Pakistan. Lahore: accusato di blasfemia un pastore cristiano. Rischia la vita
Accusato di aver insultato il profeta Maometto, denunciato per blasfemia e minacciato
di morte da un gruppo estremista islamico: la vittima è Adnan Masih, un pastore cristiano
di Lahore. Ieri il procuratore ha ordinato alla polizia di avviare indagini approfondite,
e di tenere l'uomo e la sua famiglia sotto protezione fino a quando non sarà chiarita
la situazione. Il Jamat-ul-Dawa, l'organizzazione radicale, ha dichiarato però di
poterlo uccidere "anche se in custodia delle forze dell'ordine". La vicenda - riferisce
l'agenzia AsiaNews - ha avuto inizio il 7 ottobre scorso per un equivoco. Adnan Masih
stava sostituendo il fratello al negozio di occhiali in cui è impiegato, il Diamond
Glass. Mentre era lì, il pastore cristiano ha notato su uno scaffale un libro scritto
da un leader musulmano che guida l'organizzazione estremista Jamat-ul-Dawa, considerata
fuorilegge. Masih ha notato che alcune frasi relative alla Bibbia erano sbagliate,
e le ha corrette a penna lasciando poi il libro nel negozio. Il giorno successivo
Abid Mehmood, un collega del fratello, ha denunciato Masih alla polizia accusandolo
di blasfemia (art. 295A, 295B e 295C del Codice penale pakistano). Venuto a sapere
della denuncia a suo carico, il cristiano ha negato ogni responsabilità. Da quel momento
però sono iniziate le minacce di morte da parte del Jamat-ul-Dawa, culminate con l'emissione
di una fatwa contro Masih. Spaventato per sé e i suoi cari, l'8 novembre scorso l'uomo
si è consegnato alla polizia locale, chiedendo protezione. "Siamo spaventati - raccontano
i familiari - Adnan non ha scritto nulla contro l'islam. Ha solo corretto alcune cose
riguardo Gesù Cristo". Ad AsiaNews padre Arshed John, della diocesi di Lahore, spiega:
"Questo è il terzo caso di persecuzione contro i cristiani sfruttando le leggi sulla
blasfemia avvenuto in soli due mesi. Spero che la polizia sarà in grado di proteggerlo.
Chiedo a tutti, senza distinzione di religione, di pregare per quest'uomo e per la
sua famiglia". (R.P.)