2013-11-07 14:07:22

Kirghizistan, Tagikistan, Kazakistan: rimpatriare chi combatte in Siria


Rimpatriare i connazionali che combattono in Siria al fianco degli insorti e bloccare il flusso di guerriglieri islamisti e jihadisti che continua a prendere parte al conflitto civile in atto. E’ quanto le autorità civili e militari di Kirghizistan, Tagikistan e Kazakistan, stanno studiando di realizzare dopo la crescente preoccupazione espressa per la presenza nella zona di conflitto siriana di connazionali membri di gruppi jihadisti e terroristi, banditi negli stati dell’Asia centrale. Secondo quanto riferisce l’agenzia di notizie Fides, anche le autorità religiose dei tre principali Paesi dell’Asia centrale si sono attivate per lo stesso fine, studiando misure urgenti per bloccare il flusso e agendo anche sul piano religioso. “E’ illegittimo che dei musulmani siano coinvolti in una guerra contro altri musulmani”, hanno ad esempio affermato alcuni leader religiosi islamici del Kazakistan. Secondo i dati raccolti dalle autorità del Kirghizistan, sono oltre 100 i giovani della regione impiegati nella guerra in Siria, dove giungono attraverso la Turchia. Gli estremisti adescano giovani impoveriti offrendo loro assistenza materiale, inducendoli a frequentare campi di addestramento militari, indottrinandoli e poi inviandoli al fronte. Ancor più allarmante è poi la denuncia del Tagikistan, dove si stima che siano almeno 190 i giovani tagiki che al momento combattono in Siria. Per cercare di riportarli a casa, dove li attende un percorso di riabilitazione, le autorità hanno coinvolto parenti, attivisti, agenzie di sicurezza e leader religiosi. Anche in Kazakistan i dirigenti statali hanno preso atto della presenza di connazionali in Siria, presumibilmente oltre 150 e hanno chiesto aiuto alle moschee e alle organizzazioni non governative, per comunicare con la popolazione e scoraggiare la pratica di andare a combattere la “jihad” in Siria. Il Comitato per sicurezza nazionale kazako (Knb) ha inoltre rilasciato una dichiarazione ufficiale in cui riporta il lavoro alacre per riportare i kazaki in patria. (C.S.)







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