre appare ancora caotica
l’operazione di conta e di recupero dei morti. Dall’estero, Stati Uniti e Gran Bretagna
hanno inviato navi militari con uomini e aiuti, mentre ovunque sono state stanziate
somme di denaro e avviate raccolte di soldi. Tra i primi a rispondere alle esigenze
delle popolazioni colpite – lo ricordiamo – Papa Francesco, che, attraverso il Pontificio
Consiglio “Cor Unum”, ha destinato la cifra di 150 mila euro. Le comunità filippine
in tutto il mondo sono mobilitate per soccorrere i fratelli in patria attraverso la
preghiera e concrete iniziative di solidarietà. La Conferenza Episcopale delle Filippine
ha chiamato a raccolta tutti i fedeli per una novena di preghiera per invocare dal
Signore protezione e sostegno alle popolazioni colpite.
E per la rappresentante
speciale dell'Onu per la riduzione del rischio Margareta Wahlstrom, la gravità e il
livello di devastazione del tifone Haiyan hanno causato una tragedia "paragonabile
allo tsunami del 2004, che cambiò l'approccio alla prevenzione del rischio dei disastri.
Sulla catastrofe avvenuta nell’arcipelago asiatico, Susy Hodges ha intervistato
il card. Luis Antonio Tagle, arcivescovo di Manila:
R. – I think
I’m not alone in saying… Penso di non essere il solo nel dire che ogni volta che
vediamo le immagini della distruzione rimaniamo senza parole. Ancora dobbiamo riprenderci
dallo shock emotivo e psicologico. Noi che siamo qui a Manila e in quelle parti che
non sono state colpite così gravemente come altre, solo per guardare le immagini rimaniamo
senza parole e non posso immaginare quello che sta attraversando le menti e i cuori
di coloro che si trovano lì. Mi sento profondamente consolato, quando vedo e sento
testimonianze di fede, specialmente da parte delle stesse vittime. Quelli che hanno
i propri cari, le loro proprietà, si rivolgono a Dio e dicono: “Confidiamo in Dio;
sappiamo che con l’aiuto di Dio possiamo sopravvivere”.
D. – Immagino che Lei
abbia parlato con i membri delle chiese nelle aree che sono state colpite più duramente.
Cosa hanno detto riguardo all’aiuto che la Chiesa sta cercando di dare in questa corsa
disperata per portare cibo ed acqua ai sopravvissuti?
R. – The local churches
in those areas... Anche le chiese locali in quelle aree hanno sofferto molte perdite.
Quindi la maggior parte dell’aiuto dato dalla Chiesa non viene da quelle diocesi,
ma dall’esterno. Al momento con l’arcidiocesi di Manila e le nostre diocesi vicine,
le diocesi suffraganee, la Commissione episcopale e l’azione sociale della Caritas
Filippine, stiamo coordinando la maggior parte dello sforzo per raggiungere quelle
persone che sono state colpite e non sono state ancora raggiunte dai loro stessi pastori.
D.
– Data l’entità della devastazione, in molti lì hanno paura che alcune persone possano
morire non per conseguenza diretta del tifone, ma perché non riceveranno cibo o acqua
o medicine necessari in questo periodo successivo alla tragedia …
R. – Yes,
that is a real possibility... Sì, quella è una possibilità reale. Ecco perché la
gente di Chiesa, le organizzazioni non governative, le agenzie di governo ed anche
l’esercito, tutti noi stiamo cercando di fare del nostro meglio per raggiungere ogni
luogo e cercare di dare assistenza. Non è sempre facile, ma tutti stanno cercando
di fare la loro parte. E’, infatti, davvero un’emergenza, potemmo dire addirittura
che per molti è un momento di panico.
D. – Ha potuto rilevare una grande solidarietà
da parte dei laici cattolici di Manila e di altre aree che non sono state colpite
così gravemente, per cercare di aiutare?
R. – That is a source of great consolation... Questa
è una fonte di grande consolazione e forza. Prima di questo tifone abbiamo avuto un
terremoto, che ha colpito la parte centrale del Paese, molto vicino a Leyte e Samar,
le isole colpite dal tifone. La nostra riflessione continua su questa linea: vediamo
distruzione, rovine ovunque, ma vediamo anche fede e amore sorgere da quelle rovine
[qui si commuove] e questo ci fa diventare persone più forti. Voglio ringraziare tutti:
tutti, il Santo Padre, le madri e le sorelle fuori del Paese, perché si sono ricordati
di noi e perché cercano di fare il possibile per raggiungerci. In nome delle vittime
e dei poveri, vi ringraziamo, vi ringraziamo davvero!