Il carcere va nelle scuole. Il 15 novembre giornata di sensibilizzazione
Dopo il caso Fonsai, l’attenzione sul mondo carcerario rischia di calare. Ma i numeri
parlano di un’emergenza che non viene meno. Nei 206 istituti penitenziari nel primo
semestre del 2013 si sono registrati quasi 3.300 atti di autolesionismo e 18 sono
stati i suicidi. Per far conoscere questa realtà, il 15 novembre i volontari che si
occupano di carceri saranno in 125 scuole. Alessandro Guarasci:
La telefonata
del ministro Cancellieri su Giulia Ligresti in carcere è diventato un caso politico.
Ma archiviata la questione della fiducia, l’emergenza nei penitenziari italiani rimane.
Il 15 novembre mille volontari che ogni giorno sono nelle prigioni saranno in 125
scuole da nord a sud, e racconteranno a 10mila studenti delle medie e delle superiori
quella realtà. Perché ognuno potrebbe finire in quel girone dantesco che è il carcere.
Ornella Favero, direttore del giornale specializzato Ristretti Orizzonti:
“Tutti
hanno questa idea: 'No, io mi controllo, so le mie piccole trasgressioni, mi fermo
in tempo'. Vogliamo far capire che siamo tutti interessati e quindi la discussione
sulle pene e sul senso che deve avere la pena riguarda tutto il Paese, non riguarda
soltanto i cattivi”.
Sono tante le storie di comuni ragazzi, che per reati
come la guida in stato di ebbrezza sono finti, seppur per qualche giorno, dietro le
sbarre. Elisabetta Laganà, presidente della Conferenza Nazionale Volontariato
Giustizia:
“Quello che noi vogliamo far capire è che il carcere è lì tutti
i giorni e che se è giusto e doveroso che la scuola faccia un lavoro di educazione
alla Costituzione, e quindi a tutti gli articoli, non vogliamo dimenticare che esiste
anche l’art. 27. Non vogliamo farlo dimenticare”.
Quell’articolo che dice
che le pene devono rieducare il condannato.