Caso Arafat. Tirawi: faremo di tutto per raggiungere la verità
C'è preoccupazione nella comunità internazionale anche per le ricadute sui negoziati
di pace israelo-palestinesi, dopo le rivelazioni sulla morte di Arafat, probabilmente
avvelenato dal polonio. “Faremo di tutto per raggiungere la verità” – ha affermato
ieri in conferenza stampa il capo dei servizi segreti palestinesi Tirawi – che ha
accusato apertamente Israele. Graziano Motta:
“E’ certo,
sostiene Tirawi , che la morte, l’11 novembre 2004, non è avvenuta per cause naturali,
malattia o vecchiaia, Arafat è stato avvelenato”. Si riferisce alle risultanze degli
esami compiuti dall’Istituto di radiofisica applicata di Losanna secondo cui sui campioni
biologici prelevati nella tomba del “rais”, novembre dell’anno scorso,è stata rilevata
la presenza di polonio 210 “in quantità anormale”, per cui è “ragionevole” la tesi
dell’avvelenamento. Ma se per Tirawi, cito, “il primo, principale e unico sospettato
è Israele”, perché “esponenti israeliani ne auspicavano la morte”, la smentita di
Israele è categorica: “Non c’entriamo per nulla e non esiste la benchè minima prova”,
afferma il portavoce Yigal Palmor. I palestinesi, delusi dagli esperti russi, molto
prudenti sulle conclusioni delle loro indagini, sollecitano quelli francesi a trasmettere
i loro risultati perché “la Francia conosce i particolari del martirio di Arafat”,
afferma Tirawi, alludendo al fatto che morì in un ospedale francese. Con questa conferenza
stampa l’Autorità palestinese ha cercato di acquietare l’ opinione pubblica, agitata
sull’argomento dai fondamentalisti islamici, e di sostenere il presidente Abu Mazen,
impegnato nel difficilissimo, in effetti impantanato, negoziato con Israele durante
il quale si è impegnato a sospendere ogni iniziativa presso organismi internazionali,
compresa la Corte di giustizia dell’Aja.