In Siria i ribelli nominano un governo provvisorio nei territori occupati
Siria. Per il capo di stato maggiore Ali Abdullah Ayoub la vittoria dell'esercito
siriano è vicina. Intanto La Coalizione nazionale siriana, principale raggruppamento
dell'opposizione al regime Assad, ha nominato un governo provvisorio per le aree del
paese finite sotto il controllo dei ribelli. Per Stati Uniti ed Europa questo però
potrebbe essere un ostacolo a un accordo con il regime su un governo di transizione,
da sottoscrivere nella conferenza di pace Ginevra 2, la cui data resta incerta. Sentiamo
Lorenzo Trombetta inviato a Beirut per l’Ansa e Limes, al microfono di Cecilia
Seppia:
R. – La
Coalizione nazionale non ha aggiunto nulla di nuovo a quello che sapevamo. Le loro
condizioni, le tre condizioni – Assad non deve partecipare alla transizione politica,
liberi oltre 250 mila prigionieri politici e creazione di corridoi umanitari per rompere
gli assedi che il regime pone alle località in rivolta – sono tre condizioni che vengono
espresse ed esposte già da tempo. Tre condizioni che sono, dall’altra parte, respinte
in modo netto dal regime. Il regime, la settimana scorsa ha detto: “Noi, se andiamo
a Ginevra, non andiamo certo per lasciare il potere”, quindi questo significa che
Assad non intende farsi da parte nella transizione politica. Ma quello che a mio avviso
mina la credibilità di chi organizza questa Conferenza di pace è che non portano al
tavolo dei veri rappresentanti di chi in Siria ha il potere dimettere a tacere le
armi. In particolare, dal fronte dei ribelli, delle opposizioni chi partecipa nella
Coalizione siriana è sempre più sfiduciato da una base sia dei ribelli, sia di jihadisti,
sia di attivisti del movimento non violento, che a vario titolo e per varie ragioni
non credono più che la Coalizione li rappresenti.
D. – In Siria, è arrivata
anche la poliomielite. Ci sono già vittime tra i bambini e questo ha provocato un’ulteriore
stretta sulle frontiere, in particolare con il Libano…
R. – Sì, appunto, si
parla di Siria quando la questione diventa relativa alla sicurezza, in questo caso
sanitaria. Qualche giorno fa, alcuni medici hanno messo in guardia dal pericolo di
contagio da poliomielite non solo nei Paesi vicini alla Siria, ma addirittura in Europa.
In realtà, il rischio poliomielite in alcune regioni siriane, dove la situazione sanitaria
è drammatica, ormai è in corso da un mese e mezzo. Le organizzazioni siriane locali
hanno già lanciato l’allarme. Qui, in Libano, stanno andando avanti processi di vaccinazione
forzata non soltanto per i siriani che giungono profughi, ma anche per tutta la popolazione
infantile libanese.