2013-11-06 15:47:51

Serie di esplosioni in Cina, per il governo probabile matrice terrorista


Sette esplosioni sono avvenute ieri mattina in Cina, poco dopo la mezzanotte ora italiana, nei pressi della sede del Partito Comunista a Taiyuan, nella provincia nordorientale cinese dello Shanxi: il bilancio è di un morto e otto feriti. L’episodio segue di pochi giorni l'attentato suicida di piazza Tiananmen, che aveva provocato cinque morti e che il governo ha attribuito all’Etim, gruppo separatista uigura della regione autonoma dello Xinjiang. Sull’ipotesi che dietro alle esplosioni di ieri ci sia la mano dei terroristi, Adriana Masotti ha sentito Francesco Sisci, corrispondente da Pechino del quotidiano “Il Sole 24 ore”:RealAudioMP3

R. – Anzitutto, si tratta di una serie di esplosioni accadute in un breve lasso di tempo, una serie di bombe coordinate, quindi un’azione di un gruppo molto organizzato. Le autorità parlano di attentati attribuibili agli indipendentisti Uiguri della regione nordoccidentale cinese dello Xinjiang. Si tratta di una minoranza turcofona e islamica. Gli Uiguri sono stati anche protagonisti di questo attentato suicida a Pechino in Piazza Tienanmen, qualche giorno fa. Questo fa pensare che dietro ai due fatti ci sia una volontà di affermare la propria presenza in un momento molto delicato per il Paese, ovvero alla vigilia di un plenum del partito molto importante.

D. – L’Etim e altri gruppi terroristici rivendicano l’indipendenza della regione abitata dagli Uiguri. Ma che possibilità ci sono in Cina che possano esistere queste aspirazioni?

R. – Certamente, c’è una grande forza nel Xinjiang, che sempre più chiede indipendenza da Pechino. Credo resterà un sogno il fatto che riescano a essere indipendenti, perché lo Xinjiang copre quasi un quarto del territorio cinese. Gli Uiguri sono, nello stesso Xinjiang, meno del 50% della popolazione. In tutto, gli Uiguri sono circa otto milioni di persone, poco più dello 0,5% dell’intera popolazione cinese. Nessuno Stato riuscirebbe ad acconsentire a queste forme di indipendenza. Detto questo, il fatto che questi gruppi protestino in maniera così violenta dimostra fondamentalmente che la politica di repressione adottata finora da Pechino nello Xinjiang non ha avuto tutto questo successo.

D. – In Cina le notizie di attentati fanno notizia, destano preoccupazione? O sono casi molto rari e isolati?

R. – Non sono casi rarissimi, perché in Cina c’è una tradizione di gente che per i motivi più disparati si fa saltare: la gente protesta perché la fidanzata lo ha lasciato, oppure per essere stato licenziato… Capita, da sempre, che la gente si faccia saltare in aria negli autobus, mi ricordo gli anni Ottanta... Adesso, magari cercano dei luoghi più pubblici come le piazze. Qui siamo a un livello diverso: questa volta abbiamo sette esplosioni coordinate e questo implica una certa organizzazione, in una città che non è l’ultima delle province ma è Taiyuan, a qualche centinaio di chilometri da Pechino, quindi non lontanissimo dalla capitale cinese. Tra gli Uiguri e gli Han – che è l’etnia della maggioranza del popolo – c’è un odio molto profondo, e questo ovviamente è un problema. Questo però non credo porterà Pechino a ritirarsi dallo Xinjiang, anzi. Credo che la repressione contro questi terroristi uiguri si intensificherà e si andranno a colpire non solo i gruppi veramente terroristici ma, forse, persone che con il terrorismo non hanno molto a che fare.

Ultimo aggiornamento: 7 novembre







All the contents on this site are copyrighted ©.