2013-11-09 13:35:22

Il Papa all'Unitalsi: il mondo scarta i malati, voi siate per loro abbraccio di Gesù


Siate “sguardo che accoglie” e “abbraccio di tenerezza” per i malati e i disabili, contro il “pietismo” e la “rassegnazione” del mondo che tende a scartare chi soffre. È questo che Papa Francesco ha chiesto ai membri dell’Unitalsi, ricevuti sabato mattina in udienza nell'Aula Paolo VI, in occasione dei 110 anni di fondazione dell’ente. Dopo il suo discorso, il Papa si è intrattenuto con gli ammalati per circa due ore, salutandoli e benedicendoli uno a uno. Il servizio di Alessandro De Carolis:RealAudioMP3

La malattia ha più spesso un volto anziano e un colore che è un non colore. Ma l’ingresso di Papa Francesco in Aula Paolo VI, in un turbine di abbracci e baci al nugolo di bambini che gli corre incontro e poi gli chiede una firma su un cartellone che è un arcobaleno di allegria, tra acclamazioni e applausi a scroscio dei settemila presenti, moltissimi dei quali infermi, tutto racconta di un incontro e di uno spirito che intende malattia e disabilità un’esperienza che possiede anch’essa dei colori suoi e vividi, quelli della solidarietà e della consolazione. E Papa Francesco, che nutre per i malati un amore particolare, pone subito di fronte il chiaro e lo scuro dell’anima cristiana e dello spirito del mondo, quando la salute che declina mette a nudo i sentimenti umani:

“Il contesto culturale e sociale di oggi è piuttosto incline a nascondere la fragilità fisica, a ritenerla soltanto come un problema, che richiede rassegnazione e pietismo o alle volte scarto delle persone. L’Unitalsi è chiamata ad essere segno profetico e andare contro questa logica mondana – la logica dello scarto, eh? – aiutando i sofferenti ad essere protagonisti nella società, nella Chiesa e anche nella stessa associazione”.

L’Unitalsi è accorsa in Vaticano per festeggiare con Papa Francesco i suoi 110 anni di vita, intessuta di infiniti pellegrinaggi a Lourdes e nei Santuari internazionali, al fianco di chi ha il dolore per compagno quotidiano. Anche qui, il Papa distingue per far meglio risaltare i meriti di uno straordinario apostolato:

“La vostra opera non è assistenzialismo o filantropia, ma genuino annuncio del Vangelo della carità, è ministero della consolazione. E questo è grande, eh? (…) Siete uomini e donne, mamme e papà, tanti giovani che, mossi dall’amore per Cristo e sull’esempio del Buon Samaritano, di fronte alla sofferenza non voltate la faccia dall’altra parte. E questo di non voltare la faccia dall’altra parte è una virtù: andate avanti con questa virtù!”.

“Sguardo che accoglie, mano che solleva e accompagna, parola di conforto, abbraccio di tenerezza”. Papa Francesco traccia l’identikit di mente e cuore di chi presta servizio nell’Unitalsi. Quindi, si rivolge a chi potrebbe pensare che, per la sua condizione di menomazione, sia destinato a patire nell’ombra:

“Care sorelle e fratelli ammalati, non consideratevi solo oggetto di solidarietà e di carità, ma sentitevi inseriti a pieno titolo nella vita e nella missione della Chiesa. Voi avete un vostro posto, un ruolo specifico nella parrocchia e in ogni ambito ecclesiale. La vostra presenza, silenziosa ma più eloquente di tante parole, la vostra preghiera, l’offerta quotidiana delle vostre sofferenze in unione a quelle di Gesù crocifisso per la salvezza del mondo, l’accettazione paziente e anche gioiosa della vostra condizione, sono una risorsa spirituale, un patrimonio per ogni comunità cristiana. Non vergognatevi di essere un tesoro prezioso della Chiesa!”.

L’ultimo pensiero è per la Madre di Gesù, ai cui piedi i malati e gli assistenti Unitalsi si recano sovente in preghiera:

“Maria sa di che cosa abbiamo bisogno! Lei si prende cura di noi (...) Lei intercede sempre e prega per noi, specialmente nell’ora della difficoltà e della debolezza, nell’ora dello sconforto e dello smarrimento, soprattutto nell’ora del peccato. Per questo, nella preghiera dell’Ave Maria, le chiediamo: ‘Prega per noi, peccatori’”.

Ultimo aggiornamento: 11 novembre







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