Colombia: raggiunto accordo sulla partecipazione politica delle Farc
Il governo colombiano e le Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc) hanno
raggiunto un accorso sulla partecipazione politica della guerriglia, dopo un accordi
di pace generale, che ponga fine al conflitto nel Paese. Lo ha annunciato dall’Avana,
dove sono in corso da circa un anno i negoziati, un diplomatico cubano, leggendo un
comunicato congiunto delle due parti impegnate nel dialogo. “Abbiamo raggiunto un
accordo sul secondo punto all’ordine del giorno” ha riferito inoltre Humberto de la
Calle, portavoce del governo di Bogotà, secondo l’emittente Radio Caracol, per cui
l’intesa prevede “garanzie per l’esercizio dell’opposizione politica” e misure “per
la partecipazione civile” alla vita pubblica. Il governo e la guerriglia si sarebbero
accordati inoltre per procedere – dopo il raggiungimento di un accordo di pace – ad
una revisione del sistema elettorale. Nel maggio scorso - riferisce l'agenzia Misna
- le due parti in colloqui avevano raggiunto un’intesa preliminare sulla riforma agraria,
vero nodo del conflitto armato che da oltre mezzo secolo ha causato oltre 600.000
vittime e tre milioni e 700.000 sfollati. Tuttavia sono in molti a rilevare contraddizioni
profonde nei punti fondamentali del negoziato e di conseguenza a dubitare sulla effettiva
portata degli accordi raggiunti. Altri argomenti principali da affrontare nell’ambito
del negoziato sono il narcotraffico, l’indennizzo alle vittime, la smobilitazione
e la fine effettiva delle ostilità sul terreno. Parlando al Paese attraverso radio
e tv il presidente Juan Manuel Santos ha insistito sulla necessità di portare avanti
il processo di pace, perché non farlo – ha detto – equivarrebbe a “tradire la speranza
di milioni di colombiani e delle future generazioni”. Santos si è così rivolto ai
critici, in particolare dirigendosi al fronte politico che fa capo al suo predecessore
e oggi acceso rivale Alvaro Uribe, da sempre contrario al negoziato. “Quando avanziamo,
non è il momento di fermarsi” ha insistito Santos. Anche il Congresso si è congratulato
per l’intesa dell’Avana, così come l’ufficio dell’Onu in Colombia. In una recente
conversazione con l'agenzia Misna, padre Javier Giraldo Moreno, gesuita colombiano
distintosi negli ultimi decenni per l’impegno al fianco delle vittime della guerra,
ha messo in risalto le difficoltà del processo di pace, soffermandosi, fra l’altro,
proprio sulle contraddizioni del secondo punto dell’agenda, quello su cui verte l’accordo
annunciato ieri. “Il governo – ha osservato padre Giraldo – punta a garantire una
partecipazione alla controparte nella misura in cui una manciata di guerriglieri siano
eletti in parlamento, una piccola rappresentanza di fronte a centinaia di parlamentari,
senza alcun potere decisionale”. La partecipazione come era contemplata inizialmente
nell’agenda – ha sottolineato il religioso – “non era però quella della guerriglia
alla politica ma quella della popolazione alle decisioni, e includeva fa l’altro la
democratizzazione dell’accesso all’informazione. Ciò di cui si discute ora è molto
diverso… Ma il governo questo lo ha dimenticato e chiede che la guerriglia si iscriva
come candidata alle elezioni, senza parlare della partecipazione popolare. In questo
modo vuole che la guerriglia sia integrata nel sistema elettorale, il più corrotto
che abbiamo in Colombia. La stessa Corte suprema alcuni anni fa indagando sulla para-politica
(lo scandalo delle collusioni fra politici e paramilitari, ndr) arrivò alla conclusione
che il sistema elettorale colombiano è in mano al narco-paramilitarismo che ha i soldi
per comprare i voti. E i movimenti sociali non hanno alcuna possibilità di cambiare
le cose e vedersi rappresentati perché è una competizione tra gente senza nulla contro
gente con denaro per comprare le elezioni”. (R.P.)