2013-11-06 15:16:11

Il libro di Antonio Ferrari "Sgretolamento": i retroscena delle interviste a 27 Grandi del mondo


“Sgretolamento – Voci senza filtro”. E’ il titolo del nuovo libro di Antonio Ferrari, analista politico e firma storica del Corriere della Sera. Il volume, con la prefazione dell’ambasciatore Sergio Romano, edito da Jaka Book, raccoglie i retroscena delle interviste, realizzate dall’autore prima della caduta del Muro, a 27 leader di tutto il mondo. Ne esce uno spaccato interessante, corredato da fatti inediti ed emozioni, di un periodo caratterizzato da eventi epocali, alla luce del quale leggere anche le vicende odierne. Il libro viene presentato presso la Comunità di S. Egidio: modera la giornalista di Raitre, Maria Cuffaro; presenti il fondatore della Comunità, Andrea Riccardi, e il giornalista Alberto Negri. Giancarlo La Vella ha intervistato l’autore, Antonio Ferrari:

R. - Oltre che di uno sgretolamento fisico, nel libro parlo delle crepe che hanno preceduto lo sgretolamento e anche di un certo sgretolamento morale ed etico. Ecco perché mi sono fermato per ora all’89, ma il prossimo libro sarà fino ai nostri giorni e si vedrà come questo sgretolamento purtroppo ha prodotto una situazione migliore dal punto di vista dell’immagine, dal punto di vista della forma, ma nella sostanza purtroppo non è cambiato molto. Forse prima c’era uno strano equilibrio e oggi questo equilibrio sembra sia saltato.

D. – Tornando ai giorni in cui ha realizzato quelle interviste, era presumibile allora quanto è poi avvenuto negli anni a seguire?

R. – In un certo senso sì. Per esempio: Helmut Schmidt l’ho conosciuto non appena lasciò la Cancelleria tedesca nell’84, per un’intervista nata quasi per caso, come molto spesso accadeva. I retroscena che racconto sono stati per me più importanti dell’intervista in sé: lui – che mi voleva parlare dell’Italia – ad un certo punto mi chiese di riaccendere il registratore e mi disse: “Noi tedeschi l’Italia non abbiamo mai saputo capirla. Vi abbiamo dati per spacciati non so quante volte, ma abbiamo sottovalutato il vostro patrimonio di piccole e medie aziende”. Sentire oggi cosa un grande Cancelliere della Germania federale diceva dell’Italia 30 anni fa è interessante. Dall’altra parte l’intervista al presidente rumeno, Ceauşescu, considerato il migliore, ma chi era stato in Romania capiva che non era proprio tutto vero: faceva affamare la sua gente in maniera vergognosa, come neanche in altri Paesi dell’Est accadeva.

D. – Molte delle interviste ci portano all’area mediorientale, un’area che tu hai vissuto personalmente, anche molto intensamente. Qual è la realtà del Medio Oriente oggi alla luce di quelle interviste?

R. – Nel libro “Sgretolamento” c’è un’intervista con il primo ambasciatore sovietico a Damasco, mandato da Gorbaciov, e lui mi disse che cosa l’Unione Sovietica voleva dalla Siria. Questa intervista, secondo me, sarebbe da riproporre oggi, perché vediamo che la situazione non è molto cambiata. Però c’è una differenza: oggi la situazione disgregata in Siria è molto delicata, molto più dell’Iraq, molto più della Libia. La Siria è anche la “cassaforte” di tanti segreti. Però, forse se i due “grandi”, Usa e Russia, si mettessero d’accordo, credo che si potrebbe andare avanti ed imboccare la strada giusta.

D. – Qual è un’intervista che ricordi con particolare emozione e che proporresti come esempio di questo tuo lavoro...

R. – Ce ne sono diverse. Forse per la saggezza: re Hussein di Giordania. È stato un grande personaggio, un uomo che della moderazione aveva fatto una filosofia. Ma, in generale, tutti questi incontri che ho fatto mi riportano a un concetto espresso da Papa Francesco, che io trovo straordinario: la passione per l’incontro. In tutta la mia vita mi è sempre piaciuto incontrare gli altri e in questo caso si tratta di personaggi che hanno avuto un certo ruolo, ma nell’incontro tu comprendi l’altro, ti sforzi di uscire da te stesso, ti guardi mentre parli con l’altro; perché sei tu che stai guardando l’altro e stai entrando nel suo mondo e stai cercando anche di capirlo. Secondo me, se questo messaggio diventasse una filosofia di vita, avremmo veramente un mondo migliore.







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