Udienza generale. Il Papa: la Chiesa cresce solo se entra nella gioia e nel dolore
degli altri
La carità reciproca costruisce la Chiesa e rende i cristiani “sacramento” dell’amore
di Dio nel mondo. Papa Francesco lo ha affermato all’udienza generale di ieri mattina,
presieduta in Piazza San Pietro di fronte a circa 80 mila persone. Il Papa ha riflettuto
sulla comunione ai “beni spirituali” – cioè i Sacramenti, i carismi e la carità –
e ha terminato chiedendo alla folla una preghiera per la guarigione di una bambina
affetta da una gravissima malattia, salutata prima dell’udienza. Il servizio di Alessandro
De Carolis:
Il sole caldo
e limpido di primo novembre, che strappa all’autunno un’altra mattina d’estate, dà
corpo al calore della carità che Papa Francesco prima spiega e poi fa condividere
in un gesto all’ennesima folla strabocchevole del mercoledì. L’argomento del giorno
è la comunione “alle cose sante”, a quei beni dello Spirito che costruiscono l’unità
della Chiesa. I primi beni, spiega il Papa, sono i Sacramenti che “fanno” la Chiesa
nel momento stesso in cui la Chiesa stessa li “fa”, li amministra:
“I Sacramenti
non sono apparenze, non sono riti; i Sacramenti sono la forza di Cristo, c’è Gesù
Cristo, nei Sacramenti. Quando celebriamo la Messa, nell’Eucaristia c’è Gesù vivo,
proprio Lui, vivo, che ci raduna, ci fa comunità, ci fa adorare il Padre”.
I
Sacramenti, afferma Papa Francesco, spingono all’annuncio, fanno stupire “delle meraviglie
di Dio, erigono un argine contro “gli idoli del mondo":
“E per questo è
importante fare la comunione; è importante che i bambini siano battezzati presto;
è importante che siano cresimati. Perché? Perché questa è la presenza di Gesù Cristo
in noi, che ci aiuta. E’ importante, quando ci sentiamo peccatori, andare al Sacramento
della riconciliazione. ‘No, Padre, ho paura io, perché il prete mi bastonerà!’. No,
non ti bastonerà, il prete. Tu sai chi incontrerai nel Sacramento della riconciliazione?
Gesù, Gesù che ti perdona. E’ Gesù che ti aspetta lì, e questo è un Sacramento. E
questo fa crescere tutta la Chiesa”.
Un secondo bene spirituale è dato
dalla “comunione dei carismi”. Carisma, osserva Papa Francesco, è una parola difficile
e ne offre la spiegazione:
“I carismi sono i regali che ci fa lo Spirito
Santo (…) Sono i regali che dà, ma ce li dà non perché siano nascosti: ci dà questi
regali per parteciparli agli altri. Non sono dati a beneficio di chi li riceve, ma
per l’utilità del popolo di Dio. Se un carisma, invece, un regalo di questi, serve
ad affermare se stessi, c’è da dubitare che si tratti di un autentico carisma o che
sia fedelmente vissuto”.
In altre parole, ribadisce Papa Francesco, i carismi
“vanno a vantaggio della Chiesa e della sua missione” e vanno accolti – raccomanda
– senza spegnere lo Spirito. Ciò conduce al terzo aspetto, “la comunione della carità”,
per cui questi doni di Dio sono dei “mezzi” per crescere nell’amore cristiano, che
è più grande dei carismi:
“Senza l’amore, tutti i doni non servono alla
Chiesa, perché dove non c’è l’amore c’è un vuoto, un vuoto che viene riempito dall’egoismo.
E vi domando: se tutti noi siamo egoisti, solamente egoisti, possiamo vivere in comunità,
in pace? Si può vivere in pace se ognuno di noi è un egoista? Si può o non si può?
[i fedeli rispondono: "No!"] Non si può! Per questo, è necessario l’amore che ci unisce;
la carità. Il più piccolo dei nostri gesti d’amore ha effetti buoni per tutti!”.
Gesti
che per Papa Francesco non hanno niente “di quella carità spicciola che – asserisce
– ci possiamo offrire a vicenda”, ma sono “qualcosa di più profondo”, una “comunione
che ci rende capaci di entrare nella gioia e nel dolore altrui per farli nostri sinceramente”.
Purtroppo, nota, “spesso siamo troppo aridi, indifferenti, distaccati e invece di
trasmettere fraternità, trasmettiamo malumore”. E a questo punto, il maestro di fede
prende per mano la piazza e con grande commozione le fa mettere in pratica quanto
ascoltato:
“Prima di venire in piazza, sono andato a trovare una bambina
di un anno e mezzo, con una malattia gravissima: suo papà, sua mamma pregano e chiedono
al Signore la salute di questa bella bambina. Si chiama Noemi. Sorrideva, poveretta.
Facciamo un atto di amore. Noi non la conosciamo, ma è una bambina battezzata, è una
di noi, è una cristiana. Facciamo un atto di amore per lei, e in silenzio prima chiediamo
al Signore che l’aiuti in questo momento e le dia la salute. In silenzio, un attimo,
e poi pregheremo l’Ave Maria”.
L’Ave Maria multilinguistica che poco dopo
sala dalla piazza è il preludio ai saluti di Papa Francesco alle decine di migliaia
di persone arrivate da tutto il mondo. Da annotare anche che, prima dell’udienza,
il Papa aveva acceso la fiaccola delle prossime Universiadi invernali, che Torino
ospiterà dall’11 al 21 dicembre.