2013-11-11 13:53:29

Ospedale Bambino Gesù: in 10 anni decuplicato il numero di famiglie in difficoltà


Sempre più famiglie italiane sono colpite dal disagio sociale ed economico. E’ quanto racconta il convegno "Disagio sociale e periferie esistenziali, riflessioni ed esperienze a confronto" promosso dall'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù in collaborazione con la Pontificia Università Lateranense e il Centro per la Pastorale della salute del Vicariato di Roma. Secondo i dati del servizio sociale dell'Ospedale, fra le famiglie seguite, 6 su 10 sono italiane. Debora Donnini ha intervistato Lucia Celesti, responsabile Accoglienza e Servizi per la Famiglia dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù:RealAudioMP3

R. - Il disagio sociale è quella situazione di malessere diffuso che è in crescita: nel giro degli ultimi 10 anni si è decuplicato il numero delle famiglie che sono seguite dal nostro servizio sociale e che non sono poi famiglie tanto lontane, perché le “periferie esistenziali” non sono soltanto nelle nazioni lontane, ma possono essere nelle periferie delle nostre grandi città.
D. - Causa probabilmente anche la crisi, in dieci anni l’Ospedale Bambino Gesù è passato dal seguire più di 300 famiglie a quasi 3.000. Quali cambiamenti avete visto in questi dieci anni?

R. - In particolare c’è stata una impennata notevolissima a partire dal 2008, quindi dall’anno in cui è iniziata la crisi. Andando a guardare dentro questi dati, vediamo che qui non si tratta soltanto di pazienti stranieri, ma ci sono anche tantissime famiglie italiane, ad esempio donne sole che nel nostro caso hanno bambini malati e avere un bambino malato per una famiglia a basso reddito e monofamiliare può essere una cosa molto complicata. Aiutare queste persone significa naturalmente prevenire l’insorgere di problematiche più gravi.

D. - Come funziona l’aiuto che voi date?

R. - Noi intercettiamo le famiglie con questo bisogno e le intercettiamo grazie alla segnalazione dei nostri operatori, ma anche grazie ad un meccanismo che si chiama speak up: due operatori dell’accoglienza, ogni giorno, percorrono tutti i reparti dell’ospedale per sincerarsi dei bisogni delle famiglie. Su questa base, sulla base poi anche delle richieste spontanee, noi forniamo accoglienza alloggiativa, alloggi a titolo gratuito alle famiglie veramente bisognose; sostegno sociale proprio tramite le assistenti sociali; supporto tramite counseling; per i pazienti stranieri abbiamo un servizio di mediazione linguistico-culturale per 90 lingue diverse. Ci sono poi spazi per i genitori, per le mamme, spazi ludici per i bambini e così via.

D. - Con questo convegno cosa chiedete alle istituzioni?

R. - Chiediamo alle istituzioni senso di responsabilità: così come l’Ospedale si fa carico di questi problemi nel momento dell’ospedalizzazione, farsi carico di questi problemi nel momento della de-ospedalizzazione. Paradossalmente le problematiche più grandi non sono quando la famiglia è in regime di ricovero, ma quando si ritorna a casa, perché è lì che molto spesso ci si sente soli. Estremamente importante in quest’ambito è un lavoro di rete con le associazioni dei genitori e con le associazioni dei volontari, perché è sul senso di responsabilità dei cittadini comuni che si può costruire un percorso sistematico di accoglienza.







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