2013-11-12 16:18:38

Siria. Damasco ancora sotto assedio, colpite chiese e scuole cattoliche


La coalizione nazionale siriana dopo l’annuncio di voler partecipare alla Conferenza di pace "Ginevra 2" oggi ha nominato un governo provvisorio per le aree del Paese liberate dalle forze del regime, mentre sul terreno si segnalano forti scontri tra ribelli e le truppe di Assad nella zona a sud di Damasco dove continuano a cadere colpi di mortaio. Ieri, in particolare, sono state raggiunte dalle bombe due chiese ,tra cui quella cattolico-melchita di San Cirillo e quella di Santa Croce, gravemente danneggiate. Ma l’attacco più grave riguarda due scuole cattoliche con un bilancio di 4 bambini e 5 adulti rimasti uccisi e 11 feriti, attacco che però secondo fonti governative sarebbe stato condotto contro un autobus e non contro edifici pubblici. Di oggi, anche l’appello del patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Kirill per i due vescovi ortodossi rapiti ad Aleppo lo scorso aprile. Sulla natura di questi attacchi, e le notizie controverse, che arrivano Cecilia Seppia ha raccolto il commento di Lorenzo Trombetta inviato a Beirut per l’Ansa.RealAudioMP3

R. – Il fatto che il regime preferisca collocare la morte di quattro minori su uno scuolabus piuttosto che su una scuola, potrebbe essere un po’ per sminuire la gravità dell’incidente. Nel senso che uno scuolabus può essere colpito perché in movimento. Il fatto che venga colpito un edificio, in particolare una scuola, rende il regime – agli occhi di molti siriani – più responsabile. E perché questo? Perché fino adesso non è stato in grado, nonostante la retorica, le promesse, di proteggere il centro moderno di Damasco. Inoltre, c'è un dato tecnico: il colpo di mortaio non viene lanciato con precisione. E’ molto difficile che un mortaio sia così preciso da raggiungere quell'obiettivo. Di certo, si è puntato in questo caso su una zona fortemente controllata dalle forze lealiste.

D. – Il capo di Stato maggiore dell’esercito siriano ha dichiarato oggi: “La vittoria è vicina per la Siria, e la cospirazione contro il governo è arrivata all’ultimo capitolo. C’è da dire che i ribelli stanno perdendo postazioni, soprattutto nel Nord. Ma a che punto è, questa guerra?

R. – Quello che dice lo Stato maggiore dell’esercito di Bashar al Assad è una loro visione. Negli ultimi giorni, c’è stata un’unica vittoria locale nella zona a sud di Aleppo, dove i lealisti sono riusciti a prendere – anche con l’aiuto di Hezbollah – una base militare che controlla lo scalo internazionale di Aleppo. Ma è una vittoria che va tutta contestualizzata in una battaglia molto più ampia. Su scala nazionale ci sono ampi teatri di guerra, tanto fronti. Più o meno siamo in una situazione di stallo. Ci sono momenti in cui un fronte sembra avere la meglio su un altro, ma poi o in altre zone o sullo stesso fronte, questo equilibrio viene ribaltato.

D. – Veniamo alla questione politica: ieri c’è stata questa apertura, salutata con favore dall’Occidente e in particolare dagli Stati Uniti, della Coalizione nazionale siriana che ha accettato di partecipare alla Conferenza di pace "Ginevra 2". Oggi, l'opposizione ha annunciato la creazione di un governo-ombra per le zone liberate... A questo punto, le speranze di riconciliazione e di pace sono più concrete, o cosa dobbiamo aspettarci?

R. – La Coalizione nazionale non ha aggiunto nulla di nuovo a quello che sapevamo. Le loro condizioni, le tre condizioni – Assad non deve partecipare alla transizione politica, liberi oltre 250 mila prigionieri politici e creazione di corridoi umanitari per rompere gli assedi che il regime pone alle località in rivolta – sono tre condizioni che vengono espresse ed esposte già da tempo. Tre condizioni che sono, dall’altra parte, respinte in modo netto dal regime. Il regime, la settimana scorsa ha detto: “Noi, se andiamo a Ginevra, non andiamo certo per lasciare il potere”, quindi questo significa che Assad non intende farsi da parte nella transizione politica. Ma quello che a mio avviso mina la credibilità di chi organizza questa Conferenza di pace è che non portano al tavolo dei veri rappresentanti di chi in Siria ha il potere dimettere a tacere le armi. In particolare, dal fronte dei ribelli, delle opposizioni chi partecipa nella Coalizione siriana è sempre più sfiduciato da una base sia dei ribelli, sia di jihadisti, sia di attivisti del movimento non violento, che a vario titolo e per varie ragioni non credono più che la Coalizione li rappresenti.

D. – In Siria, è arrivata anche la poliomielite. Ci sono già vittime tra i bambini e questo ha provocato un’ulteriore stretta sulle frontiere, in particolare con il Libano…

R. – Sì, appunto, si parla di Siria quando la questione diventa relativa alla sicurezza, in questo caso sanitaria. Qualche giorno fa, alcuni medici hanno messo in guardia dal pericolo di contagio da poliomielite non solo nei Paesi vicini alla Siria, ma addirittura in Europa. In realtà, il rischio poliomielite in alcune regioni siriane, dove la situazione sanitaria è drammatica, ormai è in corso da un mese e mezzo. Le organizzazioni siriane locali hanno già lanciato l’allarme. Qui, in Libano, stanno andando avanti processi di vaccinazione forzata non soltanto per i siriani che giungono profughi, ma anche per tutta la popolazione infantile libanese.







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