2013-11-11 15:13:02

Indonesia: gli ulema intimano alle scuole cattoliche di insegnare l’islam


Il Consiglio degli ulema indonesiani (Mui) riaccende la polemica per il mancato insegnamento della religione islamica nelle scuole cattoliche dell’Indonesia. A riferirlo è l’agenzia AsiaNews, che ricorda come l’anno scorso le zone nel mirino del fronte islamista erano gli istituti a Blitar e Tegal, attaccati per settimane prima che gli stessi genitori degli allievi musulmani difendessero le scuole cattoliche per l’elevata qualità degli standard di insegnamento. Ora invece lo scontro ruota attorno alla scuola cattolica di Klanten, nello Java centrale. Secondo il leader Mui di Klanten, noto solo con il nome di Hartoyo, la mancanza del professore di islam è una grave violazione della legge perché ciascuno studente dovrebbe poter usufruire di lezioni inerenti “la religione di appartenenza”. Per questo motivo, Hartoyo ha invitato tutte le scuole private, compresi gli istituti cattolici, ad assumere docenti qualificati per l'insegnamento della religione islamica per tutti gli studenti musulmani. Gli fa eco una associazione scolastica privata della zona (la Bmps), che condanna l'assenza di insegnanti musulmani e chiede che la soluzione venga affrontata e risolta “nel miglior modo”. In realtà, secondo una prassi consolidata da decenni, in Indonesia le scuole private cattoliche e cristiane non hanno l’obbligo di organizzare corsi di religione islamica e momenti di lettura del Corano, come avviene nelle scuole statali. Di contro, esse provvedono a fornire seminari e lezioni sulla religione cristiana e sul catechismo. Gli studenti musulmani che frequentano gli istituti, invece, ricevono gli insegnamento previsti dall'islam durante appositi corsi, promossi dalla comunità islamica di appartenenza. Sempre secondo quanto riferito dall’agenzia AsiaNews, genitori e famiglie musulmane, al momento dell'iscrizione nelle scuole cattoliche, vengono assicurati dai dirigenti scolastici sull’assenza di tentativi di conversione degli studenti e di proselitismo cristiano. Questa situazione, che per decenni ha funzionato senza problemi, si è invertita lo scorso anno, quando i leader Mui hanno innescato la polemica - sfruttando anche la vasta eco offerta dai media locali - pretendendo l'insegnamento dell'islam. Tuttavia, per la maggioranza si tratta di una polemica strumentale dai contorni "politici" piuttosto che "spirituali". In questi anni, le autorità indonesiane hanno ceduto più volte di fronte alle pressioni del Mui, che svolge un ruolo di "osservatore" dei costumi e della morale nell'arcipelago. Ad Aceh, regione in cui governano i radicali islamici, ad esempio, le donne non possono indossare pantaloni attillati o minigonne e il Mui ancora aveva lanciato anatemi contro il popolare social network Facebook perché "amorale", contro lo yoga, il fumo e il diritto di voto, in particolare alle donne. (A.P.)







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