2013-11-12 09:32:30

Pakistan. Lahore: accusato di blasfemia un pastore cristiano. Rischia la vita


Accusato di aver insultato il profeta Maometto, denunciato per blasfemia e minacciato di morte da un gruppo estremista islamico: la vittima è Adnan Masih, un pastore cristiano di Lahore. Ieri il procuratore ha ordinato alla polizia di avviare indagini approfondite, e di tenere l'uomo e la sua famiglia sotto protezione fino a quando non sarà chiarita la situazione. Il Jamat-ul-Dawa, l'organizzazione radicale, ha dichiarato però di poterlo uccidere "anche se in custodia delle forze dell'ordine". La vicenda - riferisce l'agenzia AsiaNews - ha avuto inizio il 7 ottobre scorso per un equivoco. Adnan Masih stava sostituendo il fratello al negozio di occhiali in cui è impiegato, il Diamond Glass. Mentre era lì, il pastore cristiano ha notato su uno scaffale un libro scritto da un leader musulmano che guida l'organizzazione estremista Jamat-ul-Dawa, considerata fuorilegge. Masih ha notato che alcune frasi relative alla Bibbia erano sbagliate, e le ha corrette a penna lasciando poi il libro nel negozio. Il giorno successivo Abid Mehmood, un collega del fratello, ha denunciato Masih alla polizia accusandolo di blasfemia (art. 295A, 295B e 295C del Codice penale pakistano). Venuto a sapere della denuncia a suo carico, il cristiano ha negato ogni responsabilità. Da quel momento però sono iniziate le minacce di morte da parte del Jamat-ul-Dawa, culminate con l'emissione di una fatwa contro Masih. Spaventato per sé e i suoi cari, l'8 novembre scorso l'uomo si è consegnato alla polizia locale, chiedendo protezione. "Siamo spaventati - raccontano i familiari - Adnan non ha scritto nulla contro l'islam. Ha solo corretto alcune cose riguardo Gesù Cristo". Ad AsiaNews padre Arshed John, della diocesi di Lahore, spiega: "Questo è il terzo caso di persecuzione contro i cristiani sfruttando le leggi sulla blasfemia avvenuto in soli due mesi. Spero che la polizia sarà in grado di proteggerlo. Chiedo a tutti, senza distinzione di religione, di pregare per quest'uomo e per la sua famiglia". (R.P.)







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