Messico. Mons. Vera Lopez al Congresso di Coahuila in difesa dei diritti dei migranti
“Il Messico è bocciato in materia di diritti umani: all’estero siamo diventati un
Paese che si distingue perché qui uccidiamo i migranti”. Sono parole molto dure quelle
pronunciate ieri dal vescovo della diocesi messicana di Saltillo, mons. José Raúl
Vera López, nella sede del Congresso di Coahuila. Un evento di portata storica, come
riferisce in una nota l’agenzia Fides: mons. Vera Lopez è infatti il primo vescovo
della Chiesa cattolica a parlare nella sede del potere legislativo messicano, dove
ha tenuto una conferenza su “I diritti umani dei migranti” che cercano di raggiungere
gli Stati Uniti. Di fronte a oltre 500 persone, il presule ha denunciato lo sfruttamento
dell’immigrazione clandestina che affligge il Paese sotto gli occhi delle autorità.
Anzi, è proprio la polizia che “ha consegnato nelle mani della criminalità organizzata
i migranti, i treni si fermano per fare in modo che le guardie riescano a riscuotere
dai migranti un migliaio di dollari e chi non paga viene gettato fuori”. Per attraversare
il confine e arrivare negli Stati Uniti in cerca di lavoro ogni persona “senza documenti”
paga da 3 a 5mila dollari ai trafficanti. Il vescovo di Saltillo porta avanti dal
2010 l’impegno per la difesa dei diritti dei migranti, intervenendo nelle sedi dei
più importanti organismi internazionali e invitando tutti a unirsi alla difesa degli
immigrati privi di documenti attraverso la campagna “Visa Transmigrante, por una migracion
sin violencia”. Alla conferenza è poi intervenuto Rodolfo Garcia Zamora, specialista
di migrazioni dell’Università Autonoma di Zacatecas, il quale ha dichiarato che 11
milioni di messicani hanno lasciato il Paese a causa dell’incapacità del modello economico
e dell’assenza di una politica di sviluppo sociale. (A.P.)