Un gruppo di carcerati di Viterbo in pellegrinaggio in Vaticano. Il card. Comastri:
"Non disperate mai"
“Un pellegrinaggio alla ricerca di serenità e conforto". Così la direttrice del carcere
Mammagialla di Viterbo, Teresa Mascolo, definisce l’appuntamento speciale di
questo sabato in Vaticano. Insieme al cappellano e a diverse rappresentanze dell’Istituto
penitenziario la direttrice ha accompagnato un gruppo di detenuti già autorizzati
ad uscire, per una visita prima alle Grotte Vaticane e poi alla Basilica di San Pietro.
Al centro della mattinata l’incontro con il cardinale Angelo Comastri, vicario generale
del Papa per la Città del Vaticano. Il servizio di Gabriella Ceraso:
"Probabilmente
per altri istituti di detenzione, specie quelli romani, esperienze simili sono state
già organizzate ma per noi è la prima volta". E’ emozionata e felice Teresa Mascolo
all’inizio di questa giornata, unica per il carcere che dirige - quello di Viterbo
- con i suoi quasi 700 detenuti. Un carcere considerato duro:
"Un gruppo
di 14 detenuti - tra coloro che già andavano in permesso - hanno scelto di recarsi
in pellegrinaggio, in occasione dell’Anno della Fede. È la prima volta che - tra poliziotti
penitenziari, ma anche educatori, amministrativi ed assistenti volontari - veniamo
insieme alla Città del Vaticano. Quindi, è un momento di un cammino che mi auguro
proseguirà, alla ricerca dello spirito di solidarietà e soprattutto di comunanza di
intenti, in un contesto difficile quale può essere quello del penitenziario".
Con
Viterbo è uno spaccato di Istituti di pena italiani con le loro problematiche e la
loro voglia di riscatto a varcare la soglia del Vaticano. È un carcere complesso quello
di Viterbo che accoglie anche condanne al 41 bis e condanne definitive:
"Oggi
qui ci sono anche detenuti di alta sicurezza che hanno fatto percorsi abbastanza importanti.
Sono tutti molto emozionati per due motivi: perché entrare in Vaticano emoziona sempre
e poi perché loro entrano come persone detenute alle quali è stata accordata fiducia".
Essere
in Vaticano - ha affermato il cappellano del carcere di Viterbo padre Antonio Brignuolo
- significa "concretizzare quello che il Papa ha detto, cioè fare sentire a ciascuno
la misericordia di Dio, la fiducia nella misericordia di Dio". Da parte sua - come
riferisce padre Brignuolo - il cardinale Angelo Comastri ha lasciato ai detenuti un
messaggio di speranza, come spiega:
R. – Il cardinale
ha ricordato le parole di Giovanni XXIII quando si è recato nel carcere di Regina
Coeli, con il suo incoraggiamento a non disperare mai. Anche Giovanni Paolo II è andato
a Regina Coeli. L’invito a tutti noi – al di là del passato – è saper veramente costruire
qualcosa di positivo ed importante.
D. – Come hanno reagito i carcerati?
R.
– Stando più attenti al significato dei luoghi in cui passavamo man mano che ci si
avvicinava alla Tomba di San Pietro. È stato veramente un momento forte.
D.
– Il cardinale Comastri è in rappresentanza del Papa; quindi, è stato un po’ lo spirito
del Papa che vi ha accarezzato...
R. – Con lo spirito del Papa ci ha accarezzato
anche lo spirito di San Pietro. Dal cardinale Comastri abbiamo sentito veramente questa
tenerezza, l’invito ad aprire il cuore al calore dell’amore più grande. Mi vien da
dire – forse in maniera esagerata – che da questa visita, da questo procedere di passo
in passo verso una maturazione della fede il gruppo è stato trasformato.
D.
– Ora tocca a voi portare questo spirito agli altri…
R. – Sì, però con l’aiuto
di tutti i cristiani di buona volontà verso i detenuti.