Il democratico De Blasio è il nuovo sindaco di New York. Le congratulazioni di Obama
"E’ ora di metterci subito al lavoro per attuare il nostro programma. La nostra missione
è quella di dare a tutti le stesse opportunità e di combattere le ineguaglianze
in ogni angolo della città".Sono le prime parole del neo sindaco di New York, Bill
De Blasio, il primo democratico da 20 anni. E’ italo americano e si è imposto con
il 73% dei consensi, contro il 25% del rivale repubblicano. A De Blasio sono giunte
le congratulazioni del presidente, Obama. Giada Aquilino ha raccolto il commento
di Paolo Mastrolilli, inviato del quotidiano La Stampa negli Stati Uniti:
R. - Considerando
l’affermazione del nuovo sindaco, evidentemente molti degli elettori che avevano sostenuto
in passato Bloomberg e forse anche Giuliani o non sono andati alle urne o hanno scelto
lui. Questo significa naturalmente che la città era pronta a un cambiamento. De Blasio
ha fatto una campagna elettorale impostata sul fatto che ci sono due città a New York:
quella che è prospera, ricca e vive bene, e la New York povera, che fatica ad arrivare
alla fine del mese. Ha basato tutta quanta la sua campagna sulla promessa di cercare
di riequilibrare la città, di superare queste disuguaglianze. Evidentemente, è un
messaggio che in questo momento di crisi economica ha colpito gli elettori, che hanno
scelto in massa di sostenerlo e di scommettere sul suo programma.
D. - Questi,
però, sono obiettivi non facili da raggiungere…
R. - Lo ha detto lui stesso,
commentando la propria vittoria: ha detto che il suo successo è semplicemente il primo
passo. E’ una situazione molto difficile, perché la città sta uscendo da una crisi
che è stata assai grave. De Blasio ha proposto, fra le altre cose, di aumentare la
tasse alle persone che guadagnano più di mezzo milione di dollari all’anno, per usare
poi questi soldi soprattutto per finanziare l’istruzione dal momento iniziale - quindi
sin dall’asilo - e per cercare di dare a tutti quanti la possibilità di affermarsi
nella vita. Naturalmente, sono diversi i fronti sui quali bisogna intervenire e non
sarà facile per il nuovo sindaco, che oltretutto dovrà anche garantire che la timida
ripresa che è in corso nella città continui e che non ci siano problemi di sicurezza.
In passato, questa era stata un’altra cosa che aveva frenato molto New York: la criminalità.
Negli anni delle due amministrazioni repubblicane di Giuliani e Bloomberg, si è effettivamente
ridotta.
D. - Come ne escono i conservatori dal voto?
R. - I conservatori
escono molto malconci dal voto e non tanto per quello che è successo a New York, perché
in realtà i sindaci che avevano governato New York di parte repubblica, Giuliani e
in particolare Bloomberg, erano dei repubblicani un po’ atipici. Bloomberg soprattutto
era un ex membro del partito democratico e quindi un repubblicano "liberal". Il risultato
forse più significativo per i conservatori è invece quello che è avvenuto in New Jersey,
dove il governatore Christie è stato rieletto - e anche lì a valanga - nonostante,
secondo i sondaggi, la maggior parte degli abitanti del New Jersey non abbia una visione
positiva del partito repubblicano. Questo significa in sostanza che gli elettori sono
scontenti di come il partito repubblicano si stia comportando a Washington, di quello
che ha fatto, per esempio, provocando lo shutdown del governo e quasi una crisi
internazionale sulla questione del debito, spinto dalla parte estrema del partito,
cioè il "Tea Party". E lo stesso Christie ha detto ai suoi colleghi del partito repubblicano
che, se è riuscito a vincere in uno Stato democratico come il New Jersey, qualcuno
a Washington deve accendere la televisione, sintonizzarsi su quello che sta accadendo
nel suo Stato, per prendere esempio e cambiare la linea del Gop (Grand Old Party)
anche a livello nazionale.