2013-11-09 13:44:38

Mons. Follo all'Unesco: dare più spazio ai giovani per una nuova cultura della pace e dello sviluppo


L’educazione alla condivisione, la valorizzazione del contributo dei giovani, la promozione del dialogo - soprattutto quello interculturale - e l’importanza della trascendenza e delle tradizioni religiose nella ricerca del bene comune di tutta l’umanità. Sono i temi toccati a Parigi da mons. Francesco Follo, capo della delegazione della Santa Sede al dibattito di politica generale della 37.ma sessione della Conferenza generale dell’Unesco. Il servizio di Tiziana Campisi:RealAudioMP3

Mons. Follo ha anzitutto sottolineato che “educazione alla condivisione, significa arricchirsi e facilitare quindi uno sviluppo sostenibile” ricordando anche a tal proposito quanto detto da Papa Francesco lo scorso agosto: “E’ solamente quando siamo capaci di condividere che ci arricchiamo veramente”. “La trasmissione e la condivisione sono gli obiettivi cardine in materia di educazione al fine di formare i cittadini del mondo di domani” ha aggiunto mons. Follo, che si è poi soffermato sulla necessità di dar spazio ai giovani, di ascoltarli e renderli capaci di far fruttare l’eredità della generazioni di oggi in “una nuova cultura di pace e di vero sviluppo”. E se i giovani sono la speranza del domani, non bisogna dimenticare, nella costruzione del futuro, quanto gli anziani trasmettono con la loro esperienza e saggezza. Circa ciò che può rendere la società contemporanea una comunità di uomini tutti uguali, con la possibilità per ciascuno di condividere il proprio essere, il presule ha affermato che per la Santa Sede vanno curati dialogo interculturale e riconciliazione delle culture. Con l’obiettivo di eliminare la povertà, favorire lo sviluppo sostenibile, edificare la pace. Infine mons. Follo ha precisato che “educazione, vita della città, pace … non possono portare dei frutti” se non ci si preoccupa della dimensione spirituale dell’uomo. “Tutto ciò che tocca le nostre esistenze s’inscrive dentro il movimento più profondo e più ampio di una vita in cerca di senso e in tensione verso il proprio sviluppo e il proprio compimento” ha detto mons. Follo della Santa Sede, rimarcando che “lo spirituale … ha la sua dimensione sociale”. Per questo occorre “tenere conto anche del ruolo pubblico che il cristianesimo (ma anche tutte le religioni) può giocare per la promozione dell’essere umano e per il bene comune di tutta l’umanità, nel pieno rispetto e promozione della libertà religiosa e civile di tutti e di ciascuno, senza confondere in alcun modo la Chiesa Cattolica, come tutte le religioni, e le comunità politiche”. E su quanto l’Unesco può fare per il bene comune, l’auspicio di mons. Follo è che i suoi membri si interroghino “in maniera feconda sulle condizioni di costruzione dello spazio democratico, sul ruolo positivo delle tradizioni religiose a questa costruzione, e sul contributo specifico di queste tradizioni per tessere il progetto umano e politico del vivere-insieme in democrazia”.







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