Giornata della Ricerca sul Cancro: aumentano i malati oncologici, ma per cancro si
muore di meno
In Italia è in aumento il numero di persone colpite da un cancro ma è in riduzione
la mortalità e migliorano le aspettative di vita. La sopravvivenza, dopo 5 anni dalla
diagnosi, ha raggiunto il 53%. Sono circa 1,3 milioni gli italiani guariti da tumori.
Sono alcuni dei dati ricordati ieri nel corso della cerimonia al Quirinale per la
Giornata Nazionale della Ricerca sul Cancro. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
La mortalità
per cancro sta diminuendo. Ci si ammala di più, ma si muore di meno. La riduzione
della mortalità - ha spiegato il prof. Umberto Veronesi, direttore scientifico
dell'Istituto Europeo di Oncologia - è cominciata a partire dagli anni ’90, da quando
si sono moltiplicati gli sforzi per la prevenzione.
“Diagnostichiamo e curiamo
i pazienti in maniera sempre migliore. Oggi, guariamo il 60% dei malati e tra un decennio
arriveremo al 70%. Stiamo andando nella direzione giusta, verso quella che potrebbe
essere la sconfitta del cancro almeno a livello terapeutico. Abbiamo però ancora qualche
difficoltà. Due tumori molto difficili da tenere sotto controllo: quelli cerebrali
e i tumori del pancreas. Per molti altri abbiamo raggiunto livelli elevatissimi, come
per quelli del seno, dell’utero, della prostata, della tiroide che ormai guariscono
nel 90-95% dei casi. Ci si ammala di più e si muore di meno. Se calcoliamo che 50
anni fa una persona su venti si ammalava di tumore nel corso della propria vita, oggi
invece dobbiamo tener presente che ad ammalarsi è quasi una persona su due. Ecco,
perché non basta più curare gli ammalati ma bisogna impedire che la gente si ammali.
Che fare? Noi abbiamo già pronto un piano di tre diverse azioni. La prima è quella
di ridurre al minimo i cancerogeni nell’ambiente: abbiamo problemi con le polveri
sottili, abbiamo problemi con il radon, con i pesticidi... La seconda azione è quella
di migliorare gli stili di vita - innanzitutto, ovviamente, non fumare - ma anche
controllare la propria alimentazione che è importantissimo - e infine, la terza azione
è quella di riuscire a scoprire la malattia quando è ancora 'occulta'. Scoperta in
questa fase possiamo curarla bene”.
Il ministro della Salute, Beatrice
Lorenzin, ha ricordato i passi compiuti e quelli ancora da compiere nei campi
della ricerca e della prevenzione:
“Sono 1,3 milioni gli italiani guariti
dalla malattia. I dati ci dicono che i tumori colpiscono prevalentemente in età adulta,
avanzata; le statistiche ci dicono che in Italia la sopravvivenza, dopo cinque anni
dalla diagnosi di tumore, ha superato ampliamente il 50% e soprattutto, questa percentuale
di sopravvivenza pone l’Italia al terzo posto tra i Paesi europei. La riduzione su
alcune patologie dell’incidenza di mortalità ci dice che molte cose stanno funzionando.
Sono stati fatti passi da gigante dal punto di vista della ricerca scientifica e ancora
altri devono esser fatti, soprattutto aggredendo una delle componenti purtroppo non
scientifiche ma psicologiche: la paura di poter scoprire di essere ammalati. La prevenzione
deve diventare una parte della nostra vita, per questo è assolutamente indispensabile
- attraverso un grande piano nazionale di prevenzione - fare in modo che stili di
vita, abitudini sane diventino parte di tutti noi; quindi, il piano nazionale di prevenzione
deve essere attuabile in ogni parte del nostro territorio. Sconfiggere l’annoso problema
delle liste di attesa e in alcuni casi dell’appropriatezza delle prestazioni è uno
degli obiettivi principali del patto della salute”.
Per molti anni - ha
detto il presidente italiano Giorgio Napolitano – l'impegno in favore della
ricerca scientifica è stato largamente sottovalutato e bistrattato. Ma finalmente
– ha aggiunto - si registra una incoraggiante inversione di tendenza:
“Sono
molto soddisfatto nel vedere che anche nella politica e nell’opinione pubblica ha
guadagnato un po’ di strada l’esigenza di dedicare risorse e iniziative adeguate -
di carattere legislativo e non solo - allo sviluppo della ricerca. In modo particolare,
alla creazione di nuove possibilità per valorizzare i giovani che si dedicano alla
ricerca con una passione che, forse, in nessun altro campo è possibile riscontrare.
Però, vediamo come ancora sia limitata la diffusione della ricerca scientifica e quali
guasti, quali regressioni possa portare. Nonostante ciò, stiamo comunque progredendo:
parliamo della ricerca, di un’Italia che studia, lavora, si migliora; parliamo di
un’Italia che anche politicamente deve farsi matura a sufficienza per comprendere
e far sue queste grandi direttrici di impegno pubblico, di impegno condiviso nel nostro
Paese”.
La ricerca - ha ricordato infine il ministro Lorenzin - non può
continuare ad essere considerata un costo ma un valore, anche economico. Il ministero
della Salute sta investendo, in particolare, 136 milioni di Euro nel bando della ricerca
finalizzata, altri 60 milioni di Euro sono destinati ai giovani ricercatori al di
sotto dei quarant'anni.