2013-11-07 08:36:59

Colombia: raggiunto accordo sulla partecipazione politica delle Farc


Il governo colombiano e le Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc) hanno raggiunto un accorso sulla partecipazione politica della guerriglia, dopo un accordi di pace generale, che ponga fine al conflitto nel Paese. Lo ha annunciato dall’Avana, dove sono in corso da circa un anno i negoziati, un diplomatico cubano, leggendo un comunicato congiunto delle due parti impegnate nel dialogo. “Abbiamo raggiunto un accordo sul secondo punto all’ordine del giorno” ha riferito inoltre Humberto de la Calle, portavoce del governo di Bogotà, secondo l’emittente Radio Caracol, per cui l’intesa prevede “garanzie per l’esercizio dell’opposizione politica” e misure “per la partecipazione civile” alla vita pubblica. Il governo e la guerriglia si sarebbero accordati inoltre per procedere – dopo il raggiungimento di un accordo di pace – ad una revisione del sistema elettorale. Nel maggio scorso - riferisce l'agenzia Misna - le due parti in colloqui avevano raggiunto un’intesa preliminare sulla riforma agraria, vero nodo del conflitto armato che da oltre mezzo secolo ha causato oltre 600.000 vittime e tre milioni e 700.000 sfollati. Tuttavia sono in molti a rilevare contraddizioni profonde nei punti fondamentali del negoziato e di conseguenza a dubitare sulla effettiva portata degli accordi raggiunti. Altri argomenti principali da affrontare nell’ambito del negoziato sono il narcotraffico, l’indennizzo alle vittime, la smobilitazione e la fine effettiva delle ostilità sul terreno. Parlando al Paese attraverso radio e tv il presidente Juan Manuel Santos ha insistito sulla necessità di portare avanti il processo di pace, perché non farlo – ha detto – equivarrebbe a “tradire la speranza di milioni di colombiani e delle future generazioni”. Santos si è così rivolto ai critici, in particolare dirigendosi al fronte politico che fa capo al suo predecessore e oggi acceso rivale Alvaro Uribe, da sempre contrario al negoziato. “Quando avanziamo, non è il momento di fermarsi” ha insistito Santos. Anche il Congresso si è congratulato per l’intesa dell’Avana, così come l’ufficio dell’Onu in Colombia. In una recente conversazione con l'agenzia Misna, padre Javier Giraldo Moreno, gesuita colombiano distintosi negli ultimi decenni per l’impegno al fianco delle vittime della guerra, ha messo in risalto le difficoltà del processo di pace, soffermandosi, fra l’altro, proprio sulle contraddizioni del secondo punto dell’agenda, quello su cui verte l’accordo annunciato ieri. “Il governo – ha osservato padre Giraldo – punta a garantire una partecipazione alla controparte nella misura in cui una manciata di guerriglieri siano eletti in parlamento, una piccola rappresentanza di fronte a centinaia di parlamentari, senza alcun potere decisionale”. La partecipazione come era contemplata inizialmente nell’agenda – ha sottolineato il religioso – “non era però quella della guerriglia alla politica ma quella della popolazione alle decisioni, e includeva fa l’altro la democratizzazione dell’accesso all’informazione. Ciò di cui si discute ora è molto diverso… Ma il governo questo lo ha dimenticato e chiede che la guerriglia si iscriva come candidata alle elezioni, senza parlare della partecipazione popolare. In questo modo vuole che la guerriglia sia integrata nel sistema elettorale, il più corrotto che abbiamo in Colombia. La stessa Corte suprema alcuni anni fa indagando sulla para-politica (lo scandalo delle collusioni fra politici e paramilitari, ndr) arrivò alla conclusione che il sistema elettorale colombiano è in mano al narco-paramilitarismo che ha i soldi per comprare i voti. E i movimenti sociali non hanno alcuna possibilità di cambiare le cose e vedersi rappresentati perché è una competizione tra gente senza nulla contro gente con denaro per comprare le elezioni”. (R.P.)







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