2013-11-07 12:52:43

Angola: per i vescovi l'aborto è una minaccia all’esistenza stessa della nazione


L’aborto non va solo contro la legge divina, ma anche contro l’identità culturale angolana ed è quindi una minaccia all’esistenza stessa della nazione. È quanto affermano i vescovi angolani nel messaggio pastorale pubblicato al termine dell’Assemblea plenaria della Ceast (Conferenza episcopale di Angola e Sao Tomé). Ricordando che la vita è sacra “fin dal concepimento” perché “siamo di fronte a una vita indipendente con un proprio unico Dna”, il messaggio - riferisce l'agenzia Fides - sottolinea che “nessun essere umano può arrogarsi il diritto di sopprimerla sotto qualsiasi pretesto. Così, i genitori, gli amici, gli educatori e gli operatori sanitari non dovrebbero consigliare o facilitare l'aborto. Piuttosto, dovrebbero incoraggiare l'accettazione di una nuova vita, a prescindere dalle circostanze in cui è stata concepita”. I vescovi affermano inoltre che dal punto di vista della cultura angolana l’’aborto “costituisce un disprezzo per i valori fondamentali della società angolana. Per qualsiasi angolano, a prescindere dalla religione, con o senza la conoscenza del Vangelo, la vita è sempre sacra ed è il primo bene di questo mondo. Pertanto, qualsiasi minaccia contro la vita, destabilizza radicalmente la nostra società”. “Per questo motivo - continuano i vescovi – riteniamo che la possibile depenalizzazione dell'aborto sarebbe un vero e proprio attentato alla sicurezza nazionale e alla nostra sopravvivenza come popolo. In realtà, come dicono gli esperti di politica demografica, "la procreazione determina il futuro delle nazioni." “Ricordiamo a tutti che l'Angola è un Paese cristiano da secoli. Pertanto, si prevede che il Parlamento eletto a larga maggioranza da cristiani e composto principalmente da credenti, adempierà al dovere di rispettare la volontà dei loro elettori” conclude il messaggio. Nel comunicato finale della Ceast i vescovi esprimono solidarietà al vescovo di Viana e di tutti i cristiani di Angola per la profanazione del Santuario di Muxima. Si ricorda inoltre il dramma delle popolazione del sud che sono in emergenza alimentare, mentre viene annunciato uno studio multidisciplinare (con il coinvolgimento di antropologi, psicologi, sociologi e teologi) per determinare la base culturale del fenomeno dei bambini accusati di stregoneria, diffuso soprattutto nel nord del Paese. (R.P.)







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