Siria. Damasco ancora sotto assedio, colpite chiese e scuole cattoliche
La coalizione nazionale siriana dopo l’annuncio di voler partecipare alla Conferenza
di pace "Ginevra 2" oggi ha nominato un governo provvisorio per le aree del Paese
liberate dalle forze del regime, mentre sul terreno si segnalano forti scontri tra
ribelli e le truppe di Assad nella zona a sud di Damasco dove continuano a cadere
colpi di mortaio. Ieri, in particolare, sono state raggiunte dalle bombe due chiese
,tra cui quella cattolico-melchita di San Cirillo e quella di Santa Croce, gravemente
danneggiate. Ma l’attacco più grave riguarda due scuole cattoliche con un bilancio
di 4 bambini e 5 adulti rimasti uccisi e 11 feriti, attacco che però secondo fonti
governative sarebbe stato condotto contro un autobus e non contro edifici pubblici.
Di oggi, anche l’appello del patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Kirill per i
due vescovi ortodossi rapiti ad Aleppo lo scorso aprile. Sulla natura di questi attacchi,
e le notizie controverse, che arrivano Cecilia Seppia ha raccolto il commento
di Lorenzo Trombetta inviato a Beirut per l’Ansa.
R. – Il fatto
che il regime preferisca collocare la morte di quattro minori su uno scuolabus piuttosto
che su una scuola, potrebbe essere un po’ per sminuire la gravità dell’incidente.
Nel senso che uno scuolabus può essere colpito perché in movimento. Il fatto che venga
colpito un edificio, in particolare una scuola, rende il regime – agli occhi di molti
siriani – più responsabile. E perché questo? Perché fino adesso non è stato in grado,
nonostante la retorica, le promesse, di proteggere il centro moderno di Damasco. Inoltre,
c'è un dato tecnico: il colpo di mortaio non viene lanciato con precisione. E’ molto
difficile che un mortaio sia così preciso da raggiungere quell'obiettivo. Di certo,
si è puntato in questo caso su una zona fortemente controllata dalle forze lealiste.
D.
– Il capo di Stato maggiore dell’esercito siriano ha dichiarato oggi: “La vittoria
è vicina per la Siria, e la cospirazione contro il governo è arrivata all’ultimo capitolo.
C’è da dire che i ribelli stanno perdendo postazioni, soprattutto nel Nord. Ma a che
punto è, questa guerra?
R. – Quello che dice lo Stato maggiore dell’esercito
di Bashar al Assad è una loro visione. Negli ultimi giorni, c’è stata un’unica vittoria
locale nella zona a sud di Aleppo, dove i lealisti sono riusciti a prendere – anche
con l’aiuto di Hezbollah – una base militare che controlla lo scalo internazionale
di Aleppo. Ma è una vittoria che va tutta contestualizzata in una battaglia molto
più ampia. Su scala nazionale ci sono ampi teatri di guerra, tanto fronti. Più o meno
siamo in una situazione di stallo. Ci sono momenti in cui un fronte sembra avere la
meglio su un altro, ma poi o in altre zone o sullo stesso fronte, questo equilibrio
viene ribaltato.
D. – Veniamo alla questione politica: ieri c’è stata questa
apertura, salutata con favore dall’Occidente e in particolare dagli Stati Uniti, della
Coalizione nazionale siriana che ha accettato di partecipare alla Conferenza di pace
"Ginevra 2". Oggi, l'opposizione ha annunciato la creazione di un governo-ombra per
le zone liberate... A questo punto, le speranze di riconciliazione e di pace sono
più concrete, o cosa dobbiamo aspettarci?
R. – La Coalizione nazionale non
ha aggiunto nulla di nuovo a quello che sapevamo. Le loro condizioni, le tre condizioni
– Assad non deve partecipare alla transizione politica, liberi oltre 250 mila prigionieri
politici e creazione di corridoi umanitari per rompere gli assedi che il regime pone
alle località in rivolta – sono tre condizioni che vengono espresse ed esposte già
da tempo. Tre condizioni che sono, dall’altra parte, respinte in modo netto dal regime.
Il regime, la settimana scorsa ha detto: “Noi, se andiamo a Ginevra, non andiamo certo
per lasciare il potere”, quindi questo significa che Assad non intende farsi da parte
nella transizione politica. Ma quello che a mio avviso mina la credibilità di chi
organizza questa Conferenza di pace è che non portano al tavolo dei veri rappresentanti
di chi in Siria ha il potere dimettere a tacere le armi. In particolare, dal fronte
dei ribelli, delle opposizioni chi partecipa nella Coalizione siriana è sempre più
sfiduciato da una base sia dei ribelli, sia di jihadisti, sia di attivisti del movimento
non violento, che a vario titolo e per varie ragioni non credono più che la Coalizione
li rappresenti.
D. – In Siria, è arrivata anche la poliomielite. Ci sono già
vittime tra i bambini e questo ha provocato un’ulteriore stretta sulle frontiere,
in particolare con il Libano…
R. – Sì, appunto, si parla di Siria quando la
questione diventa relativa alla sicurezza, in questo caso sanitaria. Qualche giorno
fa, alcuni medici hanno messo in guardia dal pericolo di contagio da poliomielite
non solo nei Paesi vicini alla Siria, ma addirittura in Europa. In realtà, il rischio
poliomielite in alcune regioni siriane, dove la situazione sanitaria è drammatica,
ormai è in corso da un mese e mezzo. Le organizzazioni siriane locali hanno già lanciato
l’allarme. Qui, in Libano, stanno andando avanti processi di vaccinazione forzata
non soltanto per i siriani che giungono profughi, ma anche per tutta la popolazione
infantile libanese.