Cultura per la vita per superare la crisi: così i vescovi per la prossima Giornata
per la vita
C’è un’aspirazione alla genitorialità in Italia che non è favorita da adeguate politiche
familiari, anzi viene scoraggiata da una cultura diffidente della vita: lo scrivono
i vescovi nel messaggio diffuso sabato scorso in vista della 36.ma Giornata Nazionale
per la vita che si terrà il prossimo 2 febbraio. Secondo i presuli, un’inversione
di marcia porterebbe, tra l’altro, al contrasto del calo demografico che deprime lo
sviluppo del Paese. Il servizio di Adriana Masotti: “Generare futuro”,
è il tema che i vescovi italiani hanno scelto per la prossima Giornata per la vita
nella convinzione che “ogni figlio è volto del ‘Signore amante della vita’, dono per
la famiglia e per la società”. Generare la vita, si legge nel messaggio, è generare
il futuro anche e soprattutto oggi, nel tempo della crisi”, anche da un punto di vista
materiale. Infatti, scrivono i vescovi, il ricorso all’aborto priva ogni anno il nostro
Paese dell’apporto prezioso di tanti nuovi uomini e donne a cui è stato impedito di
esistere. “È davvero preoccupante considerare come in Italia, continuano, l’aspettativa
di vita media di un essere umano cali vistosamente se lo consideriamo non alla nascita,
ma al concepimento.
Ma tutta la società è chiamata a interrogarsi su quale
modello di civiltà e quale cultura intende promuovere. Per porre i mattoni del futuro
è indispensabile impegnarsi per un’autentica “cultura dell’incontro” che significa
coltivare il valore della vita in tutte le sue fasi, superando quella dello “scarto”.
C’è bisogno poi di una solidarietà rinnovata, che superi tutte le forme di esclusione,
in particolare verso chi è ammalato e anziano, “magari con il ricorso a forme mascherate
di eutanasia”. “Un popolo che non si prende cura degli anziani, dei bambini e dei
giovani, concludono i vescovi, non ha futuro, perché maltratta la memoria e la promessa”.